Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Robert Alexander Hillingford (London, England, 1828 – 1904) – The Duel Fair Play

 

Lettera aperta a Messer Mario Moncada della casata di Monforte

di Vincenzo Rampolla

 

Messere,

in un suo commento ad un mio recente scritto, Lei mi ha tacciato di "Trombone Sionista". Ingiuria sfacciata e gravida di odio, rozza e insolente. Parole grevi e inappropriate, parole usualmente uscite dalle bocche di avvinazzati osti o di mercanti di stallatico, parole imperdonabili da uomo del suo lignaggio, che lei vanta con assiduo ardore. Parole che giungono come offesa e insulto. Siffatto epiteto va lavato, Messere. Dissimulare e non curare l’offesa e la calunnia è di solito rimedio più efficace che il risentirsi, il reagire, il vendicarsi. La noncuranza le fa svanire, mentre l’irritarsi fa quasi apparire che siano giuste. Ho detto quasi, ho aggiunto apparire. Questa calunnia è moneta falsa, e senza scrupolo, Lei l’ha fatta fluire nell’arena della Associazione Nel Futuro e tra il mondo esterno di migliaia di lettori. E ciò è scorretto e imperdonabile.

La si canti pure, ha detto Goethe, presto si dileguerà.

Chi le dà l’ardire di colpire in siffatto modo chi Lei non conosce, con un taglio più acuto della spada, con una lingua con più veleno di tutti i vermi del Nilo? aggiunge Shakespeare.

Dal 2014 ad oggi solo 6 articoli suoi sono stati scritti per i lettori. In 2 anni, da parte mia più di 200 ne sono stati pubblicati, al top di lettura. Fattosi scudo con le copertine dei suoi libri da dozzina, attende l’uscita di ogni mio lavoro sul tema ebraismo per lanciare ipocritamente le sue frecce. Come un cecchino, in tutto quello che fa, mira alla propria esaltazione e al proprio vantaggio. Così traspare dalla sua biografia, così trasuda dai suoi commenti. Messere, strappi la maschera, dinanzi allo specchio non serve. Raccolga la carezza al viso del mio guanto di sfida e si prepari al duello. Il duello è vicino, è la tenzone ad armi pari fra due contendenti, non per risolvere una controversia ma per la difesa dei valori posti in gioco. Dei miei io parlo. Che cosa conosce Lei del suo presunto avversario, per infierire su di lui con simile acredine? Che cosa la porta da anni ormai ad accanirsi con tale astio contro chi conosce appena di nome? L’Alighiero l’avrebbe condannata tra gli ignavi e i superbi, a giorni alterni nei gironi, tra i vili e i codardi e quelli spiritualmente pigri. La superbia è un male comune dei nobili, Messere. Quelli di razza, almeno. E ancora l’Amleto mi sussurra: Di gentiluomini antichi non vi sono che i giardinieri, gli scavatori e i becchini: essi mantengono viva la professione di Adamo… Chi sopporterebbe l’insolenza e il disprezzo ricevuti da un indegno, quando si potrebbe saldare tutto con un semplice spadino?

Le parole del Manzoni mi aiutano a chiudere questa mia lettera aperta: Le ingiurie hanno un grande vantaggio sui ragionamenti, ed è quello di essere ammesse senza prova da una moltitudine di lettori. Possano Metatron insieme a Michele e Gabriele assisterla dall’alto della corona del Keter nella Sephirah, quando su di Lei aleggerà l’alito dell’anatema costruito per lavare la sua offesa al mio onore e alla mia dignità.

Voglia Messere ricevere i miei rispetti, con il duplice invito a leggere Una madre ebrea, storia vera dello scrivente e di sua madre, e a praticare la circoncisione, animi et corporis bonis.

 

Inserito il:14/07/2021 16:02:57
Ultimo aggiornamento:14/07/2021 16:25:19
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