Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Franz Skarbina (Germany, 1849-1910) - Berlin Christmas Market

 

Riflessioni sul Natale ex post

di Massimo Biondi

 

Natale tutti più buoni un accidente. Andando in giro in città si percepisce che gli italiani sono generalmente incazzati. In piccoli gruppi, tra loro, ridono e scherzano, solitamente a voce alta, ma verso tutti gli altri disinteresse, se non metaforici grugniti.

Odio sociale latente, dicono i sociologi più o meno improvvisati, alimentato dalle disuguaglianze crescenti ma anche da untorelli, impegnati h24 nella diffusione del malumore, e dall’ignoranza, che è contagiosa come la peste, a proposito di untori.  

C’è però anche un forte sviluppo della maleducazione, che nulla ha a che fare con l’odio. E nemmeno col Natale, per la verità.

Il rispetto per gli altri, anche per quelli che non lasciano trasparire in alcun modo una condizione sociale privilegiata, è ai minimi termini.

Non parlo degli automobilisti, quelli si sa. Qualunque luogo è adatto alla sosta purché si azionino i quattro lampeggiatori che comunicano contemporaneamente: ho fretta, torno subito (altrimenti detto “un attimino”), non multatemi e un subliminale “vedete quanto sono educato/a io?”. Un gesto di classe.

Non parlo nemmeno dei ciclisti, categoria auto-esentata dal rispetto di qualsivoglia regola in quanto benemeriti dell’ecologia. Nella loro missione di richiudere il buco dell’ozono e combattere il riscaldamento globale è chiaro che non si possono preoccupare di sensi vietati e semafori.

Parlo dei pedoni, quelli concentrati sullo smartphone che se ti urtano magari dicono anche pardon, senza guardarti. E poi gli assalitori di mezzi pubblici, sui quali zompano agilmente per conquistare i posti a sedere. E al diavolo gli anziani. Ma anche tra gli stessi anziani come non notare i quatti risalitori di code, hai visto mai dovessero finire i panettoni? Salvo poi battibeccare con quelli che “c’ero prima io”.

Nei luoghi canonici degli acquisti poi, soprattutto nelle zone dell’opulenza esibita, la concentrazione di trogloditi sembra superiore alla media. Fai per uscire da un negozio, apri la porta a tua moglie e quelli la precedono incuranti e festosi, come quando a scuola suona la campanella. Grazie, scusi, prego: non sia mai. Roba decadente. Poca differenza tra un negozio e l’altro. Magari da Armani non senti attribuire ad un articolo il giudizio di “figo”, ma neppure giustificare la rinuncia all’acquisto perché “un po' caro”. Si vergognano. La gente adora esibire il benessere, reale o meno. Di solito sentito il prezzo pensano sticazzi! ma dicono “grazie, ci penso”. 

Si vedono in giro rari sorrisi e pochissime effusioni, anche minime, anche tra giovani coppie. Qualche spontanea tenerezza tra anziani, magari, che si sostengono per affrontare meglio i rischi dell’attraversamento.

Mi pare che i più vezzeggiati siano i cani, non di rado chiamati amore. “Vieni amore, non vedi che dai fastidio al signore?”. No signora, non tocca al cane. È per quello che il guinzaglio sta al collo della bestiola invece che al suo. 

Come destinatari di vezzeggiamenti seguono i bimbi, che però sono spesso affidati alle tate. D’altra parte è snob per i genitori far sapere che possono subappaltare la gestione della creatura a una tata, che loro hanno ben altri impegni.

Se l’odio sociale comincerà ad esprimersi violentemente forse le tate spariranno; passeranno tutte per parenti, anche se palesemente di importazione.

Per il resto molti al telefono, automobilisti e pedoni ma anche utenti di cicli e motocicli. E se incontri qualcuno che conosci “Oh che piacere! Che fai?”. Che fai negli incontri di gente conosciuta per lavoro che non vedi da tempo viene sempre prima di “come stai”. A volte lo sostituisce del tutto. Magari hai il cancro o sei appena rimasto vedovo o non sai come tirare fine mese, ma quello che conta è che fai. E la risposta può determinare la durata della conversazione. Se hai la forza di rispondere che non fai assolutamente nulla, che passi le giornate sbracato davanti alla TV, ti liberi subito dell’interlocutore. Buon Natale e via. Se no si deve andare allo scambio dei numeri di telefono e delle email; ed è subito sera (Quasimodo).

Un Natale, il 2016, di auguri digitali e cafoni in quanto buoni per tutti, senza nulla di personale, neutri persino nel genere e ingegnosi nell’evitare perfino l’imbarazzo del tu o del lei. Fuffa. Un richiamo di tipo commerciale che presuppone la possibilità di qualche utilità di ritorno.   

Ma oltre a email del genere, che non meritano risposta, esistono per fortuna anche quelle personalizzate e le telefonate. Se ti affidi a una mailing list, se non hai qualche minuto per un amico che amico sei? E quanto sono sinceri i tuoi auguri?

Quest’anno, dulcis in fundo, ho ricevuto con sorpresa un biglietto personale, uno solo, ma scritto a mano con la penna stilografica. Lo ha “vergato”, come si diceva una volta, uno più giovane di me e che da me non si può aspettare nulla più di un sentito ringraziamento.

Buon Natale amico, e grazie.

Inserito il:31/12/2016 19:22:07
Ultimo aggiornamento:31/12/2016 19:27:41
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