L’attualità di Antigone.
La tragedia di Sofocle, l’Antigone, è quella che mi sta più a cuore.
E’ una storia così potente e così vera che faccio difficoltà a pensare che tutto ciò che racconta non sia accaduto realmente. Infatti in un certo senso è accaduto.
Trovo sia di una potenza così assoluta lo scontro fra due fuochi, Antigone e Creonte, due pensieri, due leggi diverse, che riesce ad essere un tema vivo anche oggi.
Non voglio però parlare della principale, grandissima questione che apre Antigone sulle leggi umane e le leggi eterne che è stata oggetto di studio di moltissimi grandi filosofi, ma di una piccola e marginale frasetta che secondo me è lo specchio di molte cose.
L’Antigone è stata rappresentata per la prima volta duemilaquattrocentoquarantacinque anni fa. Per chi se la fosse persa: i fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, si uccidono a vicenda contendendosi il trono della città di Tebe. Lo zio Creonte, salito al potere, vieta di seppellire il corpo di uno dei due, Polinice, perché traditore; chi lo avesse fatto, sarebbe stato condannato a morte. Antigone non è d’accordo, seppellisce il fratello, e per questo viene condannata a morte.
Leggendo la tragedia cercavo di capire quale fosse il motivo per cui Antigone è stata condannata, aldilà delle azioni, delle leggi, quando arriva una frase che spiega tutto:
“L’uomo sarebbe lei, e non io se restasse impunito questo gesto di forza”.
Questa frase, nascosta nella grandezza dei versi della tragedia, è la spia traditrice di un pensiero collettivo, fa capire come concepissero, i Greci (o almeno quelli come Creonte), la donna.
E’ proprio perché lei è donna, e lui uomo, che l’unico modo per affermare il suo potere e la sua virilità è ucciderla.
“L’uomo sarebbe lei”… Antigone non vuole essere un uomo, non imita un uomo: non fa altro che compiere un’azione e difenderla. Questa è la sua colpa. Perché Creonte dice che si sta comportando da uomo? E’ una caratteristica dell’uomo il difendere le proprie azioni? La cosa assurda che sottintende questo verso, è che solo l’uomo ha il diritto di difendere le proprie azioni a tal punto che, se lo fa, una donna imita l’uomo. Anche se non è un’azione prettamente maschile come farsi la barba o che so io.
Era un mondo in cui la figura della donna era talmente distorta e schiacciata e sottomessa e oppressa, non tanto fisicamente quanto idealmente, che certi comportamenti naturali nell’uomo, inteso come essere umano libero, certi istinti, erano talmente lontani dalla realtà della donna che il solo fatto di compierli sarebbe stato semplicemente imitare l’uomo, perché solo l’uomo ha questa libertà.
La donna era talmente terrorizzata, talmente abituata atavicamente a sottostare all’uomo che il suo cervello bloccava o impediva o nemmeno sentiva il bisogno che nascessero nella sua mente pensieri o istinti umani considerati anormali dalla società e che averli e tanto più dichiararli avrebbe comportato conseguenze gravissime.
Infatti la sorella di Antigone, Ismene è esattamente questo.
Ma soprattutto la sua figura è esemplare perché, lei, che grida le sue convinzioni è una donna che nel contesto meno adatto, in un mondo in cui difendere a voce alta una convinzione era una caratteristica solamente maschile, mostra a tutti che non è così, che non deve essere per forza così e che non esiste azione, convinzione, idea che può essere concepita unicamente da un sesso e non dall’altro.
E’ un modello senza tempo perché mostra a tutti i deboli del mondo che non c’è nulla che ti può realmente impedire di avere un tuo pensiero, e di difenderlo.
Antigone è un esempio, e purtroppo la sua storia si è ripetuta e si continua a ripetere migliaia di volte nella storia dell’umanità, perché ancora, in tantissime parti nel mondo, una donna che pensa fa paura. E ci sono tanti Creonte che proprio per paura, ignoranza, stupidità, credono che per dimostrare la loro forza sia necessario uccidere Antigone.
Prima pubblicazione su Nel Futuro: 17/11/2013