Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Nathan Greene (Michigan, 1961 - ) - The Healer

 

Primo Novembre: i santi sono fra noi

di Anna Maria Pacilli

 

I modelli di santità lungo la storia sono rappresentati, come è noto, dagli apostoli, dagli evangelisti, dai martiri, laddove nel martirio la fede è vissuta in modo estremo, in nome di se stessa e del sacrificio di sé. Successivamente i modelli di santità riconosciuti e proposti dalla chiesa sono stati per lo più i vescovi, i presbiteri e i monaci/che.


E questo, molto probabilmente, è attribuibile, oltre alla reale santità delle persone operata dallo Spirito, soprattutto al fatto che la Chiesa riconoscesse come opera di Dio, meritevole di essere portata come esempio, il servizio dei Pastori e la vita ascetica dei monaci/che, mentre non intravvedeva alcun eroismo o nessuna straordinaria testimonianza, salvo rare eccezioni, nel servizio reso nella politica, nel lavoro, nella vita matrimoniale.


Le “sante”, a differenza degli uomini, sono state “catalogate” sulla base della loro vita sessuale, la verginità costituiva un motivo di particolare merito, potevano essere state dottori, guerriere, ascetiche, ma ciò che contava davvero era aver avuto o meno rapporti sessuali: una donna era “compresa” solo come vergine o sposa.

Io credo, al di là della fede di ognuno e nel rispetto di chi la possiede o ne ha fatto una ragione di vita, che i santi siano tra noi. Senza particolari meriti, senza azioni gloriose, senza bisogno di encomi ed elogi.


Santo è oggi chi compie, semplicemente, il proprio dovere.
Santi sono gli operai di una catena di montaggio: quanto è faticoso e ripetitivo il loro lavoro.
Sante sono quelle donne che riescono a far quadrare il bilancio della famiglia ( che troppo spesso non quadra), occupandosi anche dei figli e mantenendo sempre il sorriso.
Santo è il lavoro di un medico in corsia, un medico che sappia fare ogni giorno quanto gli è richiesto, ed anche un pò di più, e non per acquisire onori, ma perchè il nostro lavoro è la cura ed il prendersi cura dell’altro.
Santo è il medico che sa fin dove arriva il suo lavoro e dove comincia quello del collega.
Oggi, nei reparti ospedalieri, sul territorio, presso i domicili dei malati, siamo tutti molto stanchi ed affaccendati: il lavoro aumenta, le giovani forze diminuiscono e l’età di chi è in trincea, avanza.


Non è necessario essere martiri e neppure credersi tali, non lo siamo affatto.
Fare il medico è una scelta, se non più una missione, e come scelta va perseguita.


Santo è chi ricorda, tra mille difficoltà, che un sorriso regalato a chi soffre è un sorriso regalato a noi stessi.
Non serve l’aureola, serve l’Amore.

 

(Pubblicato su www.annamariapacilli.it)

Inserito il:01/11/2018 12:17:41
Ultimo aggiornamento:01/11/2018 12:24:38
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