Teresa Camele (1961-Lagonegro, Potenza) - Vecchio con bimbo
Auguri per il futuro
di Giorgio Panattoni
Perché mai si fanno gli auguri in questo periodo dell'anno? Perché si vorrebbe che le cose tutte migliorassero, gli affetti, l'economia, il lavoro, la vita di tutti i giorni. E saremmo tutti disposti a metterci un minimo di impegno se i risultati fossero credibili e probabili, con quel po' di coraggio che viene dall'essere in tanti.
Invece una gran parte della opinione pubblica, quella parte che la opinione pubblica la forma, si ostina a predicare sfracelli, disgrazie, difficoltà, come se non ce ne fossero già abbastanza, senza il minimo pentimento per chi vorrebbe invece un po' di speranza.
Avrei voluto intitolare questa nota “IL VECCHIO CHE AVANZA”, perché non si può guardare al futuro guardando indietro senza fare nulla per modificarlo.
Cito quanto LA REPUBBLICA, uno dei (pochi) giornali che si autodefinisce “progressista” titola, insieme all'ESPRESSO l'ultimo giorno dell'anno.
Un 2016 immobile per gli italiani Finisce l'attesa del nuovo Renzi resta il più amato e odiato. L’Europa non conta, gli Usa riconquistano la scena
Consumate scorte fiducia, un 2017 senza ottimismo
E sullo stesso giornale. Gli esperti:
"La prospettiva
del ritmo di crescita è positiva. Istat: "Si consolidano
i segnali della ripresa"
Come al solito grandi contraddizioni. Perchè? A me pare ci siano almeno due ragioni, tra le altre, per spiegare questi comportamenti. La prima, gli interessi economici, e quindi politici, particolarmente diffusi e presenti anche in Repubblica. Da sempre questo giornale ha supportato il cambiamento ma non troppo, la continuità indirizzata e la salvaguardia dei propri interessi. La seconda, la ormai consolidata abitudine dei nostri "intellettuali" a considerare più la forma che la sostanza, più gli aspetti apparenti e le contraddizioni che i contenuti, evidenziando sempre comunque l'uomo che morde il cane come prassi di interpretazione della realtà. E così in evidenza sempre gli aspetti negativi, la lesione degli interessi consolidati, le difficoltà inevitabili del cambiamento e del transitorio assunte come elementi assoluti di giudizio negativo.
Tre piccoli esempi: 1. la scuola. Tutti d'accordo che siamo indietro in Europa, che la situazione è negativa sia nei contenuti, sia nelle forme di relazione, sia nella considerazione del merito, sia nei rapporti di lavoro. Ma comunque il cambiamento, pur avviato, non va bene, non perchè vi siano elaborazioni alternative nel merito dei processi, ma per gli inevitabili squilibri che il cambiamento comporta. Al diavolo i pur pochi elementi positivi, magari da discutere, ampliare e consolidare. C'è sempre un signore di Arezzo che deve andare a Bologna e non vuole. 2. la burocrazia pubblica. Anche in questo caso tutti d'accordo nel giudicare questa una delle cause sostanziali della arretartezza del paese. Ma attenzione a cambiare, ci saranno problemi, dopo decenni di indecenti garanzie senza misura. 3. la giustizia. Una palla al piede per un paese moderno, troppa burocrazia, troppe incertezze, etc. Ma cambiare come si fa, gli avvocati italiani sono pari a quelli di quasi tutta Europa, una forza davvero.
Si afferma che uno dei sentimenti che affiorano per approcciare il 2017 è la nostalgia. Ma nostalgia di che? Essa è un sacrosanto diritto di chi invecchia, che seleziona la esperienza personale, il buono della sua vita cancellando il cattivo, ma non è e non deve essere un valore da rivendicare per il futuro. Non è compatibile.
Pensiamo alla nostalgia di chi a suo tempo ha inventato il computer o a chi si occupa oggi dei droni o della riorganizzazione dei musei nazionali, o degli studi sul DNA per guarire da malattie giudicate inguaribili, le prime quatrro cose che mi sono venute in mente pensando al futuro tra le tantissime che si possono citare.
O pensiamo alla nostalgia di chi ha a che fare con i regolamenti della Pubblica Amministrazione per portare avanti il suo lavoro. O con processi che durano anni con sentenze dal tutto contraddittorie.
Mi fermo qui, perchè la rabbia che monta a vedere un atteggiamento così negativo e così controproducente per affrontare il prossimo anno, da parte di chi ha un potere di indirizzo e di convincimento dei più deboli potrebbe portarmi ad esagerare.
Però gli auguri li faccio lo stesso, perchè credo che il futuro dipenda anche da noi, dalla nostra capacità di fare e di supportare quella molla fondamentale che è la speranza di un domani migliore, dalla capacità almeno di comprendere cosa anima chi annega nei barconi nel Mediterraneo.
Il futuro si potrebbe riassumere in un pensiero semplice e diretto, anche se difficile: SE SI CREDE SI PUO'. Bisogna creare le condizioni perchè questo credere diventi di tanti, di più.
Questo è l'augurio che ci meritiamo, se vogliamo.