Jean Manheim (Bad Kreuznach, Germania, 1863 – Pasadena, California, 1945) - Happiness
Inseguire la felicità
di Gianni Di Quattro
Se la felicità esiste, come si riconosce, quanto può durare, cosa si può fare per cercarla sono i temi in cui si sono misurati i più grandi pensatori e anche oggi ogni tanto spunta un saggio, uno studio di qualcuno sul tema, magari con idee originali. Perché il tema della felicità è il grande tema dell’uomo, il suo ideale, il suo sogno, il suo paradiso terrestre.
Molti decidono che la felicità è la soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo. Diventare agiato, avere case ed automobili, comprare gioielli e profumi alle proprie donne per esempio o altrimenti raggiungere una certa posizione di prestigio nell’insegnamento, nella ricerca od ancora occupare posti di responsabilità nelle aziende, nelle istituzioni, nella politica o in altri settori della vita sociale dove tutti possono vedere, ammirare e constatare.
Pochi dicono, certamente una minoranza, che felicità è trovare un amore, conquistare amici con i quali condividere molto e che possono aiutare a riempire davvero la vita di emozioni, di bellezza, di umanità. L’amore poi può rappresentare il vero senso della vita, il sentimento che ci può condurre nelle profondità del nostro animo umano, quel qualcosa che ci può fare capire che non siamo soli nel deserto della vita e che l’intensità del piacere che ne deriva non è raggiunto dal piacere di raggiungere altri traguardi.
Gli uomini in generale si dividono in due grandi categorie e cioè quelli che la felicità la cercano e quelli che non la cercano, in modo cosciente o incosciente, a prescindere dal fatto che abbiano maturato dentro se stessi il valore, il significato e l’importanza della felicità per la loro vita.
Quelli che non la cercano la felicità è possibile che la incontrino e che non se ne rendano conto, è possibile che vivano momenti felici senza avere la possibilità di goderli sino in fondo e senza la possibilità di appuntarli come segnali positivi della propria vita.
Quelli che la cercano invece prima o dopo la incontrano e la possono assaporare e capire. Perché la felicità è fatta di attimi, di situazioni che riempiono per sempre la propria vita, nel senso che vanno oltre il momento in cui si verificano, ma fanno poi parte delle nostalgie, dei ricordi che sostengono la vita durante tutto il suo percorso anche nella sua parte finale, forse di più nella sua parte finale.
Cercare, inseguire la felicità è comunque una cosa bellissima, può essere la più grande sfida di un uomo nella propria vita e può davvero rappresentare il senso della vita. La felicità in altri termini è una specie di grimaldello che consente di vedere tutta la propria vita in una prospettiva di bellezza e di umanità, mentre non capirla, non inseguirla vuol dire ammantare tutta la propria vita in una nube grigia a prescindere dai successi che si possono raggiungere, o meglio che si pensa di raggiungere.
Ma la felicità è ancora di più, è una cartina di tornasole che consente di giudicare le persone, che consente di sentirsi più vicino ad alcune e meno ad altre, che ci fa capire i valori che guidano la vita di ciascuno. Tutto questo si evince con assoluta chiarezza dalla coscienza che ciascuno ha del valore e del significato di felicità, dal suo impegno per raggiungerla.
La felicità dunque non è un concetto astratto, non è una chimera, ma è un sistema di valori nel quale confluiscono la propria cultura, i propri valori, le interpretazioni della vita, il modo di vedere l’umanità, il senso della propria vita in definitiva.
Ragionarci sopra, rifletterci è un modo per capire se stessi, è un qualche cosa che ci può fare capire se la nostra vita è solo una maceria di rovine magari nascoste dietro ai successi, o, viceversa, una strada cosparsa di bellezza umana piena di episodi e di sogni. Infatti, i sogni fanno parte della nostra vita e contribuiscono alla felicità più di potersi sedere su un auto nuova e potente. E, infine, si può anche scoprire che già parlare di felicità è bello e fa bene al nostro futuro.