Meccanismo “tourbillon”
Razza assassina (1): La Dualità Creativa e Distruttiva della Tecnologia Meccanica e delle Armi
di Achille De Tommaso
Di recente, alcuni conoscenti, in possesso di regolare porto d'armi, mi hanno mostrato con cura alcune delle loro armi moderne, che custodiscono come oggetti da collezione. Di fronte alla loro meticolosa esposizione, non ho potuto fare a meno di osservare come, pur nella loro impeccabile fattura, anche le armi più sofisticate appaiano, a uno sguardo più attento, come oggetti obsoleti, antiquati, tecnologicamente superati. E questa obsolescenza non è certo dovuta a una presunta incapacità meccanica delle epoche passate. Anzi, già nel XVII e XVIII secolo, l'orologeria aveva compiuto progressi straordinari, raggiungendo vette di complessità e precisione che ancora oggi stupiscono. Basti pensare al "tourbillon", un meccanismo inventato per compensare gli effetti della gravità sugli orologi da tasca, un vero e proprio capolavoro di micromeccanica che richiedeva una maestria incredibile nella lavorazione di minuscoli componenti. Questo confronto tra l'evoluzione dell'orologeria e quella delle armi mi ha spinto a considerare più a fondo il rapporto tra tecnologia, armi e l'immaginario che le circonda.
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Gli strumenti di morte, le fredde canne di pistole e fucili, sussurrano una verità paradossale: la tecnologia che li anima è molto semplice, ed è costantemente tesa verso un unico, macabro obiettivo: la maggiore velocità di uccisione. Per spegnere una vita, non servono necessariamente mirabolanti innovazioni in termini di meccanismi complessi; una pietra scagliata con forza, una lama affilata, una fionda tesa sono sufficienti. Tuttavia, l'evoluzione delle armi, pur nella sua stasi concettuale, si è concentrata incessantemente sull'ottimizzazione della loro letalità: proiettili più veloci, cadenze di fuoco più elevate, maggiore precisione a distanza. Devo uccidere molte più persone nell’unità di tempo. Molte delle armi che oggi popolano i campi di battaglia e le strade delle nostre città portano ancora l'eco di progetti concepiti nella prima metà del XX secolo, testimoni silenziosi di una stagnazione tecnologica che dura da decenni, ma che ha visto un'incessante corsa all'incremento della capacità distruttiva. Ciò che emerge da questa stasi, quindi, non è l'ingegno creativo fine a sé stesso, ma una brutale efficienza nella distruzione.
Mentre l'orologeria, già nel '700 e '800, si spingeva verso la miniaturizzazione e la complessità con meccanismi come il tourbillon, l'échappement a détente (scappamento a dente di arresto) e i ripetitori a minuti – veri e propri concentrati di ingegneria meccanica che richiedevano tolleranze infinitesime e una profonda conoscenza dei materiali – l'evoluzione delle armi da fuoco, pur partendo da una solida base di metallurgia e meccanica, si è concentrata su aspetti più "grossolani": l'aumento della potenza di fuoco, la gittata, la cadenza di tiro.
L'invenzione della polvere infume (che dà maggiore potenza e minore residui) e le successive innovazioni nella balistica hanno portato a un'efficienza distruttiva sempre maggiore, ma il principio di base – l'esplosione che spinge un proiettile – è rimasto sostanzialmente invariato. In altre parole, mentre gli orologiai creavano prodigi di precisione capaci di misurare il tempo con accuratezza sempre maggiore, gli armaioli si concentravano sull'ottimizzazione di uno strumento il cui unico scopo era infliggere danni. Questo divario è ancora più evidente se si considera che molti orologi meccanici di quell'epoca funzionano ancora oggi, testimoni di una tecnologia duratura e raffinata, mentre molte armi, pur nella loro letale efficacia, mostrano i segni del tempo e di una relativa staticità concettuale. E spesso si inceppano, anche le più moderne.
Armi vs. l'Ascesa dell'Alta Tecnologia:
Le armi si presentano come oggetti semplici, funzionali, spogli di ogni orpello creativo, se non per l'ossessiva ricerca della letalità veloce. La loro fabbricazione richiede strumenti comuni, facilmente reperibili in una qualsiasi officina meccanica. Al contrario, per fare un esempio, la creazione di un microprocessore è un'epopea tecnologica, un'impresa titanica riservata a poche aziende al mondo, custodi di segreti industriali e di una conoscenza che sfiora la magia. Nel settore della meccanica, un tornio CNC a cinque assi (*), con la sua precisione millimetrica e le sue infinite possibilità di plasmare la materia, incarna la vera essenza dell'innovazione meccanica, un simbolo di creazione e di potenziale creativo. Una pistola, al suo confronto, appare come una fionda, un rudimentale strumento concepito unicamente per distruggere, ma con una capacità di uccidere che è stata costantemente incrementata nel tempo. Questo abisso che separa la banalità dell'arma dalla vertiginosa complessità della tecnologia moderna riflette il valore che, consciamente o meno, attribuiamo alla vita e alla creazione rispetto alla distruzione.
La Chimera del Potere, l'Illusione dell'Adultità:
L'idea che le armi incarnino il potere è un'illusione tenacemente radicata nell'immaginario collettivo. Alcuni le venerano come feticci, simboli di forza bruta e di superiorità tecnologica, ignorando la loro intrinseca semplicità, la loro unica, ossessiva finalità: uccidere più velocemente. Questa venerazione si nutre di un senso di invincibilità che serpeggia in molti individui della società contemporanea, protetti da un sistema civile che ha relegato la morte a un evento raro e straordinario. Questo fenomeno si manifesta tragicamente in contesti come quello di alcune realtà giovanili napoletane, dove ragazzi imberbi ostentano pistole come simboli di potere e di una precoce, quanto distorta, adultità. L'arma diviene un surrogato di status, un'affermazione di sé in un contesto sociale che offre poche alternative. Ma il corpo umano è una fragile architettura, un delicato equilibrio che può essere infranto con facilità disarmante. La venerazione delle armi, quindi, non è altro che una chimera, un'illusione alimentata dalla paura ancestrale della morte e dal desiderio di esercitare un controllo illusorio sul proprio destino, non certo dalla loro presunta complessità tecnologica, ma dalla loro concreta capacità di togliere la vita.
Il Dilemma Eterno: Costruire o Distruggere:
La distruzione è un atto semplice, immediato, quasi istintivo. La creazione, al contrario, richiede sforzo, ingegno, dedizione, un atto di amore verso il mondo. Costruire qualcosa di utile, di innovativo, di bello, è un'impresa che nobilita l'essere umano. Per questo motivo, un tornio, una stampante 3D, un microchip, incarnano il vero potere tecnologico, la capacità di plasmare la realtà e di proiettarsi verso il futuro. Le armi, invece, rimangono confinate in uno stato di stasi concettuale, prigioniere di una logica distruttiva, simboli di un'umanità che fatica a progredire verso un orizzonte di pace e prosperità, nonostante l'incessante ricerca di una maggiore velocità di uccisione.
Conclusione: L'Inganno del Metallo:
Le armi da fuoco non rappresentano né progresso tecnologico, né forza creativa. Sono strumenti primitivi, concepiti per sfruttare la fragilità umana, per seminare morte e dolore, ottimizzati per uccidere sempre più velocemente. La vera tecnologia è quella che costruisce ponti, non muri; quella che cura le ferite, non le infligge; quella che illumina il cammino dell'umanità verso un futuro migliore. Chi considera un'arma come un simbolo di potere o un capolavoro tecnologico non ha compreso la distinzione fondamentale tra l'atto di creare e quello di distruggere. In definitiva, un tornio, un microchip, un'opera d'arte, valgono infinitamente di più di una pistola, perché incarnano il vero spirito del progresso umano, la sua inesauribile sete di conoscenza, bellezza e armonia.
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(*) Un tornio CNC a cinque assi è una macchina utensile a controllo numerico computerizzato (CNC) estremamente avanzata, utilizzata per la lavorazione di pezzi meccanici complessi. La sua caratteristica distintiva risiede nella capacità di muovere l'utensile da taglio e/o il pezzo in lavorazione simultaneamente lungo cinque assi diversi, offrendo una flessibilità e una precisione senza pari. I torni CNC a 5 assi sono utilizzati in diversi settori industriali, tra cui:
- Aerospaziale: per la produzione di componenti per motori aeronautici, turbine e altre parti complesse.
- Automotive: per la realizzazione di stampi, prototipi e componenti per motori.
- Medicale: per la fabbricazione di protesi, impianti e strumenti chirurgici.
- Stampi e matrici: per la creazione di stampi con geometrie complesse per l'iniezione di plastica, la pressofusione e altri processi di formatura.