Aggiornato al 25/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Iris Perez Romero (Contemporanea – Santo Domingo) – Grooming 2014

 

Grooming: tutt’altro che cura

di Anna Maria Pacilli

 

L’uso di internet è profondamente radicato nelle vite quotidiane dei ragazzi e delle ragazze.

Il 93% tra i 9 e i 16 anni va online almeno una volta alla settimana (il 60% tutti i giorni o quasi).
I bambini cominciano a usare internet sempre prima: l’età media in cui si inizia ad andare online è 7 anni in Danimarca e Svezia, 8 negli altri paesi nordici e 10 in Grecia, Italia, Turchia, Cipro, Germania, Austria e Portogallo.
In tutti i paesi europei, un terzo dei bambini tra i 9 e i 10 anni e più dei due terzi (l’80%) dei quindici-sedicenni usano internet quotidianamente.
In Italia il 60% usa internet tutti i giorni o quasi.
I ragazzi e le ragazze, tra i 9 e i 16 anni, svolgono online molte attività potenzialmente vantaggiose: utilizzano internet per i compiti (85%), per giocare (83%), per guardare video (76%) e comunicare con i propri amici con i programmi di messaggistica istantanea (62%).
Una percentuale inferiore condivide immagini (39%) o messaggi (31%), usa una webcam (31%), accede a siti di condivisione di files (16%) o blog (11%)
In Italia il 57% dei ragazzi e delle ragazze ha un profilo su un sito di social network. Il 26% di chi usa i siti di social network ha un profilo pubblico.
Contesti di accesso e uso di internet più comuni sono quello domestico (85%) e quello scolastico (63%) e l’accesso a internet si sta sempre più diversificando, il 48% dei ragazzi e delle ragazze lo usa in camera propria e il 31% accede a internet tramite telefono cellulare o smartphone.
L’accesso a internet da un dispositivo mobile è una pratica diffusa in oltre il 20% dei ragazzi e delle ragazze in Svezia, Regno Unito e Irlanda.
In Italia il 59% dei ragazzi e delle ragazze accede a internet dalla propria camera e solo il 9% da un dispositivo mobile.

Il reato di pornografia infantile è definito come «ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un bambino in attività sessuali esplicite, reali o simulate o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un bambino per scopi principalmente sessuali».
Contenuto delle immagini può essere di vario tipo:
1. Immagini di un minore nell’atto di essere abusato sessualmente, in genere da un adulto
2. Immagini in cui sono solo i minori ad essere protagonisti, dove non necessariamente è presente un adulto
3. Child erotica, i bambini posano con ammiccamenti di natura esplicitamente sessuale o sono ripresi semi-vestiti o con indumenti intimi
4. Pedopornografia virtuale, per cui non è stato utilizzato o vittimizzato nessun bambino, ma l’immagine è stata costruita artificialmente.

La distribuzione delle immagini può essere a cerchie ristrette, le cosiddette fratellanze, dunque a scopo prettamente sessuale, o a scopo commerciale, cioè per un profitto economico.
La rete internet ha permesso ai pedofili di tutto il mondo di entrare in contatto tra di loro scambiando immagini pedopornografiche con altri pedofili o acquistandole dai siti.
In alcuni casi la loro attività non si limita ad un mero scambio di materiale, ma arriva addirittura ad avvicinare i minori in chat, l'adescamento online e a tentare un incontro fuori dalla rete.

Quale è il profilo criminologico dell'adescatore?
Sesso maschile
fascia di età giovane (20-30 anni)
non convive con un partner stabile
ben integrato socialmente
tende a non autopercepirsi come un criminale
la variabile sociologica della residenza e della cultura non è significativa

La letteratura scientifica evidenzia alcune funzioni, svolte dalle immagini e dai video pedopornografici:
gratificazione ed eccitamento, consentono di aumentare la stimolazione sessuale e alimentare le fantasie sessuali;
convalidazione e giustificazione del comportamento: alimentano la convinzione che i propri comportamenti e desideri siano normali, perché condivisi da migliaia di persone in tutto il mondo, sensibili, intelligenti e premurose;
seduzione: possono essere usate per convincere minori riluttanti che si tratta di comportamenti divertenti, comuni ad altri minori;
ricatto: possono servire all’abusante per garantire il silenzio della vittima rispetto a un abuso filmato o fotografato;
mezzo di scambio: servono come merce di scambio per stabilire contatti in una prima fase, e relazioni di fiducia poi, con altre persone interessate sessualmente a minori;
profitto: vengono messe in vendita e quindi utilizzate per ricavare un guadagno.

L’ampia diffusione delle nuove tecnologie rende necessaria la protezione e la tutela dei minori anche dai rischi dell’adescamento online.

Il grooming (dal verbo "to groom", curare) tecnica particolare in cui il potenziale abusante “cura” (dall’inglese grooms) la potenziale vittima, inducendo gradualmente il minore a superare le resistenze attraverso tecniche di manipolazione psicologica.

In Italia la condotta di child-grooming è ora un reato, che può adempiersi tramite:
dialoghi in chat
Forum
via sms
social network
giochi di ruolo
Regali

L’adescatore sceglie la sua vittima tra i profili corrispondenti alla fascia di età “preferita”, propone argomenti tipici della vita della vittima: la scuola, gli amici, gli hobby, spesso mentendo sulla propria età anagrafica, esterna dichiarazioni di affetto e sentimenti, effettua richiesta di immagini osé e può arrivare a proporre un incontro reale.

L'investigazione in questo caso comporta l'analisi del comportamento in rete mentre interagiscono tra loro (es. scambiandosi materiale o esperienze); mentre interagiscono con un agente sotto copertura della Polizia che si finge un pedo­filo; mentre interagiscono con un agente sotto copertura della Polizia che si finge un bambino e si lascia molestare nella chat.

L'adescamento on line è, purtroppo, un fenomeno in forte espansione e questo a causa del boom dei social network, laddove i profili sono sempre più di giovanissimi. Le vittime degli abusi online hanno un'età compresa tra i 10 e i 12 anni, con aspetti di Vulnerabilità. Si tratta, infatti, spesso, di minori con storie di abusi fisici o sessuali e con esiti psicopatologici; di minori con problemi di solitudine, depressione, con problemi relazionali e con difficoltà nella relazione con i genitori; di minori maschi e femmine omossessuali o con incertezze sulla loro identità sessuale, che utilizzano la Rete per cercare contatti e informazioni su un tema ancora molto stigmatizzato socialmente; di minori che - non necessariamente rientrano nelle tipologie precedenti - ma utilizzano la Rete in modo spregiudicato: caricano online foto di se stessi/e allusive o esplicite sul piano sessuale, accettano di parlare in chat di sesso o avviano sessioni di cyber sex con sconosciuti, anche dietro una ricompensa.
Per contrastare il fenomeno dell’adescamento online, la legge 1 ottobre 2012 n.172 di ratifica della Convenzione di Lanzarote, prevede l’introduzione del nuovo reato di “adescamento di minorenni” (art. 609-undecies del codice penale) e l’isti­gazione e apologia di pratiche di pedofilia e di pedopornografia.
In base all’art. 609-undecies, secondo comma c.p., previsto dal d.d.l. 2326-b, per ade­scamento si intende «qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso ar­tifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione».

Con l' introduzione di due nuovi reati è stata posta attenzione all’adescamento di minorenni attraverso Internet (“grooming”) ed alla isti­gazione di pratiche di pedofilia e di pedopornografia.
Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche dell’abuso online è lecito assumere che siano le stesse individuate nelle vittimizzazioni sessuali; la presenza degli strumenti tecnologici può, tuttavia, contribuire ad amplificare tali conseguenze o aggiungere elementi che richiedono particolare attenzione in merito al trattamento di tali vittime.
La depressione risulta essere il disturbo della sfera emotiva con maggior incidenza tra bambini e adolescenti che hanno subito un abuso online, legati al senso di impotenza che sperimentano nella relazione con l’adulto.
L’ansia è un altro dei sintomi principali delle disfunzioni emotive.
L’abuso è un atto minaccioso e distruttivo e porta le vittime a diventare più inclini a sentimenti di allarme o paura generalizzati.
L’ansia può essere spostata anche nell’eccessiva preoccupazione per il corpo, con manifestazioni psicosomatiche.
I problemi che sono più spesso associati sono: nausea, cefalea, epigastralgie, disturbi del sonno, anoressia, altri sintomi che spesso non trovano spiegazione.
Il Disturbo Post Traumatico da Stress è una delle conseguenze più frequenti: l’evento traumatico tende ad essere rivissuto in diversi modi, vengono evitati gli stimoli associati e attenuata la reattività generale, sono presenti sintomi persistenti di aumentata eccitazione.
Questo disturbo si sviluppa secondo una sequenza precisa: una fase acuta con reazioni di disorganizzazione, sentimenti di vulnerabilità, reazioni a breve termine, con sentimenti più complessi ed ambivalenti; reazioni a lungo termine, con sintomi depressivi, pianti, incubi, sfiducia negli altri ecc.
Il vissuto di Impotenza si concretizza nel minore, che sperimenta nella relazione con l’abusante di non avere il controllo della sua vita, perché viene intruso nel suo spazio corporeo ed è incapace di sottrarsi ai comportamenti dell’abusante.
Egli è pervaso da un senso di vulnerabilità e di incapacità di controllare gli eventi negativi, si sente incapace di proteggersi.
Nell’abuso online questo vissuto si amplifica.
Il minore vittima può non essere consapevole di essere stato ripreso o non aver compreso appieno lo scopo della realizzazione delle immagini o dei video. Comprendere che le immagini dell’abuso sono potenzialmente visibili a tutti e che qualcosa che lo/la riguarda e che lo/la riempie di vergogna è completamente al di fuori del suo controllo, può avere effetti devastanti diversi, a seconda dell’età e del grado di maturità e consapevolezza.
Il vissuto traumatico in questo caso, si riferisce ad una attività sessuale inappropriata e prematura, risultante da una stimolazione sessuale, in seguito alla quale il minore impara ad usare il comportamento sessuale per soddisfare bisogni non-sessuali. Il vissuto è, però, più complesso della dinamica del trauma: il pensiero di un inscindibile collegamento fra l’essere oggetto di desiderio, da parte dell’adulto, ma al tempo stesso ritrovarsi svilito, sopraffatto, strumentalizzato, porta con sé sentimenti e vissuti di disvalore che, se strutturati, diventeranno il motore di ulteriori esperienze di vittimizzazione anche in età adulta.
La stigmatizzazione porta alla percezione della diversità, della differenza di sé dal resto del mondo rinforzati dalla reazione esterna alla scoperta dell’esperienza traumatica. Il tutto è aumentato dalla prova inconfutabile delle immagini.
Le reazioni dell’esterno risuoneranno come conferme alla propria diversità, percepita come “mostruosa” ed inaccettabile dagli altri.
Questi sentimenti si accompagnano alla colpa e alla vergogna, costruendo la sensazione di non essere adeguati, ma giustamente rifiutati e non amati.
Il senso di colpa rappresenta l’eredità più grave dell’abuso sessuale su un minore: può emergere dall’idea e dalla consapevolezza che le proprie immagini possano essere usate per adescare e/o abusare altri bambini a cui vengono mostrate per “normalizzare” l’attività sessuale fra adulto e minore.
La presenza di foto o video dell’abuso può aumentare il vissuto di complicità e auto responsabilizzazione del minore nell’abuso stesso.
I minori possono sviluppare spontaneamente tali vissuti o esservi spinti dall’abusante che tenta così di ottenerne il silenzio.

A questi vissuti si associa la vergogna legata alla consapevolezza e la presa d’atto dell’abuso, subito confermata dalla realtà delle immagini. L’angoscia legata alla vergogna può portare il minore, in alcuni casi di particolare fragilità, in cui diventa intollerabile l’idea di essere esposti alla visione di tutti (compresi famigliari e amici), a strutturare idee suicidarie o veri e propri tentativi di suicidio e la paura legata alla minaccia esplicita da parte dell’abusante di mostrare le immagini ad amici o genitori del minore. Questa minaccia viene usata come strumento di ricatto per mantenere il silenzio del minore rispetto alla violenza subita. La presenza di una macchina fotografica o di una videocamera amplifica, infatti, il potere di manipolazione che l’adulto esercita sul minore in caso di abuso.
Le bambine e le adolescenti tendono ad essere più spesso vittime di adescamento rispetto ai minori di sesso maschile e gli autori di tali comportamenti sono generalmente soggetti estranei alla vittima o amici/conoscenti.

Pubblicato anche su www.ammamariapacilli.it

Inserito il:19/10/2016 13:10:19
Ultimo aggiornamento:19/10/2016 13:15:52
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