Giuliano Franco (Puglia,1962 - Veneto) - La festa è finita
La festa è finita
di Gianni Di Quattro
Ci siamo arrivati, per tanto tempo ci siamo illusi che in fondo tutto si può aggiustare, che il nostro paese è pieno di incapacità e di immoralità ma alla fine lo stellone ci protegge e va bene per tutti o meglio va come tutti vogliono.
Siamo arrivati alla fine della illusione, stiamo assistendo alla distruzione della nostra società, alla miseria che avanza, alla scomparsa di speranze per il futuro, alla impossibilità di praticare l’arte di arrangiarsi che una volta era la specialità del nostro paese ma che ora non si riesce più a costruirci sopra una vita, l’egoismo avanza e i buoni sentimenti come l’amore e l’amicizia diventano sempre più trasparenti.
Siamo arrivati alla fine e cominciamo tutti a rendercene conto, la serata è stata bella, la musica è finita, gli amici appunto se ne vanno ognuno con il proprio fardello in un mondo che improvvisamente diventa ostile per tanti.
Certo la pandemia ha messo in evidenza i problemi, ha cancellato i trucchi, ha esasperato i difetti.
Ma la situazione viene da lontano, il malcostume creato apposta per avere in cambio consenso in una visione distorta della democrazia, la non cura degli affari di Stato come la manutenzione delle strutture istituzionali e costituzionali, la concessione di privilegi per tacitare proteste e senza voler perdere tempo o capacità per discutere e trattare, la omologazione delle corporazioni che funzionavano in un regime dittatoriale come quello fascista, ma che in un sistema democratico o meglio para democratico come il nostro finiscono solo per condizionare il potere esecutivo e cancellare ogni sforzo eventualmente teso a perseguire una giustizia sociale, un equilibrio tra le parti, la concessione ad ampi strati della popolazione di evadere le tasse in cambio sempre di consenso, il non voler approfondire la lotta alle criminalità organizzate per evitare traumi popolari e non spaventare la gente.
Poi arriva il momento che tutto questo non funziona più, finisce, non lo si può più governare, scappa di mano, si capisce che tutto sta finendo in un silenzio che si fa sempre più profondo e che spaventa tutti.
La riflessione più terribile è quella che riguarda il prendere atto della mediocrità imperante, di capire finalmente come da molti anni si combattono i talenti, come il paese è sprovvisto di una capacità professionale, direttiva sia nel pubblico che nel privato, di tentare soluzioni strafalarie impossibili affidate ad improbabili e spesso stupidi personaggi, della mancanza di una visione e della paura che cresce a vista d’occhio in ampi strati della popolazione.
C’è qualche speranza?
La mente dice che è impossibile, ma il cuore resiste e continua a credere. Cerchiamo di seguire il cuore, ma se possibile ragionando meglio, almeno tutti quelli che possono farlo, almeno quelli che credono nel valore della laicità intellettuale e rifuggono dal pregiudizio.