Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
Castello-Colloredo-Monte-Albano-UD.JPG
Castello di Colloredo di Monte Albano di Udine in una stampa d’arte.

Ermes e il malgoverno.

 

In questi giorni di sfiancanti battaglie sulle unioni civili, step child adoption, supercanguri, ruberie odontoiatriche, schermaglie pre elettorali e crolli di borsa, un cittadino attempato, mediamente stomacato, cerca stordimento in attività lontane dal contendere quotidiano, nel tentativo di aprire il pensiero a interessi nuovi.
Nel mio caso mi sono immerso nella lettura di un saggio di Giovanni Pillinini, in lingua friulana, sulla vita e l’opera di Ermes di Colloredo, un gentiluomo friulano nato a Colloredo di Montalbano, uomo di “guerra e di corte” come dice la Treccani, ma anche di grande cultura, aggiungo io, tanto da essere considerato il padre della letteratura friulana in “marilenghe”.

Vissuto negli anni 1622 – 1692, matura grande esperienza e sapere a Firenze alla corte della famiglia Medici, mandatovi dal padre come “donzello o servitor di corte”, successivamente al servizio della Serenissima a Venezia, e infine alla corte della Famiglia Imperiale austriaca a Vienna, senza contare la sua esperienza militare nella Guerra dei Trent’anni, si era ritirato alla fine nel suo ricetto di Gorizzo di Camino  vicino a Codroipo.

In questo luogo remoto, lontano dalla mondanità delle corti, ebbe modo di meditare su quanto vissuto, riservando giudizi molto critici su governanti, medici e farmacisti nei suoi sonetti e quartine in lingua friulana, ed ecco qualche esempio da me malamente tradotto:

Governanti

Ognun fevele ben, opare mâl           
                                         Ognuno parla bene, ma opera male
ognun la vûl cuinçâ e plui la romp    
                                      ognuno la vuol condire e più la rompe          
e il grop dal mâl guviâr è tant insomp
                                      e il nodo del mal governo intanto incombe
ch’a no lul cuince plui vueli né sâl.     
                                       che non lo condisce più né olio né sale.

Medici

And’è cu no cognôs né onzint né jarbe 
                                      Ce n’è che non conoscono né unguenti né erba          
e pretindin di vuarî cual si sei mâl   
                                       e pretendono di guarire qualsiasi male
e, cjaminant cun pas pontificâl,
                                       e, camminando con passo pontificale,
stimin che il medeâ al stei te barbe. 
                                       credon che il curare stia nella barba.

Farmacisti

Vadi la spezierie dute in malore      Vada la spezieria tutta in malora

sirops, aghis, cordiai e confezions   sciroppi, acque, cordiali e confezioni

pirulis, pitareçs, cassie in bocons     pillole, compresse, erba cassia in bocconi

l’è chel cu fâs mûri denant da l’ore.  son ciò che fan morire prima dell’ora.
           

Non penso che servano altri chiarimenti linguistici.

Ma allora, mi son chiesto, dopo quattrocento anni non è cambiato proprio nulla? Forse qualcosa sì, ma in peggio.

Hermes-poesie.JPG
Inserito il:19/02/2016 18:50:32
Ultimo aggiornamento:05/03/2016 16:27:39
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