Karl Robert Bodek (1905–1942) and Kurt Conrad Löw (1914–1980) - One Spring, Gurs Camp, 1941
Mai dimenticare Auschwitz
di Bruno Lamborghini
Sabato 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria al Teatro Giacosa di Ivrea, l’attrice Pamela Guglielmetti ha letto alcuni brani del libro “Ricordi dalla casa dei morti” di Luciana Nissim Momigliano.
L’autrice, Luciana Nissim, descrive il periodo della sua prigionia nel Lager di Auschwitz-Birkenau, in cui vede morire migliaia di donne ebree, come lei, e riesce a sopravvivere e tornare a casa alla fine della guerra soltanto perché viene addetta come medico all’infermeria del Lager.
Dal viaggio interminabile ammucchiati nei carri bestiame sino all’arrivo con la selezione delle persone sane per il lavoro, mentre i vecchi, le persone malate ed i bambini vengono inviati direttamente alle camere a gas ed ai forni crematori, è la storia di una esperienza disumanizzante che porta alla perdita del proprio se stessi.
Il dramma vissuto da lei medico che deve stabilire chi è malato sapendo che verrà inviato subito alla camera a gas o la necessità di uccidere alla nascita di nascosto i bambini delle partorienti per evitare che le madri vengano inviate assieme ai neonati alla camera a gas è il quadro infamante e disperante di quanto male possa creare il mostro dell’umanità.
Un mostro che non si è fermato ad Auschwitz, ma ritorna frequentemente nella nostra storia, con i genocidi, con le decapitazioni dell’ISIS, con le stragi di Parigi, Bruxelles, Berlino, Istanbul, con i barconi che attraversano il mare e affondano, con i profughi bloccati nella neve alle frontiere.
C’è sempre il rischio che le istanze del nazionalismo si trasformino in nazismo, che l’esclusione di etnie diventi razzismo.
Per questo non bisogna dimenticare Auschwitz ed è un bene che tante scuole vadano in pellegrinaggio ai Lager per comprendere che cosa è il mostro che trasforma l’uomo di tanto in tanto, se non siamo vigili.
Luciana Nissim, tornata a casa nel ’45, sposa Franco Momigliano, economista, poi mio capo in Olivetti, e dirige gli asili Olivetti, rafforzando il proprio senso di sé che ha rischiato di perdere come tutti nel Lager e dedicandosi totalmente agli altri, come dovere assoluto.
La sua lunga esperienza di medico psicanalista si racchiude in questo suo credo:”Non si esce da una esperienza come questa, senza il retaggio di precisi doveri verso se stessi e verso gli altri”.
Questa è una lezione che dobbiamo avere sempre presente di fronte purtroppo al possibile ripetersi del mostro di Auschwitz.