A Vanvera (13)
di Massimo Biondi
Treni
Scontro di treni in Puglia. 23 morti. Tanti obbligati a scrivere per contratto scrivono scemenze, smentite a posteriori. Tra queste quella delle vittime per mancanza di investimenti, arretratezza delle strutture, trascuratezza. In effetti il 2015 ha registrato ben 100 tra morti e feriti per motivi ferroviari: 89 hanno attraversato i binari incautamente, 8 salivano o scendevano dal treno in movimento e gli altri si sono trovati sui binari con un mezzo di trasporto o hanno attraversato un passaggio a livello abbassato. Si registra che le ferrovie italiane, pubbliche e private, locali e nazionali, veloci e lente, risultano tra le più sicure d’Europa proprio calcolando il numero degli incidenti.
Poi c’è Roberto Saviano che dalle pagine di Repubblica ci propina i soliti piagnistei sul Sud penalizzato dalle istituzioni, tutte ciniche e maldisposte; sulla buona volontà dei locali frustrata dall’atavica mancanza di risorse e strutture; sull’inutile prodigarsi per modificare una situazione che il giovanotto (36 anni) già alla sua età considera sostanzialmente immodificabile. Penso che questa lamentela continua, connaturata al personaggio, faccia male proprio al Sud, ai suoi rappresentanti migliori, quelli che studiano, che combattono la malavita, che credono nel futuro e si impegnano per costruirselo meglio che possono. Saviano fornisce alibi agli altri.
Alberi: il Comune ha sempre torto
A Milano c’è un viale alberato. Tra due filari passano i tram. Tempo fa il Comune ha spiegato che le radici stavano danneggiando i binari, perciò era necessario rimuovere e ricollocare altrove alcuni alberi, sostituendoli con altri di tipo diverso. Protesta civile: gli alberi non si toccano. Alcuni però sono anche malati, possono crollare, sosteneva il Comune. Tutte balle, secondo una parte dei protestanti (anche la protesta in Italia non è mai unanime). Poi, in una serata di vento forte, due alberi sono caduti sulle auto in sosta. Nuova protesta civile: chi ci rimborsa? Il Comune, pensano i protestanti: tocca al Comune manutenere gli alberi ed eventualmente abbattere quelli malati.
Non capisco chi desidera cariche pubbliche in questo Paese. Bisogna essere malati di potere.
Referendum e chiacchiericcio semipolitico
Brutta mossa di personaggi oggi in cerca di autore ma con un passato degno di maggiore rispetto. Si tratta di un appello al Movimento 5 stelle lanciato da Gustavo Zagrebelsky, Nadia Urbinati, Sandra Bonsanti e altri perché il Movimento agisca nelle piazze e in rete per l’affermazione del NO al referendum costituzionale. Non risulta che il Movimento, pur condividendo il NO, abbia preso in considerazione le grida di dolore. Lo stesso trattamento riservato a Bersani quando voleva formare un governo, ma senza streaming. E anche quando cercava supporto dal Movimento, anche lui, per condurre la sua lotta contro l’Italicum. Cioè la scorsa settimana. Stessa reazione: proposta respinta.
Brutta botta, sempre per personaggi di cui sopra, anche il mancato raggiungimento del numero di firme da consegnare alla Cassazione con la richiesta di svolgimento del referendum. Non che l’esito deludente significhi niente referendum, che si celebrerà lo stesso essendo sufficiente la richiesta di un quinto dei parlamentari: la raccolta firme mirava all’ottenimento del finanziamento pubblico previsto da una legge del 1999 previa raccolta di 500.000 firme. La conta si è fermata a circa 300.000.
Anche la quota minima di firme per richiedere l’astruso “spacchettamento” dei quesiti referendari non è stata raggiunta. Pare che sia mancato anche l’accordo su come spacchettare.
L’editore di Repubblica, Carlo De Benedetti, fa sapere attraverso il Corriere della Sera che non gli piace l’Italicum. Perciò voterà NO al referendum, nel quale di Italicum comunque non si parla. Repubblica, il suo quotidiano, svolge un’indagine tra parlamentari PD e scopre che almeno 200 vorrebbero cambiare quella legge. Però non tutti allo stesso modo: le preferenze vanno a tre o quattro impostazioni diverse, ciascuna poi probabilmente con differenti applicazioni circa le quali il quotidiano non si è avventurato in descrizioni. Sarà possibile sviluppare altri dibattiti e pubblicare numerose altre paginate di aria fritta in futuro.
La stampa conclude comunque che Renzi rischia di ritrovarsi in minoranza nel suo partito. Sarà senz’altro in compagnia, non buona ma numerosa.
Brexit
Fra le tante possibili conseguenze future una immediata anche in Italia: Forza Italia ha votato il documento della maggioranza sulla linea che il capo del governo avrebbe dovuto tenere negli incontri internazionali post Brexit. Forse è il segnale di un possibile ripensamento sul cosiddetto patto del Nazareno, rafforzato da quello che ha detto Confalonieri e da quello che non ha detto Brunetta
UE
L’UE attuale funziona malissimo, è deludente. Vero. E’ un’organizzazione più economica che politica. Vero. E’ incapace di affrontare i veri problemi comuni. Vero. Però dopo tutto, oltre alle difficoltà economiche, il fenomeno che la sta distruggendo a livello popolare, Brexit inclusa, è l’immigrazione. Fenomeni strettamente interconnessi.
Gli europei vedono la loro agiatezza ridursi e intendono difendere il benessere raggiunto dal rischio di doverlo condividere con nuovi poveri. Gli immigranti, appunto. E l’Europa, decimali a parte, non è più in grado attraverso la crescita economica di soddisfare le aspettative dei suoi cittadini.
Tutto già visto nella storia, tipico delle società in declino.
Però qualcosa si muove. Il Parlamento europeo ha approvato l’istituzione della nuova Agenzia di guardia costiera e di frontiera europea, che sarà operativa da settembre con proprie risorse (280 milioni da subito) e proprio personale, in supporto dei Paesi che si troveranno in difficoltà sotto una forte pressione migratoria.
È inoltre pronta la prima bozza del progetto di legge europea per creare un sistema unico comunitario di gestione dei richiedenti asilo.
Non solo la dimensione delle zucchine dunque all’ordine del giorno.
Povertà
L’Europa stenta, l’Italia è povera. O quanto meno si è molto impoverita, dicono i dati ISTAT 2015. Le famiglie in condizione di povertà assoluta, stima il rapporto, sarebbero 1 milione e 582 mila e gli individui 4 milioni e 598 mila. Significativi segnali di peggioramento si registrano soprattutto tra le famiglie numerose che risiedono nelle aree metropolitane.
Naturalmente c’è chi butta questi dati in politica, legandoli cervelloticamente ai risultati delle amministrative e ad altre elucubrazioni che portano alle conclusioni preventivamente desiderate. Evitano, costoro, di considerare che tutta l’economia occidentale è asfittica e che si sono difesi meglio dalla lunga crisi – che continuerà per molti anni – i Paesi che hanno potuto sostenere i redditi attraverso iniezioni di risorse, come gli Stati Uniti. Se l’Italia lo ha fatto in misura molto molto minore è perché le risorse, cioè la possibilità di indebitarsi, sono state sprecate verso la fine del secolo scorso e adesso siamo, come dire, col culo per terra.
Qualche dato in questo senso: nel 1980 il debito pubblico era poco inferiore al 60%, cioè perfettamente in linea con i parametri di Maastricht. Nei primi anni ’90 era al 125%. In quegli anni abbiamo consumato ma non pagato il conto, messo a carico dei posteri. Ed eccoci qua, a sommare i nostri errori ad una crisi generata altrove e in un contesto nel quale non si può più contare sulla crescita per tamponare le falle.
Alla politica perciò non possiamo chiedere di inventare ricchezza; solo un po' favorirla, per quanto possibile, e combattere le disuguaglianze, che si vanno accentuando. Oltre, naturalmente, a salvare in qualche modo le banche (non i banchieri e non i top manager, che o poco capaci o molto pasticcioni devono esserlo stati per forza). Il Financial Times, che di MontePaschi e delle banche italiane si preoccupa moltissimo, scrive che servono 170 miliardi, non 40.
Unioni civili
Il fermamente cattolico ministro dell’interno ha ritrovato tra le sue scartoffie i decreti per l’attuazione della legge sulle unioni civili, approvata da due mesi. Erano stati dimenticati in qualche cassetto di uso infrequente, forse, ma ora, sollecitato da più parti, ha assicurato di averli finalmente trasmessi al Consiglio di Stato. E non può nemmeno dirsi pentito in confessione.
NATO
Il nuovo patto di Varsavia lo ha realizzato la NATO, tenendo il suo ultimo grande e reclamizzato vertice proprio a Varsavia, di fronte a Putin. Obama, tanto per far capire l’aria che tira, ha annunciato che invierà in Polonia un migliaio di soldati come deterrente antirusso. Anche l’Italia vuole essere della partita: 150 soldati.
Secondo molti è stato il vertice NATO più importante dalla fine della guerra fredda. Anche un po' una rimpatriata, si direbbe. Probabilmente con tanta nostalgia.
Telescopio
In Cina sta per entrare in funzione il più grande radiotelescopio mai costruito: 500 metri di diametro. Servirà per captare segnali alieni, eventuali. Perché in Cina? A parte le ragioni scientifiche, che non conosco e difficilmente capirei, perché la Cina è molto vasta, spiega uno scienziato. Che aggiunge in piena serenità: lì c’erano 900.000 cinesi, ma li hanno spostati.
Cronaca vintage
Gli anni ’80 sono stati fondati sul successo come valore assoluto, sui consumi come simbolo del progresso individuale e familiare, sulla noncuranza – se non sul disprezzo – per le regole e i vincoli collettivi; sull’aspirazione ad un’affermazione personale poco attenta a limitazioni etiche.
La fine della cuccagna lascia il campo a una società del rancore, sempre più tentata dalla protesta anti statale e dal populismo territoriale. (Guido Crainz)
Pensierini
Il benessere di una comunità si paga in calore umano (anonimo)
Il capitalismo è un’ingiusta ripartizione della ricchezza. Il comunismo è una giusta distribuzione della miseria (anonimo russo)