Francesco di Giorgio Martini (Siena, 1439-1501) – Veduta di città fantastica
La prospettiva
di Gianni Di Quattro
Gli ingegneri, gli architetti la studiano, la immaginano, la inventano. Ma loro sanno che la prospettiva è come una magia perché è sempre diversa e dipende da chi la guarda, da che punto di vista, a che ora del giorno e con quale luce, persino con quale stato d’animo e cioè se in uno stato di felicità, di gioia o di depressione e di scoramento.
In altri termini è una specie di codice attraverso il quale si vive la vita e si giudicano le cose che accadono, si disegnano speranze, si costruiscono progetti.
Naturalmente è di fondamentale importanza la cultura di chi cerca e giudica la prospettiva, così come l’ambiente e la situazione in cui è immerso e da cui proviene. Per questo due persone diverse guardando e vivendo la stessa cosa possono avere due opinioni diverse, perché semplicemente sono loro diversi o diversa è la loro posizione dalla quale stanno guardando e giudicando.
È il mondo così, è il bello della diversità nella uguaglianza ed è importante avere rispetto per le visioni diverse che si possono avere. Ecco, il rispetto rappresenta il termometro della evoluzione sociale e culturale del percorso dell’umanità.
La buona fede, la sincerità con cui si guarda e si giudica è importante, perché molti giudicano prima di guardare e di capire cadendo in quello che si chiama pregiudizio e che oggi è sempre più comune. Perché è comodo, perché può non avere alternative nella intelligenza di chi lo espone, perché è magari un pensiero comune diffuso cui conviene uniformarsi, perché, infine, è considerato coerente.
La coerenza è quella cosa in nome della quale si giustificano atteggiamenti e comportamenti assolutamente fuori dalla realtà e appesi ad un passato magari superato. Certamente qualche volta la coerenza è essenziale, per esempio nel lavoro come negli impegni e soprattutto nei sentimenti positivi come quelli dell’amicizia e dell’amore, sempre che naturalmente la coerenza non sia uno strumento di prevaricazione dei propri principi e della propria morale.
Nelle nostre società dove la tecnologia e la comunicazione sono diffuse e regolano la vita delle maggioranze e dove nel contempo può capitare che il livello culturale medio sia basso, si verifica che qualche affabulatore dotato di mezzi e di fantasia possa trascinare moltissime persone verso visioni religiose illuminanti offrendo speranze e metodi di vita oppure sociali offrendo speranze di onestà, benessere, illusione di partecipazione.
E questo capita anche perché lo stress e la solitudine della società, malgrado la gente viva sempre più in grandi agglomerati, trovano una grande compensazione in queste speranze quasi sempre costruite e false, ma che sembrano vere per come sono presentate e in conseguenza delle precedenti situazioni. In altri termini la solitudine e la ignoranza sono strumenti che, soprattutto se maneggiati da affascinante tecnologia, possono portare verso il baratro.
L’uomo consapevole, sempre più raro, è quello che giudica autonomamente la sua prospettiva, mantiene il suo giudizio e il suo comportamento in linea con quello che vede e pensa, è disponibile a cambiare se la sua prospettiva si modifica, è pronto a venire a patti con altri cosciente di vivere in una comunità, non fa mancare il suo rispetto a tutti, quelli che vedono la stessa cosa e quelli che ne vedono un’altra. Conscio insomma che la diversità se rispettata è il motore della innovazione e del futuro.