Don O’Neill (Buffalo, NY, USA, 1924 – Riverside, California, 2007) - Old Man Dreaming, Mykonos, Greece
Quando il futuro si accorcia
di Gianni Di Quattro
Il futuro di ogni individuo si accorcia dal momento che lo stesso vede la luce del mondo, cioè dalla sua nascita. Ma la percezione di questo fenomeno abbastanza disumano è fortunatamente lontana per lo stesso individuo e non attraversa mai la sua vita fino ad un certo punto del suo percorso se non in momenti particolari. Tutto ciò consente di vivere nel senso più esteso e completo del termine, cioè di costruirsi la vita o di prendere quella che si può, goderla, giocarsela insomma, accompagnarla con i piaceri che la impreziosiscono, cercando di attutire i dispiaceri e gli insuccessi che la possono attraversare.
Il tempo passa, gli anni si succedono prima molto lentamente, poi mano a mano sempre più rapidamente a dimostrazione che il tempo ha lo stesso ritmo se visto da uno scienziato, ma è variabile per come lo percepisce una persona dominata dal complesso dei suoi sentimenti e dalle sue emozioni. Per esempio i momenti piacevoli, come quelli dell’amore o della vicinanza alla bellezza, sembrano volare velocemente, mentre altri momenti che appesantiscono la vita spesso sembrano non passare mai.
Ma quando passano gli anni, la vita si riempie di ricordi di persone che l’hanno accompagnata, di errori, di rimpianti, ma anche di amori, di piaceri e di successi qualche volta. E tutto gira continuamente nella mente e diventa sempre più vivo.
Allora si arriva a capire che la società va avanti senza sentire alcuna mancanza, si arriva soprattutto a capire che cercare di continuare a giocare come se il tempo fosse una variabile indipendente, come direbbero i sindacati italiani, potrebbe essere disastroso umanamente e potrebbe essere la fonte di delusioni profonde.
Ognuno reagisce in modo diverso, perché tutti più o meno sanno come cavalcare la vita, pochi o nessuno sanno come uscire dalla vita. Tutti sanno vincere e prendere, nessuno o pochi sanno lasciare e dare.
In altri termini, ci sono quelli che pensano di continuare e non si accorgono e nascondono a se stessi i loro sforzi e la meraviglia di chi sta intorno, ci sono quelli che cercano ancora impegni per sentirsi vivi e utili e perché pensano di mettere a disposizione di altri il proprio tempo reso improvvisamente vuoto e la propria esperienza, ci sono quelli che si abbandonano e iniziano la marcia di avvicinamento verso la fine della propria vita con fatica.
Tutti comunque hanno paura, molti della morte e qualcuno non ha tanto paura della morte ma di morire. Fortunati, forse, quelli che credono in un altro mondo, in una altra vita come la reincarnazione, in una continuazione quale che sia perché smorzano in questo modo le paure e aumentano per contro le speranze.
Il dolore più grande di questa parte della vita è la perdita degli amici cari, la scomparsa di tanti compagni con i quali si sono condivise tante cose, tante sofferenze e gioie, la malattia di persone che ci sono care e cui si vuole bene.
Ma la parte finale della vita, quando gli anni che rimangono non possono essere tanti, ha un suo fascino che non tutti riescono a cogliere. Certamente bisogna continuare almeno ad essere più o meno sani (come si può esserlo in età avanzata) e non martoriati da terribili menomazioni perché altrimenti i pensieri si concentrano sul dolore e non lasciano più spazi ad altro, direi alla vita. Inoltre, e questo è la cosa ancora più importante, bisogna avere attorno a sé affetti che possono dare calore alla vita, affetti che si sono cercati, curati, prodotti nel corso della vita stessa.
E allora quale è il fascino della età che tutti chiamano terza, insomma di quella finale?
La prima cosa è potersi dedicare a studiare, a leggere, a cercare, che vuol dire a capire, ad osservare, a vedere le cose senza l’ansia della gioventù e con la serenità ed il distacco di chi giudica le cose, qualsiasi cosa, al di fuori di una passione o di un pregiudizio. E già, la cosa più grande sarebbe la scomparsa dei pregiudizi, di qualsiasi pregiudizio e ricominciare a vedere ogni cosa con una nuova prospettiva, senza alcun cruccio di pensare in modo diverso, se succede, di come per tanto tempo può essere accaduto di pensare.
La seconda cosa è godere di più del sentimento dell’amicizia. Vedere amici, passare più tempo con loro, ricordare insieme cose vissute, sentire il piacere di non essere solo e, soprattutto, di non essere stato solo.
Ed ancora: scrivere le proprie impressioni, riflessioni e pensieri a prescindere che siano pubblicati da qualche parte, dare una mano a chi lo chiede per una causa che si condivide, incontrare giovani (ad esempio nipoti) e capire attraverso di loro come è cambiato il mondo.
Non rifiutare i piccoli anche se banali piaceri della vita, anzi cercarli come, per esempio, un buon bicchiere e una buona pietanza, uno spettacolo. Coltivare e cercare sempre la bellezza, fare un viaggio per cercare un panorama o rivedere un posto che ci è caro, aprire il cuore sempre ai sentimenti e alle emozioni sino alla fine.
Ed infine, continuare a sognare da soli o insieme, ma sognare, continuare a coltivare la vita parallela di ciascuno di noi, la vita nella quale possiamo manifestarci per quello che sentiamo, che vogliamo essere, che ci piace e non per quello che dobbiamo o possiamo essere, non come le cose del mondo ci costringono ad essere.