Stephen Shortridge (Red Oak, Iowa, USA, 1951-) - Not So Long Ago
L’invidia dei vecchi
di Gianni Di Quattro
L’invidia è uno dei sette peccati capitali nella dottrina cattolica, opposto alla carità, è normalmente vuol dire malanimo verso chi gode di un bene o di una prosperità di cui si vorrebbe godere al suo posto.
Ma vuol dire anche desiderare di condividere un piacere, una situazione, un benessere con qualcuno in una interpretazione più attenuata, meno drastica e non necessariamente intesa come il pass automatico per l’Inferno. Insomma l’invidia non è un sentimento standard, ma individua una gamma di sentimenti che variano in relazione alla cultura, alla posizione sociale o al ceto cui si appartiene, alla salute e all’età. Certamente anche per l’età.
L’invidia dei vecchi è infatti molto diversa da quella che invade l’animo di chi vorrebbe trovarsi al posto di un altro cui magari non si riconosce il valore per stare dove è o semplicemente perché si vorrebbe prendere il suo posto, perché è sempre mischiata da rimpianti e nostalgie per il tempo passato, per le cose fatte che si ricordano con piacere e per cose che non si sono fatte o perché non si è potuto o perché non si è stati capaci di farle o ancora, ed è peggio, perché non se ne è capita l’importanza, il significato, la bellezza.
Ed è strano come certe cose che non si sono capite a suo tempo tornano alla mente e quello che si dovrebbe fare e non si è fatto sembra così evidente e così facile che non si riesce a capire come mai non si è capito.
L’invidia molto spesso invade la mente di tanti vecchi, con esclusione di quelli che possono vantare una grande tranquillità economica e continuano a godere di privilegi formali e sostanziali, magari circondati da grandi famiglie cui loro hanno assicurato una vita comoda e felice e forse stanno per assicurare ancora più vantaggi visto che sono vicini alla famosa soglia che separa la consapevolezza dall’oblio.
Ci sono anche naturalmente vecchi che vantano la stessa tranquillità non tanto per motivi economici, ma in forza di una loro cultura, di una vita condotta a voler capire, soprattutto piena di amori e di amicizia.
Ecco, l’unica cosa che può addolcire l’invidia nei vecchi è l’amore del quale sono stati capaci e hanno avuto la possibilità di riempire la loro vita. Amore per la vita, per la bellezza, per la gente, per gli amici, per le donne, per le piccole cose della natura spesso anche con il piacere di condividerle.
Il grande poeta spagnolo, Antonio Machado, diceva che non si contano gli anni che passano, ma gli amici che si sono conquistati nel proprio cammino. Voleva dire che arrivare nella terrazza della propria vita magari con privilegi e benefici, ma senza o con poco amore e amicizia è come essere proprietario di una grande fazenda brulla, inutile, costosa e triste.
Dunque le cose che attenuano l’invidia dei vecchi sono due: il danaro che porta benessere e riconoscenza di terzi e amore che riempie l’animo e relega il sentimento della invidia in un piccolo cassetto della propria memoria, il cassetto delle cose che si hanno ma che non si frequentano, non si portano addosso.
Nel primo caso prospettato si attenua certamente l’invidia ma si sviluppa l’altezzosità e la presunzione, una delle più alte forme di immoralità come sosteneva Emanuele Kant. Nel secondo caso viceversa si ha l’attenuazione dell’invidia e al suo posto l’animo e la mente sono invasi da dolcissimi ricordi di amore che continuano. Perché l’amore, quando è vero ed è forte, può nascondersi, può non percepirsi più, ma non scompare, rimane dietro l’angolo sempre e riappare al solo passare su di esso con leggerezza la piuma del ricordo. Ed è una sensazione bellissima, la più bella tra tutte quelle che l’animo umano può offrire.
I vecchi non sempre possono insegnare ai giovani anche se così si dice, perché le cose che sanno e che provano spesso sono fuori tempo e inquinate da pregiudizi positivi o negativi che siano. Ma una cosa la possono raccomandare: per potere avere una vecchiaia priva di invidia e serena bisogna prendere tutto l’amore possibile e curarlo sempre perché rimane per sempre e si preoccupa sempre di guidare la nostra vita.