Coreen Steinbach (Syracuse, New York State – Contemporary) – Trail Run
Sport obbligatorio in ufficio: la rivoluzione “salutare” svedese
di Michela Salvaderi
“Mens sana in corpore sano”, così scriveva Giovenale nelle “sue” Satire (unico scritto della produzione letteraria del poeta, databile al I secolo d.C., giunto fino ai giorni nostri). Nel testo, il poeta denunciava quegli uomini che perseguono unicamente fama e ricchezza, componenti effimere e pericolose, capaci di contaminare la vita di un uomo. Al contrario, per il poeta, solo due aspetti valevano le preghiere agli Dei: una mente sana ed un corpo altrettanto sano. La frase originaria infatti recitava: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” che si traduce dunque: “Bisogna pregare affinchè ci sia una mente sana in un corpo sano”, significato diverso da quello che si è affermato nel corso del tempo nella cultura occidentale. È opinione diffusa, oggigiorno, che il significato coincida con la credenza che corpo e anima siano un tutt’uno e che vadano esercitati insieme per giungere ad un equilibrio e benessere totale della persona cui appartengono.
Il corretto equilibrio tra vita personale e professionale attraverso la costante pratica di sport ed esercizio fisico è in grado di migliorare il benessere lavorativo e migliorare, addirittura, le prestazioni ed i risultati ottenuti sul posto di lavoro?
Secondo molte culture nord-europee per essere più produttivi e sviluppare maggiore spirito di squadra è necessario allenarsi e praticare attività sportiva. Arrivando perfino a obbligare i propri dipendenti ad esercitarsi in compagnia dei colleghi in determinati orari di lavoro.
Questo il caso dell’azienda di abbigliamento Bjorn Borg (fondata dalla leggenda del Tennis svedese Bjorn Borg appunto), con sede a Stoccolma. I dipendenti svolgono settimanalmente una seduta di allenamento presso un centro fitness e non possono esimersi da questo impegno, obbligatorio per contratto. È da due anni che tale attività è stata resa obbligatoria con la clausola che chiunque non si senta di abbracciare tale cultura aziendale è libero di andarsene, ma, a detta dell’amministratore delegato Henrik Bunge, nessuno l’ha fatto. Durante l’attività sportiva, un’ora ogni venerdì, viene affisso un avviso di chiusura negozio per tale iniziativa.
La Bjorn Borg non è l’unica azienda svedese ad attuare tali imposizioni, infatti anche l’azienda che tratta l’acqua pubblica svedese (Kalmar Vatten) e una delle maggiori aziende di consulenza nel settore edilizio (Rotpartner) sono sulla stessa lunghezza d’onda. Tutti pensano che fare sport in orario di lavoro genera benefici sia per i dipendenti che per i datori di lavoro, migliora la produttività, la concentrazione, crea spirito di gruppo e fa calare le assenze per malattia.
In Svezia, la popolazione è molto attenta a mantenere una vita sana e attiva, utile a contrastare i rischi di una vita troppo sedentaria, tipica di chi, per lavoro, è costretto a passare molte ore in ufficio. Circa il 70% degli svedesi pratica attività sportiva almeno una volta a settimana e considera lo sport come nucleo attivo della società, fare sport non è solo un passatempo ma, anche, un vero e proprio dovere ed una responsabilità sociale.
Anche l’Inghilterra sembra abbracciare tale cultura, secondo le ultime ricerche condotte dal “The British Journal of Sports Medicine”, ben 45 mila londinesi vanno tutti i giorni al lavoro correndo. Secondo gli studi dello stesso istituto fare trenta chilometri a settimana aumenta la produzione di leucociti e interferone rinforzando fino a sei volte il sistema immunitario contro virus e malattie croniche.
Secondo i risultati derivati dalla survey posta dal Randstad Workmonitor sembrerebbe che, anche in Italia, l’esigenza di un ambiente di lavoro in grado di attuare politiche di conciliazione tra vita personale e professionale, sia sempre più pressante ed attuale. Molti giovani valutano, nella scelta dell’invio dei propri curriculum vitae, proprio questo aspetto. E molti altri, prendono in considerazione altre opportunità basandosi proprio sulla flessibilità ed il benessere lavorativo che offre l’azienda.
Sembrerebbe che, sempre più italiani (sempre secondo l’indagine condotta dal Randstad Workmonitor), dedichino una certa attenzione ad avere uno stile di vita salutare anche sul lavoro:
- il 78% dichiara di ottenere performance migliori quando compie esercizio fisico
- il 74% degli intervistati dichiara di preferire usare le scale invece dell’ascensore
- il 56 % degli intervistati dichiara di fare attività fisica con i colleghi di lavoro
- il 51 % richiede cibo salutare all’interno della mensa aziendale o nelle macchinette
Ma come rispondono i dirigenti/imprenditori a queste crescenti esigenze?
- il 44% aiuta i dipendenti a restare “mentalmente” in forma, assicurando un job coach o un consulente dedicato
- il 37% mette a disposizione attrezzature da palestra in ufficio o sconti per acquistare attrezzature sportive
- il 33% permette di fare esercizio fisico o praticare sport durante le ore di ufficio
I ricercatori dell’Istituto di biologia Cellulare e Neurobiologia di Roma hanno dimostrato come l’esercizio fisico aerobico sia in grado di aiutare il cervello: un’ora di corsa ne regala circa sette di nuova energia e concentrazione. Hanno dimostrato che correre rallenterebbe l’invecchiamento cerebrale (si stimolano, infatti i “Nerve growth factor”) e aiuterebbe nel miglioramento delle capacità mnemoniche, oltre al rinforzamento del cuore.
Lo sport diventa, dunque, un momento di allontanamento dello stress quotidiano, ma anche una crescita della consapevolezza del proprio equilibrio psico-fisico. Maggiore attività fisica equivale a meno assenze lavorative per malattia, più produttività, maggiore engagement, più creatività, meno stress e ansia, migliora l’umore e l’energia, riduce i problemi legati a malattie del cuore e neurologiche e aiuta il “team building”. Tutto gioca a favore del miglioramento della qualità della vita personale e sul luogo di lavoro.
“Se un giorno diranno di me che nel mio lavoro ho contribuito al benessere ed alla felicità del mio collega, allora sarò soddisfatto”
G. Westinghouse