Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 

L’Islam sotto casa - Una scorsa all’Europa (1/3)

di Vincenzo Rampolla

 

Islam può tradursi con sottomissione, abbandono, consegna totale di sé alla volontà divina [dalla radice aslama, congiunzione di salima, essere o porsi in uno stato di sicurezza, collegato a salām pace]. È una fede abramitica basata sul dogma del monoteismo assoluto fondata su 5 pilastri: la testimonianza di fede (shahada), la preghiera (salat), la zakat (elemosina), il digiuno (sawm) e il pellegrinaggio (hajj). Corano alla mano, il musulmano considera il libro sacro lo scrigno della parola divina.  Intorno al XIV e XV secolo, l’Impero Ottomano si espanse nell’Europa sudorientale, favorendo la diffusione dell’Islam in quelle regioni.

Quali sono oggi i primi Paesi in Europa con forte presenza musulmana?

Con 451.000 musulmani, l'Islam è la seconda religione più diffusa in Svezia, Paese a maggioranza protestante con 10M di abitanti. I tartari furono i primi musulmani a abitare la moderna Svezia. La religione si è diffusa oggi con musulmani immigrati o residenti immigrati da Bosnia-Erzegovina, Turchia, Iran e Iraq.

In Austria, 8,2M abitanti, i musulmani rappresentano la minoranza religiosa stimata in 475.000; quelli di origine turca rappresentano il gruppo più numeroso, inclusi elementi di origine bosniaca,

molti fuggiti dalla guerra dopo la disgregazione della Jugoslavia, inizio anni ’90. In Belgio la pratica dell'Islam è relativamente nuova, osservata in particolare in comunità di 638.000 musulmani, 6% della popolazione di 11,1M abitanti. La più parte proviene dal Marocco e dalla Turchia, giunti come lavoratori migranti. Primo Paese in Europa a riconoscere l'Islam, ha inserito la religione nella legge del 1974, con l'organizzazione di lezioni di religione musulmana nelle scuole pubbliche. Gli imam belgi vengono formati in Arabia Saudita.

La storia dell'Islam nei Paesi Bassi potrebbe essere scritta nel XVI secolo con le origini dei primi Ottomani nelle città portoghesi. Nel XIX secolo, controllavano le Indie Olandesi Orientali, regione che si è separata dall'Indonesia nel 1945, il primo paese musulmano del mondo [87% musulmani su 274M abitanti in 17.000 isole]. Oggi, su 9,1M di abitanti, 914.000 olandesi sono musulmani, dopo cattolici, protestanti e un forte tasso di popolazione atea.  

A Cipro, Paese di circa 1,205M ciprioti, l'Islam è praticato da 200.000 persone concentrate al nord. È storica la lotta dell'imam Shakir Alemdar che ha ridato vita alle moschee del sud, diviso tra il nord occupato dalla Turchia nel 1974 e il sud popolato da ciprioti in prevalenza ortodossi. La Bulgaria ha una vasta popolazione musulmana di circa 1,002M di fedeli che includono turchi, tartari e bulgari e soprattutto nel nord-est della Bulgaria, in Dobrugia, al confine con la Romania. L'Islam riunisce 713.000 praticanti nella Macedonia del Nord, Paese balcanico senza sbocco sul mare e con 2.2M abitanti. La Costituzione della Repubblica garantisce la libertà di confessione. In Montenegro l'Islam è la seconda religione con una popolazione di 116.000 musulmani per lo più bosniaci e albanesi per etnia. In questo Paese sono caratterizzati come i musulmani un tempo perseguitati, ma la cui identità è stata riconosciuta con l’integrazione islamica in Europa. In Bosnia e Erzegovina, l'Islam è una delle principali religioni con oggi circa 1,564M praticanti inseriti nei secoli XV e XVI con la conquista ottomana della Bosnia ed Erzegovina. La fede cristiana e gran parte dei cristiani convertiti ostacolano la presenza della comunità musulmana. In Kosovo 2,104M abitanti sono in maggioranza di origine albanese e legati alla fede musulmana in prevalenza sunnita; la costituzione prevede la separazione della religione dallo stato, rendendo il Paese uno stato laico, neutrale in materia di credo religioso, ove tutti sono uguali davanti alla legge e alla libertà di credo e di coscienza. L’Albania è un piccolo Paese con 3M di abitanti che ottenne l'indipendenza nel 1912,

fu poi invasa dall'Italia nel 1938 e dalla Germania nazista nel 1943. Liberata nel 1944 subì una dittatura autoproclamata democrazia popolare. Tra il 1945 e il 1990, con il governo di Enver Hoxha, il Paese fu isolato dal resto del mondo e nel 1968 ogni pratica religiosa venne vietata sotto pena di reclusione, rendendo obbligatorio l'ateismo di stato. Dalla caduta della dittatura negli anni '90 la popolazione segue in parte diverse forme di religione, con circa 2,601M musulmani di corrente baktachista, ramo dell'Islam aperto a tutte le altre religioni.

L'Islam è la terza fede più diffusa in Germania, 81,8M abitanti, dopo cattolici e protestanti, con un numero di seguaci prossimo a 4,119M. I primi musulmani si insediarono in Germania nel quadro delle relazioni diplomatiche tra il Paese e l'Impero Ottomano. L'alevismo, uno dei 10 movimenti islamici del Paese, riunisce 500.000 musulmani eterodossi e rivendica al suo interno la traduzione universale e originale del Corano. Secondo fonti religiose, questa corrente trasmette idee allineate con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo. I musulmani Alevis-Bektachi non sono tenuti a eseguire le 5 preghiere rituali quotidiane o a fare un pellegrinaggio alla Mecca e il loro luogo di culto non è la moschea, ma il cemevi, casa o luogo di ritrovo per preghiere miste dove donne e uomini celebrano le loro cerimonie religiose (sama ad esempio, è una impetuosa danza sacra riconosciuta e classificata come patrimonio culturale immateriale dell'umanità).  La mappa confessionale della Germania si è notevolmente diversificata a partire dalla fine degli anni ‘80 con l'insediamento di immigrati di tradizione islamica, masse che evolvono con l’emergere dell’Islam sulla scena pubblica; forti e frequenti i dibattiti sul simbolismo del velo, per molti segno dell’oppressione delle donne nell’Islam.

Dopo protestantesimo e cattolicesimo, l'Islam è oggi la terza religione in Francia, con 64,7M abitanti, tra i principali Paesi di immigrazione nel mondo per praticanti, stimati in 4,704M e per numero di luoghi di culto. La maggioranza dei musulmani appartiene alla corrente religiosa dominante sunnita. La colonizzazione nei secoli XIX e XX portò all'integrazione di diversi territori musulmani nella Repubblica francese, un vero e proprio dipartimento con l'Algeria. Nella prima guerra mondiale, 132.000 migranti nordafricani hanno trovato lavoro in Francia mentre altri si sono inseriti nell'esercito. La grande moschea di Parigi fu inaugurata nel 1926 per offrire a Parigi una sede al crescente numero di musulmani algerini, iraniani, marocchini, tunisini, maliani e senegalesi.

L'Islam è tra le religioni tradizionali della Federazione Russa. In alcune regioni come il Caucaso è presente da più di 1300 anni. Sulla terra russa, gli aderenti all'Islam apparvero nel VII-VIII secolo durante l'espansione del califfato arabo. Divenuta la religione principale, l'Islam si è diffuso dalle terre del Caucaso settentrionale al Volga ed è parte integrante della storia e della cultura del Paese. L'attuale regime ne celebra regolarmente il ruolo nella vita della Federazione e nella sua riconquista dello status di grande potenza. Il centro politico e culturale dell'Islam è Kazan. Dopo gli ortodossi (circa 16%) e il rimanente non praticante, l’Islam è la seconda religione in Russia, con circa 140,7M abitanti e 16,379M musulmani inclusi tartari, baschiri e ciuvasci; vivono nelle regioni del Volga, degli Urali, della Serbia e nella zona paneuropea e sono la corrente sunnita del califfato, mentre i popoli del Caucaso settentrionale sono un’altra classe dei musulmani russi.  Da diversi secoli, in Turchia l'Islam è la religione prevalente, con i musulmani stimati in 79M su circa 85M di abitanti, senza essere la religione di stato. A differenza di alcuni paesi musulmani, l’Islam turco ha al suo interno diverse correnti come l’Alevismo e il Bektashismo e una maggioranza di musulmani sunniti.

Prima di trattare il caso dell’Islam in Italia, sviluppato in dettaglio in 2 articoli successivi, emerge la domanda: noto il numero di musulmani, quanti e quali sono i luoghi di culto ove si radunano?

Nel dibattito politico europeo, la parola moschea sta per Islam, e l'Islam spesso evoca l'altro, l’avversario. È un rimbalzo di significati che rivela la difficoltà dei Paesi europei nella transizione verso il pluralismo religioso. L'Islam è ormai dentro lo spazio pubblico, oggetto di dibattito e di conflitto culturale e politico, come ha dimostrato il referendum svizzero contro i minareti del novembre del 2009, e come mostrano le polemiche intorno alle moschee dalla Svezia all'Italia. Attraversando l'Europa, dalla Gran Bretagna alla Grecia, con Spagna, Francia, Italia, Austria, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca e Paesi del Nord, esistono 9.090 moschee e luoghi di culto islamici per una popolazione musulmana di 16,56M (dati al 1.12.2009). È al Phone Center, nel negozio etnico, nella macelleria halal sotto casa, che si incontra il marocchino che a un’ora precisa a lui nota, s’inginocchia su un cartone rivolto alla Mecca. L’Islam tra di noi è questo. Anche questo. Non solo una religione, ma un fenomeno sociale delicato e spinoso. Sconosciuto.

Come tale lo analizzano libri e ricerche (dati a gennaio 2011), dove la mappatura rigorosa dei luoghi di culto islamici mostra un’Europa con circa 23M di musulmani e 11.000 moschee (2.600 in Germania, 2.100 in Francia, 764 in Italia, più di 1.000 in Gran Bretagna, 1.867 in Bosnia e così negli altri Paesi). E quando si dice moschea non si dice solo tempio, ma spazio dove in primo luogo i musulmani si ritrovano a pregare: può iniziare da un tappeto, continuare con una stanza, proseguire con la sala di preghiera e concludersi con la moschea vera e propria. Questa non è solo luogo religioso, secondo la tradizione cristiana, ma anche spazio politico-organizzativo.

Di queste moschee, costruite con tale scopo, se ne contano circa 200 in Francia, 100 nei Paesi Bassi, 70 in Germania, 300 (su 400) in Grecia e, in gran parte ricostruite dopo la guerra, ben 1.472 (su 1.867) in Bosnia, dove esiste una popolazione islamica autoctona. Anche l’Italia gioca la sua parte. Ad esempio, nel 2009-2010, periodo iniziale di un forte fermento politico e sociale sul tema dell’immigrazione, con 1,3M musulmani (il 2,2% dei residenti, su una media europea del 3,77%), prendono vita 3 moschee: una a Catania (in fase di dismissione per nuovo progetto), una a Milano-Segrate e la terza, inaugurata nel 1995 come grande centro islamico culturale, a Monte Antenne a Roma. In totale l’inventario delle 761 cosiddette moschee italiane è costituito in massima parte da sale, stanze, spazi ricavati in capannoni, magazzini, scantinati e negozi. Nel periodo, una moschea è stata in allestimento a Colle Val d’Elsa, in Toscana, mentre in diverse altre città sono state in fase progettuale o a inizio lavori, senza una fine certa e programmata.

Un’ analisi dettagliata della situazione di moschee e luoghi di culto viene sviluppata nel secondo articolo sull’Islam ma si impone prima la lettura e la decodifica degli umori politici e sociali. È una priorità, per cogliere la temperatura degli stati d’animo della classe dirigente italiana e dei suoi interventi. I politici osservano che una città come Milano dovrebbe avere una grande moschea, al pari di altre metropoli europee per dimostrare il proprio profilo internazionale anche con attività collaterali (incontri, dibattiti, attività culturali e cerimonie collettive). Secondo Stefano Allievi, docente di Sociologia e direttore del Master sull'Islam in Europa presso l'Università di Padova, il sospetto e a volte l’ostilità verso l’Islam, soprattutto nel Nord Italia, impediscono la costruzione di mosquées cathédrales. Per evitare contrasti, si ricorre alle tipiche vie di mezzo nostrane (vedi mimetismo): si dice SI’ alla moschea purché non vistosa, niente cupole, mezzelune o segni e fregi che ricordino l’orientalismo architettonico. Si dice NO a quel simbolo di potenza, grandezza e forza rappresentato dal minareto. Sono stati proprio i minareti a innescare operazioni, anche legislative, in odore di anti-islamismo. È successo anche in Carinzia nel 2008, con la loro messa al bando, e in Svizzera. Qui, a maggio 2007 la costruzione di minareti ha scatenato polemiche politiche e legali, quando un gruppo di politici di destra dell'Unione Democratica di Centro e dell'Unione Democratica Federale, con il comitato di Egerkingen, hanno scagliato la prima pietra nel novembre del 2009 e le torri di dominio sono state sottoposte a un referendum che le ha bandite con il 57% dei voti.                                

Il tutto a conferma che la presenza dell’Islam nello spazio pubblico europeo è un serio problema. C’è anche uno spazio acustico che l’Islam vorrebbe occupare con l’adhan, o appello alla preghiera, ma il rifiuto è stato totale anche là dove si era trovato il consenso per la costruzione di moschee. Non si può dire che l’Islam abbia trovato in Europa strade su cui agire indisturbato. Sempre secondo il sociologo i partiti anti-islamici europei sono a tal punto legati tra di loro da formare una sorta di «internazionale dell’islamofobia». E comunque, a livello di sensibilità popolare, due sembrano essere le maggiori ragioni di ostilità alla moschea: la perdita di valore delle case intorno e la paura di aumento della delinquenza. A questo si aggiunge l’eterna sindrome Nimby (Not in my backyard, Non nel mio cortile). Sulle sensibilità popolari soffia il vento della politica e sulla combustione del fenomeno, molto influiscono i mass media, pilotati da abili manovratori.

Dove stiamo andando? … può essere la domanda, visto che il conflitto si accende in funzione dei minori o maggiori diritti concessi ai musulmani e visto che il fattore tempo assegna un ruolo rilevante nell’integrazione sostanziale dell’Islam. Che dire, con un guizzo negli Usa, del discorso di Obama del 4 agosto 2010, a favore della costruzione di una moschea a pochi passi da Ground Zero, in nome della libertà di religione che in America prevale su tutto? Si entra in un’altra dimensione, auspicabile dimensione, certo, anche per l’Europa, partigiana di una pacifica e ragionata apertura nei confronti dell’Islam. Di quello stesso Islam, peraltro, che nei Paesi dove domina dovrebbe portare grande rispetto a tutte le minoranze, a cominciare da quelle cristiane, o a chi, musulmano, al cristianesimo o ad altra fede decidesse di convertirsi. Troppo bello per essere vero. Molti eventi, alcuni molto dolorosi, dicono che non si stia andando in questa direzione. Si parla di musulmani e di Islam e spesso si tende ad avere un approccio ambiguo e clamoroso, volutamente eccessivo e distorto, impreciso e di parte. C’è chi dice che da qui a pochi anni l’Europa verrebbe invasa da masse proveniente dai paesi islamici, trasformandola da cristiana in islamica. Una recentissima ricerca congiunta tra Svezia, Svizzera e UE preconizza, tabelle alla mano, che entro i prossimi 20 anni, in uno scenario di migrazione zero, la percentuale di musulmani in ogni singolo Paese europeo, sarà molto vicina al raddoppio della presenza percentuale attuale. Tanto per fare esempi: Francia da 7.2% a 12.7%, Germania da 5 a 8,7, Svezia da 4,5 a 11,1, Italia da 4,5 a 8,3, Austria da 5,8 a 9,3, Olanda da 5,5 a 9,1 e Belgio da 5,5 a 11,1. Inutile continuare. Ogni Nazione è artefice del proprio destino. L’aveva già detto Appio Claudio nel 300 a.C.

Consultazione:         f. ciocca: l’islam italiano, un’indagine tra religione, identità e islamofobia - meltemi ed. 2019; lenius – gennaio 2023;m. chiara biagioni; thibaut blanc; ismu ( iniziative e studi multietnici ); stefano allievi, docente di sociologia all’università di padova - la guerra delle moschee (marsilio);  giorgio de simone; alessandro pertici - osservatorio giuridico cei;)

 

Inserito il:06/10/2023 18:31:12
Ultimo aggiornamento:07/10/2023 10:19:48
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