Intorno al silenzio.
Il silenzio è assenza di rumore. Può essere un modo di rispondere ad una aggressione verbale, può essere ancora imposto o necessario per motivi di prudenza, di amicizia, professionali o, infine, può essere la copertura di azioni illegali e conseguenza di uno stato di paura ed in questo caso assume il nome di omertà.
È in ogni caso una importante manifestazione del modo di essere di una persona sia nella sfera pubblica, che in quella professionale e sia ancora in quella privata. Nel rapporto di una coppia spesso uno dei due rimprovera l’altro di non parlare a sufficienza e di usare il silenzio come risposta o per infastidire e importunare o per provocare.
Il silenzio è anche un modo per giudicare una situazione o una persona: “ è sceso il silenzio” si dice per descrivere una situazione banale, non entusiasmante, che magari ha avuto qualche momento di notorietà effimera. Ma anche per descrivere uno stato di pericolo o l’attesa di un successo. E si dice “fare scena muta” per indicare una persona incapace di rispondere, non preparata o comunque inadeguata per esempio in un rapporto professionale e soprattutto scolastico.
Il silenzio comunque interpretato è la manifestazione che si nota di più in ogni occasione, il modo più evidente per giudicare e per far capire il proprio sentire. Il corteo “ sfilava in perfetto silenzio” e sembra quasi di vederlo e di sentire quello che non si sente, ad esempio. E il perfetto silenzio del corteo può essere molto più rumoroso di un corteo vociante e che cerca in tutti i modi di farsi notare con grida e slogan.
È anche il silenzio quello che l’uomo cerca nella natura soprattutto da quando il modo di vivere e di spostarsi produce così tanto rumore e da quando il fenomeno delle grandi metropoli è sempre più diffuso e dove si concentra al massimo grado il rumore appunto. Il piacere di trovarsi nel silenzio e di sentire la voce della natura che si intreccia nel silenzio e che non si può sentire, ma percepire. E la percezione della voce della natura sembra a tutti molto più chiara e forte di qualsiasi rumore.
Nel mondo di oggi comunque il silenzio è quasi dimenticato, nessuno si sofferma più sul suo significato e sulla sua importanza, anche perché appunto è sempre più raro e sempre meno ricercato. Il silenzio così caro e importante per i pensatori e gli artisti del passato non esiste più, oggi si pensa e si crea nel rumore, un rumore che è dovunque, che si confonde con il silenzio con il quale viene scambiato spesso, e quando si crede di non sentirlo lo si provoca con qualsiasi mezzo come ad esempio la radio o più spesso, purtroppo, la televisione.
Forse adesso internet, la sua frequentazione, lo sviluppo del suo uso ci possono riavvicinare al silenzio e questo sarebbe l’effetto indotto positivo di questa tecnologia e di questo globale, universale sistema di comunicazione. Perché spesso il suo uso, l’uso della rete, è personale, in disparte, nel silenzio appunto.
Il silenzio è infine la caratteristica di due forme estreme di essere: da una parte il modo per manifestare il disaccordo, il modo per prendere le distanze dal pensiero dominante e dall’altra il baratro in cui si piomba quando la depressione, oggi una manifestazione sempre più comune come conseguenza dei modelli di vita disponibili, si impadronisce della persona e lo fa come prima cosa precipitare nella voglia di silenzio, come maniera di isolarsi, di distaccarsi, di andarsene.
Il silenzio, in altri termini, è il termometro per capire, per analizzare la modernità intesa come modo di vivere e come aspirazione culturale e interesse relazionale. È inoltre il criterio di valutazione di persone e cose più concreto e vero, cioè profondamente legato alla personalità dell’individuo o alla natura della situazione.
Peccato che al silenzio e ai suoi significati sia data sempre meno importanza. Peccato che la distrazione della nostra epoca ci porti fuori dalla voglia di vedere l’uomo a partire da noi stessi nel modo più intimo e non ci fa capire che l’esame dei silenzi di ciascuno è il miglior percorso per arrivare a capire.