Leonid Khomich (Rostov-on-Don, Russia, 1979 - ) – Italian Cafè, people eating
Mangiare, discutere, immaginare
di Gianni Di Quattro
Di questi tempi non si va al ristorante, soprattutto non si combina con gli amici di incontrarsi al ristorante per pranzare o cenare insieme. Colpa della pandemia che ormai si trascina da tempo e che purtroppo non accenna a darci qualche speranza sulla sua fine. È vero che i ristoranti si sono organizzati per consegnare al domicilio dei clienti le pietanze e si può anche andare al ristorante non per mangiare nel locale, ma per prelevare i piatti preferiti e portarseli a casa o dove si vuole. Ma non è la stessa cosa, diamine!
Alla fine è vero che il mondo cambia e gli uomini si abituano a cambiare le loro abitudini, persino i loro valori, anche se il cibo fa parte di quelle cose che non si cambiano come la squadra di calcio. Infatti, chi ama una certa cottura degli spaghetti non la cambia, chi ama certe salse non cambia. Se non si ama la panna nella elaborazione dei piatti di certi cuochi moderni, è difficile far finta di niente se la si riscontra. I giovani oggi hanno a disposizione la scelta di più tipi di cucina e sono loro che fanno la fortuna dei tanti ristoranti etnici che cucinano con criteri e cose molto lontani dalle vecchie abitudini. E loro, questi giovani, crescono abituandosi a mangiare con le cucine più diverse e alla fine si fermano su alcuni piatti magari sempre di cucine diverse. I gusti di ieri, malgrado lodevoli tentativi e investimenti di marketing di più parti, mano a mano si disperdono, si modificano, si integrano dando luogo ad altro che non si sa cosa sia ma che qualcuno cavalca come una grande invenzione culinaria. È così per tutto nella vita.
La verità comunque è che a noi, a tanti di noi, piace andare al ristorante non solo per il cibo, ma per l’ambiente e magari per le persone che ci accompagnano. Per il piacere di passare un po’ di tempo mangiando qualcosa di diverso dal solito ma che ci piace soprattutto se ben cucinato e presentato magari accompagnato da un buon vino. Un buon vino diventa in molti casi fondamentale, un buon vino possibilmente servito nel bicchiere appropriato. E discutendo, parlando di affari, di politica, di sport, di qualunque cosa. Se poi la compagnia è una donna anche di sentimenti, di modo di vivere, di gusti, di bellezza.
In altri termini mangiare in un ambiente dove sei accudito con una certa classe ed è gradevole spinge a discutere, ad immaginare di essere altrove, di vivere in un’altra vita. Rappresenta un modo di evadere dalla routine, un sistema di comunicazione, la piattaforma migliore per fare un affare, per raccontarsi o per raccogliere pensieri.
Facciamoci caso. Spesso il primo appuntamento con una donna è in un ristorante, meglio un ristorantino dove mangiare, parlare, osservare, spiegare, ascoltare possono davvero essere le premesse per qualsiasi storia successiva. Gli incontri commerciali cioè tra chi vuole vendere e chi deve comprare svolti in un ristorante creano rapporto umano, l’atmosfera di fiducia indispensabile per concludere un affare. Allo stesso modo quando vecchi amici si vogliono rivedere scelgono il ristorante perché tra un giro di spaghetti e un bicchiere di vino le nostalgie, gli episodi condivisi si ripresentano magicamente con grande splendore. E così per tanti episodi della nostra vita dove si coltivano sentimenti belli come l’amicizia, l’amore, le belle relazioni.
Abbiamo dunque bisogno della riapertura dei ristoranti, di riprendere a frequentarli, di ritornare ad evadere, a discutere, a condividere, a immaginare. Non solo per i sentimenti e gli affari, ma per vivere la nostra umanità, per cercare di fare bene le cose che attraversano la nostra vita come l’amore, gli amici, il lavoro, la fuga dalla paura, la consolazione da una sconfitta, la festa per un successo, la nostalgia del passato. E dove possiamo fortificare speranze, affinare gusti, darsi coraggio, scacciare i pensieri storti. Cin cin!