Dimmi che cosa mangi, ti dirò chi sei: il protocollo di Milano dice che….
“Dimmi che cosa mangi, ti dirò chi sei”: il “che cosa mangi” è sempre meno sotto il controllo del consumatore ed è sempre più guidato ed influenzato dalle grandi aziende di produzione e di distribuzione, dalle aziende chimiche, dai centri di ricerca, dalle politiche degli Stati , dai media. E i risultati sono pieni di paradossi, di pericoli, di danni per la salute delle persone.
Un esempio per tutti: il paradosso di un miliardo di persone che soffre la fame e un miliardo di obesi (i dati: 868 milioni di persone malnutrite, 1,5 miliardi di obesi e in sovrappeso).
La sfida a questi problemi globali è stata lanciata formalmente da una grande azienda italiana, Barilla, che ha elaborato il “protocollo di Milano”, recentemente adottato come il Manifesto di Expo 2015.
Che cos’è il Protocollo di Milano? E’ la proposta di unirsi, di collaborare, rivolto soprattutto ai grandi operatori internazionali per dare risposte concrete, per AGIRE su tre fronti:
- lo spreco di risorse alimentari;
- lo sviluppo di una agricoltura sostenibile;
- la riduzione della fame e dell’obesità.
Qualche numero e qualche obiettivo chiariranno la dimensione dei problemi su cui il protocollo di Milano vuole agire.
Spreco di cibo: si vorrebbe ridurre del 50%, entro il 2020, lo spreco di cibo, pari ad un terzo della produzione globale di cibo, cioè a 1,3 miliardi di tonnellate; l’integrazione delle supply chain, attraverso la collaborazione tra tutti gli attori, potrà produrre miglioramenti radicali;
Agricoltura sostenibile: si vuole ridurre e contenere la conversione di terreno agricolo a produzione di bio-combustibili, tanto da stare al di sotto del 5% del totale delle fonti rinnovabili. Inoltre la speculazione finanziaria sul cibo deve essere mitigata, limitando il numero e la quantità di cibo “commodity” gestite nelle borse internazionali.
Fame e obesità: si vuoleagire sulla malnutrizione e la fame nel mondoagendo su fattori critici come l’efficienza della produzione, l’accesso al mercato per i piccoli produttori, l’informazione sulla malnutrizione cronica, l’inclusione delle donne. La malnutrizione causa il 45% delle morti nei bambini sotto i 5 anni e avviene, per l’80%, in 20 paesi. Per carenza di cibo muoiono 36 milioni di persone ogni anno; per eccesso di cibo 29 milioni.
Si vuole agire sull’obesità attraverso nuovi stili di vita virtuosi, incoraggiando l’attività fisica e la diffusione di diete efficaci, soprattutto per bambini ed adolescenti.
Il 3 e 4 dicembre si è tenuto a Milano il 6° Forum su Cibo e Nutrizione, organizzato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, per “rompere il ghiaccio” sul protocollo di Milano. In questa due giorni sono emerse proposte che possono creare davvero un impatto decisivo sull’economia mondiale del “food”. Potete trovare l’agenda qui e guardare i video dell’evento, con ottima traduzione, qui.
Tra i tanti messaggi ne ricordo tre che potremmo mettere al centro di una politica nazionale per il settore “food & nutrition”:
- i giovani sono pronti a generare e presentare idee-progetto di grande impatto per agire sui paradossi che il protocollo porta alla luce e vuole sfidare;
- le donne sono una risorsa essenziale per la trasformazione, ma oggi la discriminazione impedisce/rallenta la loro inclusione nei processi di cambiamento;
- le diete devono riportare al centro della nostra cultura/nostri comportamenti i cibi naturali come la frutta e il latte naturale, quello materno; e dare il tempo che serve, individualmente, alla preparazione dei nostri pasti.
La mia personale riflessione, dopo aver ascoltato tante relazioni, e aver riflettuto sul protocollo di Milano, si può condensare in tre proposte:
- COMPLESSITA’. Cibo e nutrizione costituiscono uno dei temi più complessi che oggi dobbiamo affrontare per la sostenibilità del pianeta Terra. Il pericolo si annida nella complessità, ove i fenomeni NON lineari creano grandi rischi: infatti i fenomeni non lineari, e sono tanti, sono quelli che sembrano offrire, a prima vista, un risultato virtuoso, ma poi, nel reale svolgimento, creano effetti dannosi. Un esempio per tutti è la devastante politica di sfruttare i terreni agricoli per produrre bio-combustibili.
La proposta è la seguente: dedicare energie e intelligenze per rappresentare questa complessità in modo trasparente, generando modelli di analisi, interpretazione e decisione: usiamo il modello di “system dynamics” (quello di Forrester) come metodo di primo approccio.
- INCLUSIONE. La parità di genere è una risorsa potentissima per innescare, in un mondo di disuguaglianze, una rivoluzione culturale profonda: lo “sguardo” delle donne fa la differenza. Laddove le donne sono state aiutate a superare le diseguaglianze e la povertà si sono ottenuti enormi cambiamenti: il microcredito in paesi poveri come il Pakistan ha prodotto nuova economia. Facciamolo anche per il cibo.
- SOSTENIBILITA’. Promuoviamo l’idea, con i Manager e gli azionisti delle imprese, che la sostenibilità del “food &nutrition” porterà vantaggi alle imprese, e che non si tratterà di aumento di costi ma di miglioramento della competitività, del premium price, della reputazione.
E noi, come decisori del nostro stile di vita, possiamo fare subito un piccolo cambiamento per una alimentazione più consapevole e sostenibile ?