Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 

A Vanvera (15)

di Massimo Biondi

 

Màrtiri

Mesti lài si innalzano nel Paese, tra varie sconclusionate proteste, per la sostituzione di Bianca Berlinguer come direttora del TG3, dopo sette anni di conduzione più o meno apprezzata (meno, per quanto mi riguarda). E si segnalano anche inopinate esaltazioni della non simpatica (a me) figlia di suo padre. Naturalmente si vuole far passare l’idea che quel malandrino di Renzi, per alcuni un Erdogan cattivo, abbia preteso il rimpiazzo come elemento della più ampia strategia di superamento della democrazia che starebbe conducendo per se e la sua dinastia.

A parte che la protetta avrà ancora spazi rilevanti e rilevante stipendio dalla RAI, è da notare che altri direttori sono stati rimpiazzati ed hanno osservato un comportamento tranquillo e dignitoso. E’ pure da notare che in qualunque azienda – e la RAI è un’azienda – il ricambio di dirigenti e quadri è una buona regola, molto osservata.

Starnazzi più o meno strumentali dunque, più che eccessivi del tutto ingiustificati. Penso anch’io che la signora non abbia avuto, professionalmente, quello che meritava. Infatti si fosse chiamata Bianchi o Rossi invece di Berlinguer probabilmente non sarebbe nemmeno stata assunta dalla RAI, altro che direttora!

 

Rifiuti

Roma di nuovo invasa dai rifiuti, con apprezzamento dei topi e quindi dei gatti che avranno molto da cacciare. I rifiuti, già in passato invasori di Napoli in clima elettorale, erano apparsi in quantità col sindaco Marino, poi ridotti alla fisiologia con il prefetto Tronca, ora inondanti e puzzolenti come mai in passato con la sindaca Raggi. Certo la cosa avrà molte spiegazioni. La più evidente a mio parere è che quando la stampa si infila in un tema lo esaspera finché non ne trova uno nuovo o finché gli addetti stampa di qualche organizzazione importante non ne riprendono saldamente la gestione con azioni e comunicati appropriati.  

 

Stragi

Un uomo armato di coltello ha fatto irruzione in un centro per disabili: 19 morti e 26 feriti. Un fatto enorme. Però si è svolto a Tokio e senza immigrati di mezzo, dunque ha avuto poco spazio sulla stampa italiana. Non come il norvegese pazzo che ha ucciso una signora e fatto altri danni a Londra. Ha avuto molto rilievo sulla stampa, ma Londra è qui, quasi casa nostra, e poi il pazzo era di origine nigeriana, il che deve avere contribuito all’eccitazione di alcune penne.

 

Energia e politica estera

Non si può dire ad alta voce ma pare di capire anche a me che c’è in giro, tra le altre, la guerra per l’energia. In Libia gli USA si danno da fare: l’ISIS, si dice, ma non paiono meno rilevanti come obiettivi le tribù che spadroneggiano su porti, pozzi e oleodotti.

Anche noi italiani siamo interessati, ovviamente. Mai la guerra, dicono i candidi, ma se il governo libico, riconosciuto dall’ONU, chiede aiuto agli USA, nostri alleati NATO, concedere la base di Sigonella è il minimo che si possa fare, anche se contestualmente dobbiamo cercare di non irritare Putin, sempre per motivi energetici. Ne prenda nota anche Di Maio, che si sente presidente del consiglio in pectore ma continua ad esternare cretinerie incompatibili con il ruolo al quale ambisce.

E’ un momento delicato. Occorrono competenza e cautela. La politica estera è molto complicata, è bene che si continui a farla lontano dalle telecamere, nei palazzi deputati. Come quello dell’ENI.

 

Energia e politica interna

Passata la festa gabbato lo santo, si dice. E passato il referendum passato il problema, si potrebbe parafrasare. La stampa ha completamente scordato “trivellopoli”; nulla più si sa dell’inchiesta della Procura di Potenza, che pure secondo alcuni untori doveva svelare retroscena più clamorosi di Tangentopoli.

Eppure l’inchiestona è stata in prima pagina per settimane, non solo sul discutibile Fatto Quotidiano. A referendum chiuso tutto sparito: accuse, insinuazioni, perfidi commenti.

E’ proprio vero che la notizia è una merce estremamente deperibile. Qualche volta anche taroccata.

 

Paura

Un agente di polizia ha subito un infarto durante tafferugli con i “no borders” a Ventimiglia. E’ morto. Probabilmente è stato stroncato dallo stress del momento. “Morto di paura” suonerebbe male nella circostanza, infatti nessuno usa la locuzione, ma potrebbe essere la sintesi non scientifica di un fenomeno naturale che la scienza conosce perfettamente.

Invece di nascondere con giri di parole un accaduto del quale nessuno si deve vergognare, a cominciare dalla vittima, sarebbe meglio prendere atto che la paura esiste, è un sentimento umanissimo, non basta mettersi una divisa per liberarsene. La divisa fa parte del lavoro, perché quello del poliziotto è un lavoro, svolgendo il quale si può anche morire.

Proprio per questo dovremmo sempre riconoscere, con gratitudine, che poliziotti e carabinieri, finanzieri e forze armate in genere, si stanno comportando molto bene in circostanze difficili. E se capiterà che anche l’Italia sarà vittima di attentati criminali spero che anche i peggiori politicanti eviteranno di speculare buttando croci addosso a chi già ne sopporta di molto pesanti.

Spero, ma ho poca fiducia.  

 

Management

Yahoo resterà nella storia dell’informatica (termine inspiegabilmente in disuso) ma sta per sparire, come marchio e come società, inghiottita da Verizon. 4,8 miliardi di dollari, una sciocchezza se si pensa che nel 2000 Yahoo ha toccato una quotazione di 125.

Quella fondata da David Filo e Jerry Yang, allora giovanissimi, è la tipica società incapace di capitalizzare il successo iniziale, che fu clamoroso. Passare da un valore di 125 miliardi a 4,8 è una performance che indica chiaramente lentezza nelle reazioni manageriali ed errori commessi. Eppure l’ultima top manager, la CEO Marissa Mayer, già pagata milioni di dollari, godrebbe di una liquidazione di altri 55 se entro un anno uscisse dalla società che ha condotto a questo punto.  

C’è molto da rivedere nel rapporto tra capitalismo e management.

 

Innovazione

La storia è piena di errori manageriali che i manager non hanno pagato, ma segna pure, da decenni, un cambiamento rapidissimo che richiede al management un talento fuori dal comune per cogliere gli attimi e i trend. Lo dimostra anche il fatto che delle prime 10 corporation americane del 2000 solo tre sono rimaste nel gruppo nel 2015. E metà delle dieci attuali appartengono all’industria informatica (ecco! L’ho ridetto). I manager di quelle 10 saranno impegnati nel pensare a come reagire, possibilmente prevenire o addirittura orientare, l’evoluzione sociale e tecnologica. Emergeranno sicuramente nuovi protagonisti, oggi magari poco considerati o sconosciuti, e tra i nuovi ci saranno quelli che avranno successo.

Bisogna innovare, è la ricetta di tutti. Certo, ma innovare ormai è una componente strutturale del business, non in sé un valore. Innovare bene lo è. E se innovano meglio i concorrenti? Più un’azienda è grande e strutturata più soffre la necessità di adeguarsi al costante e rapido cambiamento che la situazione impone. E più ha successo più tende a mantenere lo status quo. Per questo molti colossi considerano strategico acquisire operatori più piccoli e innovativi. Poi si tratterà di integrarli al meglio, che è un’altra operazione managerialmente complicata.

Insomma, difficile fare il manager di questi tempi. Ma redditizio.

 

TIM

Buono il trimestre TIM, ma non abbastanza per pensare che la società abbia il vento in poppa. In Brasile ristrutturazione in corso, che vuol dire circa 1700 persone in meno, mentre in Italia, oltre a qualche incertezza e difficoltà su come muoversi a proposito della banda larga e del coinvolgimento di ENEL, parte il “piano Cattaneo” per la riduzione dei costi: via un manager su quattro, cioè 170 persone. Inevitabile, però la società italiana deve fare tutto con grande cautela, che vuol dire in accordo con i sindacati, dunque ricorrendo all’incentivazione di uscite volontarie e dando priorità a chi ha maturato i requisiti per la pensione. Tra costoro ci saranno anche quelli che potranno anticipare l’uscita dal lavoro come previsto dalla legge Fornero, che non è l’accozzaglia di scempiaggini che qualcuno vuole far apparire.

Niente di male nell’andamento soft, anzi, però il problema non riguarda alcuni concorrenti, liberi di agire diversamente, con più rapidità e anche violenza, in certi casi. Nel frattempo il mercato premia i violenti e penalizza gli altri: le azioni Telecom, ora TIM, hanno praticamente dimezzato il loro valore nell’ultimo anno, penalizzate secondo gli analisti dal debito ereditato da scalatori senza scrupoli e da una certa ridondanza di risorse.

La “fair competition” meriterebbe una definizione globalmente condivisa.

 

Controllo delle nascite

Il governo cinese è molto indaffarato. Due milioni di coppie hanno presentato richiesta per avere un secondo figlio. Le domande attese però potrebbero raggiungere i cinque milioni. Il permesso è legato ai genitori (figli unici o no) e ad altri parametri. La politica demografica cinese è molto precisa e risale ai tempi di Mao. Si calcola che finora abbia impedito la nascita di circa 400 milioni di persone. E anche, si mormora, scoraggiato milioni di copulazioni.

 

Cronaca vintage

Ricordo di Guido Gonella, DC, più volte ministro dell’istruzione e della giustizia dal 1946 al 1973

>>Anche l’abito fa il monaco: la blusa nera e i calzoni d’oltre oceano (i blue jeans) costituiscono una specie di immunizzazione morale di questo esercito di gaglioffi. Pedagogisti e psicanalisti hanno già rilevato una più accentuata spinta alla criminalità nei giovani che credono di riparare le loro responsabilità sotto il fragile usbergo di una divisa, anche se trattasi di una divisa da straccioni<<. (intervista a Oggi, settembre 1959).

>>La colpa massima della televisione è di aver introdotto Togliatti e la gemelle Kessler nel cuore

 

Pensierino

Nulla al mondo è più pericoloso che un'ignoranza sincera e una stupidità coscienziosa. Martin Luther King

Inserito il:07/08/2016 17:15:30
Ultimo aggiornamento:07/08/2016 17:23:21
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