Abram Dicoy (Mosca, Contemporaneo) - Rage
Gli Altri n.1 - Giappone sconosciuto - Stanze particolari
di Vincenzo Rampolla
Vita difficile, lo sappiamo.
Vita che di continuo mette a dura prova i nervi, perché Internet si è bloccata all’improvviso e l’auto davanti al semaforo ti fa perdere il verde e le chiavi di casa sono introvabili e le liti con la figlia ti esasperano e l’acqua del cesso continua a sgocciolare. E’ la sensazione di strana follia che ci attanaglia dentro. Effetto valanga. Tutto va storto. Vita frenetica che fa crescere un irrefrenabile desiderio di distruggere qualsiasi cosa abbiamo a portata di mano. Come sfogare tensione e rabbia senza degenerare? Che fare?
Nasce la ricetta magica, da poco sbarcata in Italia, soluzione per chi ogni giorno si è stufato di affrontare il mondo con gli scongiuri e imprecando contro chi ti circonda. Un tempo lo psicologo ti diceva di chiuderti in una stanza e gridare allo spasimo oppure di urlare in coro in un animalesco rito di gruppo. Sfogarsi, coinvolgendo trachea e polmoni. La cosa non ha dato molti risultati perché gridare e urlare è divenuta abitudine. E allora?
Si chiama Stanza della rabbia (Rage Room), locale messo a disposizione per l’incazzato, il nervoso, l’esasperato, lo stressato, il furibondo. Pronta per lui. A sua totale disposizione per distruggere ogni cosa contenga. Totalmente. Assolutamente. Dedicata a chi ha bisogno di scatenarsi e rilassarsi in modo nuovo, diverso, senza limiti. L’idea è made in Usa da almeno dieci anni, con un’attività che ha preso subito piede in Giappone, nazione di frustrati per eccellenza. Da tempo spopola e oggi è sbarcata a Bologna, Legnano e Forlì. Il primo passo.
Semplice il meccanismo. Basta mettere a disposizione una stanza piena di oggetti: elettrodomestici, piatti, bicchieri, mobili, vecchi televisori, bottiglie di vetro, vasi, lampade, stampanti, lettori dvd, quadri da quattro soldi, giocattoli usciti dalla soffitta … Con la stanza ricevi in dotazione tuta, mascherina, caschetto, scarpe anti infortunio, pantaloni rinforzati e guantoni. Nella stanza trovi le armi. Tra quelle degne di nota: spranghe, mazze da baseball, ferri da golf, badile in alluminio, un piede di porco, massicce chiavi inglesi. Parola d’ordine: distruggere tutto. Ogni cosa ridotta in briciole. Entra nella Stanza della rabbia, scegli il tuo sottofondo musicale preferito. Hai 15 minuti per sfogare tutto quello che ti porti dentro.
Chi lo ha provato ne parla come di un’esperienza nuova, appassionata, travolgente, terapeutica. A quanto pare sono le donne a sentirne un bisogno impellente; lo confermano al telefono le due signore che gestiscono la Stanza della rabbia di Bologna. Arrivano sempre un po’ titubanti, confidano, poi una volta dentro chi le ferma più. Furie scatenate, ragazze fra i 20 e i 30 anni, amiche, sorelle, colleghe. Quindici minuti e passa tutto. Dal 3 settembre, giorno di apertura, hanno registrato più di 100 prenotazioni. Gli oggetti pronti alla distruzione arrivano da cantine e soffitte, quello che resta dopo gli spostamenti, oggetti non adatti alle nuove abitazioni, ottenuti con accordi presi con addetti a sgomberi e traslochi e ovviamente con i proprietari. Anche la ricerca degli oggetti per la distruzione fa parte del business.
A Legnano, l’offerta è allettante e si parte dal pacchetto base di venti oggetti (30 - 50€). Se non basta si sale al livello premium (40-70€), con 30 elementi pronti allo sfascio. Per l’incazzatura violenta con rabbia feroce e brutale, si ha il pacchetto deluxe (50-85€) e quaranta articoli. Piena soddisfazione e distruzione bellica garantita. Ovviamente non mancano oggetti particolari da sventrare come angurie, meloni, un kit di pomodori e un set di noci di cocco (da 5 a 30€, secondo lo stato finale delle pareti). Tra gli extra c’è la richiesta del video della propria prestazione di rabbia (da 5 a 15€).
Negli Usa chiaramente si è già arrivati al livello superior: distruggere intere automobili, biciclette e moto con i video disponibili su YouTube che mostrano un mondo grondante di rabbia. Prezzi a partire da $180, secondo le voglie del cliente e i livelli di rabbia covata e di aggressività raggiunta. Non è lontano il giorno in cui in ogni quartiere del paese o della città sarà disponibile un Centro Rabbia.
A prima vista l’idea di togliersi la rabbia spaccando tutto in un luogo adatto non sembra essere attività redditizia né esempio di business da coltivare. Eppure nel mese di Marzo 2008, data di apertura a Manhattan del Wrecking Club, prima Rage room a New York, circa 1500 persone hanno varcato la Stanza della rabbia. L’edificio era un vecchio magazzino del ‘77, con locali tetri e abbandonati, con stanze che ricordavano quelle per gli interrogatori della Stasi in Germania. rimesso a nuovo alla nascita del Club, le stanze sono state rivestite con cappotto in cemento armato e pannelli di legno per dare il migliore effetto nei lanci e nell’urto (smash effect). I locali sono stati illuminati a giorno, dotati di ventilazione e le pareti dipinte con pittura spray nera e arancione, con effetti moderni e suggestivi. Qualche stanza è stata decorata con murales d’autore, gli scatenati. L’indirizzo del Club è tenuto in gran segreto. Dopo la prenotazione viene inviato ai clienti una email riservata, stile puramente commerciale, voluto per a creare un’aura di riserbo e di ambiente professionale.
Le sessioni anti-rabbia si aprono dal tardo pomeriggio fino alle 24, per incontrare i bisogni della clientela al termine di una giornata di attività e dolori. Si propone un pacchetto di $70 per due apparecchiature elettroniche con 20 tipi di piatti, vasi e suppellettili in ceramica, inclusi gli orrendi gnomi che infestano giardini e passaggi di accesso alle abitazioni. Lo schermo di un vecchio televisore è il pezzo più richiesto. La sessione base d’inizio vale $30 per 30 minuti. Il menu delle opzioni è affisso all’ingresso su una lavagna bianca, come al ristorante. Ad esempio scatole di piatti ($20 per la scatola, $35 per due scatole); laptop ($15); schermo di computer ($20); telefono cellulare ($5); televisore con grande schermo ($25). Molto richiesti i laptop, gli schermi, le stampanti e ogni tipo di stoviglia. Ogni settimana vengono polverizzati 60-70 apparecchiature elettroniche. L’esperienza insegna che i televisori sono gli apparecchi più difficili da fare a pezzi e stritolare, al primo posto gli schermi Apple. Sembra quasi impossibile distruggere le sedie. Frequenti le richieste di aiuto di inservienti per liberare il pavimento da vetri e schegge.
L’esperienza di una decina d’anni al Club di Manhattan, dichiara il proprietario, soprattutto negli ultimi tempi ha insegnato che l’operazione di distruzione di tutto ciò che è contenuto nella stanza ha portato l’individuo a scoprire i limiti dei propri impulsi e della sua capacità di controllo. Se la Stanza della rabbia rivela all’uomo la sua forza, quale sarà ora la sua capacità di dominare le situazioni avverse? In realtà, più che la forza l’uomo viene portato a scoprire la propria fragilità e la debolezza. Si apre il velo sull’indecifrabile comportamento dell’essere umano. Solo e ritirato nella Stanza della rabbia, l’uomo impugna la mazza come una clava. Esita. Reazione istintiva. Appare timido. La prima volta dell’adolescente. Posso rompere quel vaso? chiede. Fallo. Che aspetti?
Dopo quell’unica domanda, la mutazione. Diviene l’Altro. Una nuova energia lo possiede, forte e misteriosa. Ha chiesto il permesso di distruggere. Ha ricevuto il consenso. Chi gliel’ha dato? Chi, se non lui stesso. La belva della metamorfosi che lo possiede, l’Altro rabbioso nel quale si è sprofondato, l’altro in cui si è immedesimato nel preciso istante in cui la sua coscienza gli ha detto: Fallo, vai! Non perde la ragione. Rimosso il velo, emerge l’homo homini lupus. In preda alla rabbia accumulata nel giorno e nel tempo aggredisce gli oggetti, tutti. Li riduce in polvere. Li fa suoi, li ingolla: ora fanno parte della sua rabbia, li metabolizza. Libido distruttiva, rabbia vitale che annulla quella covata nel suo intimo e inietta il nuovo potere di eliminare. Tutto elimina, autocontrollo incluso. Lupus contro se stesso. Giorno dopo giorno manda in polvere la sua stessa abilità di dominare la rabbia resa attiva, dinamica, non più repressa. Scopre la sua fragilità e nel contempo si allena all’autodistruzione.
Dopo il successo del 2008, i boss hanno preso la palla al balzo e dato il via a Rage rooms a Dallas. Sempre molto richiesti i manichini di Hillary Clinton e Donald J.Trump, di quest’ultimo tre sfasciati e maciullati. Nel 2015 la prima Rage Room, aperta a Toronto ha oggi concesso la licenza ad altre città del pianeta: Budapest, Varsavia, Mosca (Debosh Project), Singapore e aperto la strada per nuove sedi di esplosioni rabbiose in Australia e Gran Bretagna. A Budapest si è trovata una clientela esigente e particolarmente violenta. Niente legno, solo mazze in metallo; escluse dal pacchetto, hanno un prezzo a partire da $10 fino a speciali modelli di mazze da combattimento a $210 l’una, destinate a speciali serate di distruzione di massa, nei capanni dei boschi.
Vita difficile, si è detto. Ovunque sul pianeta, anche in Oriente. Lo sappiamo.
Impavidi e sognatori gli indigeni di Tokyo. Qui le Rage rooms germinano e crescono a grandi passi, con stile e metodo orientale, in un terreno molto fertile, alimentato dall’inarrestabile recessione, dalla perversa disoccupazione, dal crudele confronto e la spietata rivalità sul posto di lavoro, dalla volatilità dei mercati borsistici e dalla longevità dominante. Nasce una nuova terapia anti-stress in una forma non convenzionale, il lancio dei piatti contro il muro, per ridurli in frantumi. Made in Japan. Sempre loro, quelli agli antipodi del pianeta. Gli Altri.
Un mondo a parte, affascinante, ipnotico, contraddittorio, spietato, cinico, ossessionato dal perfezionismo. Ci hanno rifilato le sex dolls e ora ci servono gli smashing plates (i piatti contro il muro), la variante dolce e raffinata della Rage room. I prezzi delle suppellettili variano da €2 per la tazzine a €10 per piccoli piatti. Tre sono i pacchetti in voga: il break, sessione di 5 minuti; il lash out, di 10 minuti e il full, la demolizione di 25 minuti per gli incazzatissimi e i depressi, includendo anche elettrodomestici e apparecchiature elettroniche. 10 minuti la durata media di una sessione al prezzo di €45. Tra le varianti, numerose le richieste ai clienti di portare i loro oggetti da utilizzare negli smashing plates. Modeste le stanze per sfogarsi, povere e squallide, con tendine e paraventi in legno per proteggersi dai cocci di rimbalzo. Non mancano guanti e occhiali. Struggenti i loro tiri, lanciati contro la parete alla frisbee e a fine sessione subito l’apparizione dell’inserviente a raccogliere i cocci e imboscarli. Così son fatti. Gli Altri.
Così succede con quelli che si lanciano contro le locomotive in corsa nella metropolitana di Tokyo. Subito il blocco del traffico. In tuta gialla e blu, fulmineo intervento della Squadra Speciale Suicidi in metropolitana. Strisce colorate per delimitare la zona dell’incidente. Raccolta e composizione del corpo. Pulizia e disinfezione della banchina passeggeri. Rimozione strisce colorate e ripartenza. Next.
Prima di dileguarsi inviano la fattura ai parenti del defunto: è il servizio reso e copre anche il costo del tempo di interruzione del servizio sulla rete, 80 minuti in media e 20.000 passeggeri bloccati e più di 40 linee inattive. Beni sequestrati a chi non paga, gli eredi ovviamente. Gli Altri.