Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
Il sogno del cavaliere
Raffaello Sanzio - Il sogno del cavaliere


Il tempo delle idee


Alcuni giorni fa il mio amico Gianni di Quattro mi scrive: “Achille, scrivimi due idee per NEL FUTURO: questo è il tempo delle idee, dell’innovazione, ci sono le condizioni per tirare fuori le esperienze e i pensieri ed evitare di cadere nel populismo e nello sfascio. Insomma si muovono le cose, è primavera……due cose che ti piacerebbe fossero prese in considerazione da qualcuno…dal governo, dall’Europa……dal mondo….”. Avrei voluto averlo davanti il buon Gianni, per guardarlo stralunato; per dirgli “Ma sei pazzo ? Ma da dove ti scaturisce tutto questo ottimismo ? Ti stai guardando attorno ? Parli con la gente ?”. Poi ho cercato di far riaffiorare in me il mio innato ottimismo; quello che è annegato dopo aver parlato, di recente, con molti bravi giovani senza lavoro; e con tanti bravissimi ex-dirigenti 45-50enni senza lavoro e con quasi nulle prospettive di trovarlo a breve. E dopo aver parlato con un certo numero di aziende a corto di cassa e con pochi mesi di prospettiva futura.

Ho cercato di farlo riaffiorare essendo convinto che le “ere” economiche sono in qualche modo cicliche, con picchi positivi e negativi. Siamo ora al picco negativo: possiamo solo risalire. Ho spulciato tra alcuni temi che mi stanno a cuore da tempo e, mentre il mio ottimismo è stato comunque messo a dura prova dalla realtà dei fatti,  è pur vero che oggi  i problemi si stanno focalizzando di più rispetto al passato e vediamo forse in maniera più chiara ciò che vorremmo che accadesse. O per lo meno ciò che desidererei io. Le idee sono più di due, e il lettore mi perdonerà, spero, se il discorso è lungo.

Iniziamo con i PAGAMENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Tempo fa il totale ammontava a circa 100 miliardi di euro, cui si era arrivati dicendo che erano prima 60, poi 90, poi 100, poi siamo tornati a 90. E alcuni avevano affermato che, in realtà, la cifra giusta non la si conosceva. Insomma, sappiamo tutti che è ridicolo che una Amministrazione dello Stato non sappia quanti soldi deve alle imprese. E ci fa chiaramente pensare che il problema non era mai stato considerato importante. Pagare le imprese che ti hanno dato un servizio nei tempi giusti ? Ce ne guardiamo bene; che aspettino ! Questo è l’atteggiamento di uno stato immorale. Anche perché, quando i soldi li deve ricevere lui, se non pagavi in tempo ti pignorava i beni e ti bloccava le ruote delle auto. Questo argomento dei pagamenti mi è sempre stato a cuore (è da almeno tre governi che se ne parla), e sul tema ebbi io stesso un acceso battibecco con un ministro dell’epoca. Non mi va di dire il suo nome, dirò solo che era di non alta statura. Il quale ministro mi disse che, in fondo le aziende potevano aspettare, perché tanto sui prezzi, quando si tratta di forniture pubbliche, le aziende fanno la cresta. E io (rappresentavo ANFoV) gli dissi che non si doveva permettere, perché ci accusava di essere truffaldini. Adesso le cose , sembra, si stiamo mettendo a posto: 20 miliardi sono stati pagati, e altri 60 dovranno essere pagati. Cosa mi piacerebbe ? È ovvio: mi piacerebbe che l’Amministrazione dello Stato, una volta iniziato il processo di pagare nei tempi giusti le forniture pregresse, continuasse così anche per quelle presenti e per quelle future. E che, per essere pagati non si debba “certificare il proprio credito”. Ma fatemi il piacere! Ma che bisogno c’è ? esiste un ordine, di norma una accettazione secondo le regole di gara, e una fattura. Aboliamo per favore la necessità di certificarla, che sembra solo una scusa per rallentare il pagamento ulteriormente.

Parliamo di PIL, o magari di GDP (gross domestic product). Quando si parla di PIL e si dice che siamo tra gli ultimi in Europa,  ci si dimentica innanzitutto che lo siamo sempre stati. Ci dimentichiamo però anche che il PIL che spesso si menziona è “l’incremento percentuale di PIL” e non quello in valore assoluto; soprattutto pro-capite. Se guardiamo questo grafico:
grafico-spesa-pubblica.JPG

Ci accorgiamo che non stiamo per niente male: siamo in linea con la media europea (secondo World Bank) e molto meglio di tantissimi altri paesi. Il problema è la crescita. E uno potrebbe chiedersi :”ma perché devo crescere se così sto bene ? ” E’ ovviamente in grande misura un problema di debito pubblico; e il debito pubblico è strettamente legato allo spread. Ma lo spread non è un indicatore economico, bensì un indicatore finanziario; e gli indicatori finanziari non corrispondono ad una realtà economica di un paese, ma al “sentiment” che il mercato finanziario nutre per esso nel futuro.  Però il “sentiment” può essere pilotato, in alcuni casi anche manipolato dal mercato finanziario; e in alcuni casi i profitti del mercato finanziario possono provenire non solo scommettendo sulla crescita, ma anche sul tracollo di un particolare titolo. Quindi chi pilota il nostro benessere non è l’economia, ma il mercato finanziario che le sta dietro. Per fare un ottimo esempio: lo scambio di valuta, il FOREX,  giornaliero è di 1900 miliardi (dico miliardi) di dollari, e solo il 10% di esso è relativo a scambi commerciali; il resto è speculazione finanziaria che, se fatta “al ribasso”, può, uccidere un’azienda traballante, o un economia che magari sta subendo un declino temporaneo. Cosa vorrei ? Vorrei che le transazioni finanziarie venissero regolamentate una volta per tutte; si limitasse, o meglio, si annullasse la possibilità di vendere al ribasso. La finanza dovrebbe essere fatta per aiutare l’economia, non per ucciderla guadagnando soldi.

Veniamo alla SPESA PUBBLICA e guardiamo questo illuminante grafico:
grafico-spesa-pubblica.PNG

Vediamo che a parte le pensioni e la Sanità la terza voce per importanza, è quella dell’Amministrazione Generale. C’è anche una simpatica, ma irritante, illustrazione di un porcellino che ci racconta che ogni anno 69 miliardi se ne vanno in “orge e baccanali della classe politica”. Non sono in grado di valutare la precisione relativa alla cifra delle orge, ma è mai possibile che si chiacchieri tanto di risparmi della PA, di azzeramento di Senato e Provincie, ma che non succeda niente di particolarmente significativo ? E’ mai possibile che si parli di dare 80 euro al mese a chi ha 15.000 euro annui (per 10 miliardi), ma si pensi di prenderli dalle pensioni (subito ritrattato, ma non ci credo…) o da altre tasse  ? E non si pensi di, ad esempio,  prenderli direttamente da risparmi su “orge e baccanali” ? Quello che vorrei è semplice: vorrei che il governo si concentri, subito, su risparmi relativi ai costi dell’Amministrazione Generale. Oggi 19 marzo sento che vengono annunciati risparmi di 34 miliardi in 3 anni. A mio parere non basta: si deve fare di più e più in fretta.  E, visto che parliamo di TASSE , guardiamo questi grafici:

Orbene, ci sono molti motivi relativi alla stagnazione dell’economia italiana negli ultimi vent’anni, e uno dei più importanti è la pressione fiscale, causata da una spesa pubblica e da un debito pubblico superiori alla media europea, e concentrata, a differenza di altri paesi europei, su fattori produttivi (lavoro e capitale), anziché sui consumi. Il problema italiano, però, in questo caso, è ancora più grave perchè, alla spesa pubblica elevata si aggiunge una bassa qualità di spesa e dei servizi prodotti In sintesi: la tesi che è sostenuta da più parti è che la spesa pubblica italiana è eccessiva dal punto di vista qualitativo, e inefficiente da quello qualitativo. Ciò significa che gli italiani scontano un doppio spreco: essi ricevono servizi ad un prezzo eccessivo e di qualità scarsa.

Quello che vorrei, qui, è ovvio, e credo lo vogliano tutti gli italiani, anche per non continuare ad essere presi per cretini e rifacendomi al punto precedente: azzerate gli sprechi dell’Amministrazione Generale e abbassate le tasse. Amministrare uno stato è complesso, e sicuramente può essere complesso capire dove vanno gli sprechi; ma la digitalizzazione della P.A. dovrebbe aiutare.

Parliamo allora di AGENDA DIGITALE.  

Del cattivo funzionamento della nostra Agenda Digitale, si è preoccupata di recente anche l’Unione Europea, che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. In pratica, dei 55 adempimenti considerati necessari, solo 17 sono stati adottati. E per quelli non adottati, di ben 21 risultano scaduti i termini. C’è da stupirsi ? A mio parere no. La Pubblica amministrazione, a parere di molti, rema contro l’A.D. perché il digitale contribuirebbe a mantenerla meglio sotto controllo per evitare sprechi e a togliere poteri “subliminali” (ad esempio agevolazioni indebite). Se queste non fossero le cause di questi inaccettabili ritardi, allora dovremmo semplicemente dire che abbiamo una classe politico-amministrativa non solo inefficiente, ma anche ignorante e incompetente. Quello che vorrei qui è capire realmente se “ci sono o ci fanno”. E’ comunque urgentissimo che si avvenga la digitalizzazione della P.A. per controllarne meglio gli sprechi.

L’ITALIA INSERITA IN UN CONTESTO GLOBALE.

La buona notizia è che l’Italia ha dei valori economico-industriali spesso considerati al mondo unici o comunque rari. Ci sono settori in cui siamo al top: ovviamente “fashion”,“food” e auto di alte prestazioni; ma anche mobili, elettrodomestici, macchine utensili, meccatronica, aerospaziale, ferroviario, produzione di motori, grandi motori e componentistica meccanica. E sicuramente c’è altro. Le aziende che vanno meglio, in Italia, oggi, sono quelle che esportano.

La cattiva notizia è che molte, soprattutto le piccole, non hanno accesso diretto al mercato estero, ma lo hanno attraverso marchi locali. L’altra cattiva notizia è che abbiamo prodotti così buoni che  aziende straniere hanno comprato molte aziende italiane dei settori che ho elencato sopra. E perché questo? Il motivo è che siamo bravi a costruire prodotti innovativi, ma siamo estremamente deboli nella loro commercializzazione all’estero. Esempio tipico è il vino: ne siamo i maggiori produttori al mondo, ma, se andiamo in un qualsiasi “wine-shop” straniero, la percentuale di vino italiano è infima o comunque non in relazione alla nostra forza produttiva. Le motivazioni sono varie, soprattutto la grande frammentazione produttiva in piccole aziende che non possono avere la massa  critica per la comunicazione e il corretto posizionamento dei canali commerciali. Ma c’è dell’altro: siamo ancora molto provinciali: molte di queste aziende (soprattutto di settori non tecnologici)  non solo non vendono all’estero, ma non vendono neanche su tutto il territorio italiano; sono semplicemente locali e basta. E uno dei motivi è anche la mancanza di educazione alla digitalizzazione. In una ricerca fatta da ISTAT a novembre è venuto fuori che il 42% delle piccole aziende italiane “dice che Internet è inutile”. Quello che vorrei è una maggior consapevolezza, a livello mondiale, di tutta la produzione italiana, non solo quella tradizionale del “made in Italy”. Consapevolezza raggiunta attraverso opportune campagne di comunicazione finanziate, all’estero, direttamente dallo stato italiano.

Parliamo di INDIPENDENZA DELLE ISTITUZIONI. Un marziano che guardasse dall’alto e vedesse come, in Italia, quasi tutto sia politicizzato, sarebbe sicuramente portato a pensare che la nostra politica funzioni come un orologio (e sappiamo invece che è il contrario…). Abbiamo politica dappertutto ! Ma è proprio giusto averla nelle Istituzioni che, per definizione, dovrebbero essere indipendenti ? E se, ad esempio, la Magistratura è veramente indipendente, che ci sta a fare, MAGISTRATURA DEMOCRATICA? Non voglio qui, assolutamente fare un discorso politico, ma di dignità: ogni cittadino, compreso i magistrati, ha diritto di avere le proprie idee politiche, tant’è che va a votare; ma non dovrebbe essere assolutamente permesso, all’interno di un organo indipendente (la Magistratura) avere organi politicizzati. E’ semplicemente una contraddizione in termini. Anche considerando poi che parecchi magistrati appartenenti a tali gruppi sono poi andati a militare nelle varie schiere parlamentari. Ci sono istituzioni, come la Magistratura, La Difesa, che, per definizione devono essere indipendenti, per essere credibili. Cosa si penserebbe se ci fosse , diciamo, nella Difesa, una associazione chiamata “Fanteria Socialista” ? È ridicolo.

Cosa vorrei qui ? Vorrei che di fronte ai cittadini ed al resto del mondo non apparissimo ridicoli.

E visto che ci siamo con la ridicolaggine e con l’INDIPENDENZA, parliamo di INFORMAZIONE E DI SPETTACOLO.

Anche qui, ripeto, non voglio fare un discorso politico (intendo di destra o sinistra), ma un discorso di dignità. Esiste oggi un quotidiano che si possa definire “indipendente”? La risposta è no. Esiste una televisione indipendente ? La risposta è no. Addirittura eravamo arrivati, per essere credibili, a lottizzare la RAI (ma è poi finita ?). E, per favore, non mettiamoci a contare quante televisioni ha l’uno oppure l’altro: il fatto è che nessuno è indipendente; punto. Anche le televisioni straniere, quando vengono in Italia, riusciamo ad “italianizzarle” in senso politico. Ma andiamo oltre : che senso ha che tutti (o quasi) quelli che fanno cinema siano schierati? E che senso ha che un cantante un giorno mi abbia detto : ”vedi, se non sei di un certo schieramento non riesci a cantare…” ? E che senso ha, se sei una persona di cultura o un insegnante, dover propendere più da una parte che dall’altra ? Forse c’è un senso storico, ma oggi che senso ha ? Probabilmente solo quello di poter attingere, ad alto livello, a clientelismi e favori.

Ma non siamo ridicoli, andiamo invece in cerca della dignità che spesso perdiamo quando parliamo di politica. Quando la perdiamo azzuffandoci in parlamento, quando la perdiamo parlando tutti contemporaneamente ai talk-show;  che nessuno capisce niente; ma il conduttore è felice perché fa “audience”. Quando offendiamo, quando diciamo parolacce, che se le dicesse mia figlia la prenderei a sberle. Cosa vorrei? Sicuramente dignità di chi ci rappresenta: ma, oltre alla serietà di linguaggio e di comportamento, IO PRETENDO DA QUESTI POLITICI non solo il rispetto dei cittadini, ma anche degli avversari e di tutti quelli che hanno idee diverse. Perché, se non riusciranno a raggiungere ciò, continueremo ad avere un’Italia ingovernabile.

Inserito il:01/10/2014 12:31:23
Ultimo aggiornamento:24/10/2014 20:02:14
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