Irenemaria (from Norrkoping, Sweden ) - Old man crying drawing
Pensieri di un ultraottantenne
di Gianni Di Quattro
Non si è mai parlato degli ultraottantenni come in questo periodo. Prima della pandemia che sta devastando il mondo e il nostro paese in prima fila era una categoria di persone dimenticata, ogni tanto se ne invitava qualcuno a qualche riunione professionale sempre che si trattasse di qualche protagonista magari del passato e lo si curava come un cimelio esposto in una bacheca protetta. Anche le famiglie se ne ricordavano per le feste o per qualche incombenza di tipo notarile ad esempio.
Nel nastro della vita ogni tanto, forse bisognerebbe dire abbastanza spesso, ne scompariva qualcuno, se ne parlava tra vecchi amici e con qualcuno che ne aveva sentito parlare e il mondo andava avanti. I vecchi amici soffrivano sia per la perdita dell’amico, di un protagonista di un pezzo dei propri ricordi, ma anche perché lo si interpretava come una specie di avviso di chiamata, direbbero i telefonici.
Adesso se ne parla tanto. Intanto si è scoperto che la maggioranza delle innumerevoli morti del corona virus è costituita da ultraottantenni per l’80% e forse più. Questo ha portato ad un notevole risparmio dell’INPS nelle spese per la erogazione delle pensioni (sino a questo momento per quasi 12 miliardi) e nello stesso tempo all’odio di molti negozianti, in particolare ristoranti e bar, costretti a stare chiusi per la grande quantità di contagi e di morti di questi reduci sociali. Probabilmente questa categoria sociale pensa che non vede l’ora che gli ultraottantenni finiscano di esistere una volta per tutte per ricominciare a vivere. Lo so che non è bello ma come diceva un grande pensatore homo homini lupus.
Poi questi ultraottantenni occupano in modo massiccio gli ospedali prima di morire, impedendo la cura di altri malati per altre malattie e questo fa mormorare tanti, magari a mezza voce ma senza alcun dubbio con molta decisione. Infine in questa operazione di vaccinazione della popolazione per combattere e debellare il virus, gli ultraottantenni sono stati indicati come i primi da vaccinare, ma spesso sono scavalcati da categorie che ritengono di averne più diritto perché stanno vivendo, sono in mezzo alla gente, svolgono funzioni sociali, insegnano e curano, divertono e suonano, offrono servizi di relax o di vacanza.
Tutte cose che gli ultraottantenni non frequentano, non ne hanno più bisogno, sono al di fuori della loro vita. Ma gli ultraottantenni sono tuttavia difesi dal governo, perché si pensa che solo mettendo in sicurezza questa gente si possa risolvere il problema. Sarebbe più semplice eliminarli ma non è considerata, almeno ufficialmente, questa ipotesi come possibile.
Naturalmente i pensieri di un ultraottantenne in questo periodo non sono allegri. Intanto devono sopportare l’età avanzata, gli acciacchi e spesso mali più seri, si sentono spesso al di fuori del gioco della vita, relegati come gli ultimi esemplari rimasti di qualche razza in qualche zoo sperduto del pianeta, in pericolo di vita per il corona virus, terrorizzati dalla morte vicina e dal pensiero di una brutta morte vicina, guardati male dalla società, dalla maggioranza della gente.
Un ultraottantenne non sta vivendo un buon periodo di vita, per cercare di vivere deve provare a far finta che già non esiste, che non si muove, non rappresenta un pericolo, se gli succede qualcosa non disturberà. Si racchiude nei suoi ricordi, negli affetti vicini e riservati, nel percorso di vita e nella bellezza che ha sempre cercato e spesso trovato, nei sentimenti che lo hanno emozionato. E poi spera che passi la nottata e che possa ancora usufruire di un pezzo di strada, di un pezzo di vita.