Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jacek Yerka (Kowalski) - (Torun, Polonia,1952 - ) - Elogio della lettura

 

Insieme per la cultura. Un patto tra chi comanda.

di Davide Torrielli

 

L’immondo deterioramento della visione sociale, sta portando ad una sensibile quanto pericolosa modifica della considerazione comune verso lo studio e la cultura, tentando di portare la stessa ai margini delle aspirazioni dei giovani di oggi.

Allo studio serio, prolungato nel tempo, concentrato, fatto di sacrifici costanti, si preferisce un percorso più corto, intriso di nomi altisonanti, cosparso di stages formativi che aspirano a passare rapidamente al mondo del lavoro, che è ben diverso da come lo si prospetta.

Il denaro rapido, per sostenere un posizionamento sociale veloce e non giustificato dalla necessità di iniziare presto a guadagnare, necessità che invece fu dei tempi passati, nei quali invece la gente studiava e seriamente.

Perché quindi le lauree triennali, i nuovi nomi dei licei che li fanno sembrare moderni, mille e più mille declinazioni di geometri, maestre, ragionieri e periti che così sono e rimangono ma, chiamandoli in modo differente, studiano di meno e si sentono più colti.

Così non è in quanto tutti sanno benissimo che cambiare solo il nome alle cose non porta di per sé nessun cambiamento vero e dopo tre anni non si è laureati.

Un operatore ecologico rimane spazzino così come una operatrice scolastica la rivogliamo bidella!

Da tempo immemore, per essere laureati occorre studiare deciso, tanto e in modo esteso nel tempo, perché la cultura non è un’iniezione endovena, ma un farmaco a lento rilascio che fa effetto dopo tanto tempo e solo se assunto per un periodo prolungato.

Esprimo quindi un appello al governo ed ai lettori che so essere sempre attenti a queste materie, richiamandoli a una più attenta valorizzazione dei curricula perché si dia il giusto peso a chi invece di dedicarsi a materie senz’altro nobili come la visione della modernità nel cinema, preferisce il greco, a aspetti artistici della fotografia preferisce il latino, la fisica o la matematica.

Ed ancora, preferire un laureato magistrale, definizione che pochi apprezzano, è d’obbligo, perché chi ha dedicato 5 o 6 anni invece di tre a spaccarsi la schiena all’università deve essere preferito: millantare dottorati conseguiti con la triennale è tollerato ed invece personalmente lo reputo offensivo ed in questo, ancora una volta, le nostre istituzioni latitano in quanto andrebbero comminate sanzioni per chi utilizza titoli non sudati e conseguiti.

Il comune modo di pensare che porta a considerare le materie classiche come desuete poco moderne, efficaci e produttive va stigmatizzato e condannato in quanto la cultura, quella vera, che distingue una persona dotata di consapevolezza sociale e armata di strumenti potenti viene dallo studio completo ed approfondito dei classici in generale, siano essi letteratura, filosofia, fisica, chimica, matematica e quant’altro ci hanno così generosamente lasciato in eredità.

È un po’ come voler correre veloce senza gambe allenate, voler volare senza le ali. Lo studio fornisce strumenti non nozioni, consapevolezza non effimere conoscenze.

È quindi compito di chi comanda, chi guida il treno della vita e della società, far salire nelle carrozze di prima classe chi davvero ha pagato il biglietto e non tutti indistintamente perché oggi frequentare l’università costa in un anno poco più di un iphone che vedo girare come acqua fresca.

Ritengo indispensabile che noi generazione che volge ormai alla fase terminale della carriera, ci si dedichi a diffondere il comune pensare che studiare fa bene, matura, rende liberi e presenti, pronti per affrontare sfide dure e minacce da tutte le parti.

Conoscenza, tanta, è il miglior viatico per una ottimale comprensione di un mondo che cambia e solo conoscendo perfettamente le regole, si gioca al gioco della vita.

Pensare di sapere, è lontano dal saper pensare, condizione riservata purtroppo, o per fortuna, a chi si dedica anima e cuore allo studio, preferendo libri ai centri commerciali, viaggi e conoscenza a sterili noiose quanto pigre permanenze stanziali: una settimana a Rimini o Riccione costa più di un vagabondare per il mondo senza tanti strumenti, preferendo B&B a hotel 4 stars, la domenica in montagna invece della partita allo stadio, ricettacolo di maleducazione ed un vero concentrato di disastro sociale.

L’appello è a chi può discernere, valutare e selezionare affinché si consenta a chi ha scelto la cultura, di poter emergere e far valere gli strumenti che con fatica ha messo a punto a dispetto dei grilli canterini.

Solo facendo così permetteremo al nostro paese, di poter tornare ad essere sinonimo di conoscenza, culla dei colti che fu e che deve tornare ad essere.

Te curas.

 

Inserito il:11/10/2018 16:23:58
Ultimo aggiornamento:11/10/2018 16:32:36
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