Michael Henderson (Born in USA - Procida and Venice) - Math
Il razzismo in matematica (2/2)
di Vincenzo Rampolla
Per smantellare il razzismo nell'insegnamento della matematica, agli insegnanti delle scuole medie dell'Oregon hanno rifilato via email una ricca serie di opuscoli: Corso sull’antidoto per sopprimere le proprietà tossiche della supremazia bianca. Ci ha pensato il Ministero dell’Istruzione dell’Oregon. Sembra incredibile, infatti lo è. E se sono arrivato a questo punto e continuo a parlarne, è perché voglio assolutamente andare a fondo del problema. Qualcosa non mi convince. Qual’è il contenuto del corso? Vediamo. Emergono elementi decisamente interessanti. Il corso è suddiviso in 5 unità (stride, fase, passo) per un totale di 188 pagine su cui aleggia un diffuso impulso di delirio. Studiamole una per una, lasciando per ultima la prima. Vedremo in seguito perché.
Fase 1: Dismantling Racism in Mathematics Instruction, Smantellare il razzismo nell’insegnamento della matematica (82 pag.).
Fase 2: Fostering Deep Understanding, Promuovere una profonda comprensione (15 pag.).
Fase 3: Creating Conditions to Thrive, Creare le condizioni per prosperare (20 pag.).
Fase 4: Connecting Critical Intersections, Collegare gli incroci critici (43 pag.).
Fase 5: Substaining Equitable Practice, Sostenere un apprendimento equo (28 pag.).
Tutte le Fasi contengono banali spiegazioni delle varie strategie di insegnamento applicate all'insegnamento della matematica.
Nella Fase 2, le parole razza, razzismo, etnico, etnia e supremazia non compaiono mai e vi sono solo strategie di apprendimento di base.
Nella Fase 3, la parola razza compare 3 volte, etnico 2 volte, etnia 2 volte, supremazia e razzismo nessuna. Le menzioni di razza e etnia appaiono in questa citazione del programma dell’Aspen Institute Education & Society che così definisce l'equità educativa, sviluppata poi nella Fase 5: Ogni studente accede a piene e pari opportunità per avere successo nella vita e tutti gli studenti meritano l'accesso alle giuste risorse, al rigore accademico e alle notevoli possibilità per sviluppare la loro personalità e l’identità, elementi essenziali per prepararsi al college e alla carriera, indipendentemente da razza, stato tribale, orientamento sessuale, sesso, etnia, lingua, nazionalità / stato di origine, disabilità, status familiare/ reddito.
Nella Fase 4, la parola razza non compare mai, razzismo 2 volte, etnia e supremazia 1 volta.
I riferimenti al razzismo, inclusi razzismo sistemico, etnia e supremazia sono limitati.
Nella Fase 5, Razza appare 10 volte, soprattutto come autovalutazioni e fonti bibliografiche, razzismo o razzista 23 volte, antirazzista 17 volte, etnico e suoi derivati 4 volte e supremazia bianca 3 volte (2 volte in bibliografia). È certo che la Fase 5 solletica l’interesse. È anche uno dei passi più ardui da leggere per il linguaggio usato, con un massiccio uso del gergo dell'educatore, con termini come posizionalità, intellettivo, dialogico e altri.
Riassumiamo. Le Fasi 2-3-4 sono a dire poco asessuate, con gli strumenti didattici di base sciorinati a tutto spiano. E mentre si nota che la Fase 5 è stata scritta di recente e che entra nel pensiero antirazzista, è però incapace di compensare il delirio onnipresente, fatta esclusione della Fase 1, volutamente lasciata per ultima per il primato di follia. Da segnalare che su tutte le copertine dei fascicoli delle 5 Fasi brillano foto di adolescenti neri, femmine e maschi. Una potrebbe essere femmina bianca, ma non ci metto la mano sul fuoco. Nessuna è di un bianco. Quando si parla di antirazzismo, non è necessario avere i bianchi tra gli adepti. Se in passato è stato fatto con i neri e con altri, è stato un errore. È sempre sbagliato escludere le persone a causa delle loro caratteristiche fisiognomoniche - termine coniato da Aristotele -. È sbagliatissimo. Escluderlo allora non è razzista, è forse razzista includerlo?
Veniamo ora alla Fase 1. Qui viene il bello, non solo per il contenuto, ma per ciò che si profetizza. C'è una gara per scoprire chi è il più sveglio e la Fase 1 probabilmente è stata infilata ad arte per alzare la posta. La parola razzista appare 151 volte, razzismo 98 volte, supremazia bianca 47 volte, etnico 2 volte, etnia nessuna. Il quadro per debellare il razzismo in matematica disegna le caratteristiche essenziali degli educatori di matematica antirazzisti e fornisce elementi di critica per smantellare la supremazia bianca nelle aule di matematica, mettendo a nudo o meglio, svelando la tossicità della cultura della supremazia bianca in matematica, rendendo visibile qualcosa che prima era intangibile o invisibile ad occhio nudo. Rimbocchiamoci le maniche. Il razzismo per sua natura è chiaro, è netto, è riconoscibile. La società lo denuncia e ha deciso di rendere la sua pratica illegale e ha sfornato libri, leggi, rimedi legali e interi e Enti e Istituti sono pronti a sradicarlo e perseguire questo tipo di agire. Chi ci guadagna con il razzismo in matematica? A chi giova? Come nasce? Inventandolo. Siamo costretti a scovarlo o immaginarlo, meglio a costruire da professionisti prestigiatori il pensiero razzista super-segreto, intangibile e invisibile, cavandolo dal nulla. Pura invenzione, affidata a una generazione di nuovi maghi e mandando subito alla gogna chi inviti alla prudenza prima di credere al suo magico potere. Impossibile non pensare a Martin Heidegger e al contempo non abbracciare il razzismo in matematica, super-segreto, velato e impalpabile.
E il docente che insegna come affondare i simboli della supremazia bianca? Che ne è di lui?
Continuiamo la lettura dell’opuscolo. Si ha a che fare con il pensiero di una persona, sì, di un essere umano dotato di logica e di giudizio che, nell’estasi del suo delirio antirazzista, ha scritto esattamente queste parole: Il concetto che la matematica sia puramente oggettiva è inequivocabilmente falso, e l'insegnamento lo è ancora di meno. Sostenere l'idea che ci sono sempre risposte giuste e/o sbagliate mantiene viva l'obiettività e la paura di un conflitto aperto. Immagino che si debba smettere di credere che la matematica debba porsi al centro, forse una delle poche cose veramente oggettive.
Non è chiaro? Andiamo avanti. I dirigenti dovrebbero esaminare i programmi e le politiche e il modo in cui la supremazia bianca influisce sui risultati degli studenti (ad esempio, elenchi di interventi, monitoraggio, selezione del corso). Inoltre, possono affidare agli insegnanti la responsabilità di completare le attività di questo opuscolo.
Domanda. Quando la cultura della supremazia bianca può diventare materia per classi di matematica?
Risposta. Quando metto le mani su chi assolutamente non si allinea alle regole in gioco. Questa è la pozione magica, l’artificio da usare: far credere che la supremazia bianca si manifesti nelle classi di matematica. Il fine è univoco: ottenere la risposta giusta. La supremazia bianca è evidente quando si vuole ottenere a tutti i costi la risposta giusta. Al fine di interpretare e presentare l'educazione matematica antirazzista, gli insegnanti devono impegnarsi con una prassi critica che interroghi i modi in cui diffondono e perpetuano la cultura della supremazia bianca nelle proprie classi e sviluppare un piano verso l'educazione matematica antirazzista per affrontare le questioni di equità per neri, latini e studenti multilingue.
C’è da chiedersi se la Nasa abbia assunto suprematisti bianchi per la Divisione Spaziale.
Per inculcare l'educazione matematica antirazzista, gli insegnanti non dovrebbero aspettarsi che studenti neri, latini e multilingue ottengano la risposta giusta, soddisfino le aspettative, mostrino il loro lavoro o dimostrino che non mancano delle competenze che ci si aspettava di assimilare. Neanche per sogno. Secondo i dettami dell’opuscolo essi devono credere che per progettare uno spazio matematico culturalmente sostenibile dovrebbero:
• Utilizzare pedagogia, pratiche e programmi di studio culturalmente rilevanti e antirazzisti,
• Coltivare l'identità matematica in modo che tutti possano vedere se stessi come matematici,
• Adattare le politiche dei compiti a casa per soddisfare le esigenze degli studenti di colore,
• Riconoscere e diffondere i successi matematici degli studenti di colore e insegnare loro a riconoscere i successi in se stessi e negli altri,
• Integrare di proposito l’educazione fisica durante le lezioni di matematica (Riaffiora la nostalgia della Wanderwogel per la razza ariana).
In alcuni passi del documento si trovano suggerimenti per adattarsi ai diversi modi in cui le persone apprendono, ma si assume che determinati attributi siano ritenuti razzisti a causa della razza di una persona. È necessario collegare i suggerimenti alla razza? Con quale criterio? Che significa inserire il moto del corpo nelle lezioni di matematica? E i bianchi si muovono o restano impalati? E i neri, perché devono fare ginnastica? Per essere ammessi a scuola, ovvio. Parliamo o no di un corso di formazione per insegnanti di matematica delle scuole medie dell'Oregon, con dirigenti che decidono che i loro docenti tengano questo corso. Questi gli insegnamenti che devono dare ai loro figli: riconoscere gli errori come conoscenza mal trasmessa, sostenere l'idea che ci siano sempre risposte giuste e sbagliate, assimilare l'obiettività alla paura del conflitto aperto, scegliere problemi che hanno risposte complesse, concorrenti o multiple.
Esempio, tratto dal calcolo: fornire almeno due risposte che potrebbero risolvere il problema 1 + 1 = ? e che ci porta alla discussione se 1 + 1 = 2 sia vero o falso. Neppure Bertrand Russell o Ludwig Wittengstein erano arrivati a tanto.
Altro esempio, tratto dalla realtà: Quante corsie dovrebbe avere un’autostrada? Il progetto definitivo della strada viene in genere risolto usando la matematica, alla quale si uniscono altri elementi come il traffico previsto, l'impatto sui quartieri vicini, il contesto ecologico e così via. Ma alla fine, c'è una risposta giusta: l’autostrada avrà un numero di corsie “giusto”, tale da consentire un traffico regolare nei sensi di marcia. Resta comunque inequivocabile il fatto che è e sarà sempre razzista presumere che i non bianchi avranno difficoltà ad apprendere concetti matematici e metodi di insegnamento tradizionali dell'Europa occidentale; inoltre poiché il nero ha un'eredità africana, dovrebbe in qualche modo avere una predisposizione genetica alle sue difficoltà di apprendimento. I neri del Malawi contano usando la base 5, ma non per carenze cerebrali. Contano solo in inglese, lingua diversa dal chichewa nazionale semplicemente perché lo Stato non ha mai fatto una riforma della numerazione e sono quindi obbligati a usare il sistema decimale ma usando un’altra lingua. Parlano con il loro idioma, ma contano in inglese. Andate al mercato di Lilongue. Che dire degli Yoruba nigeriani che usavano la base 20 e poi sono passati al decimale? Cose interessanti vero, per me che non ho origini africane e neppure Maya, quelli che avevano il concetto di zero prima di iniziare a contare. Interessante e utile per il bianco e per i neri, interessante e utile per tutti. Forse non dovremmo dimenticare che la matematica praticata da tutte le razze del pianeta, ha costruito il computer, ha fondato l'industria aerospaziale, ha fatto andare l’uomo sulla Luna e presto su Marte e ha prodotto l'energia nucleare, conquiste umane che potrebbero essere ricordate come esempi, da tutti gli umani. Potrebbero.
Ditemi che sono io il pazzo. Pazzo e razzista. Coraggio, ditelo.
(consultazione: vedi articolo precedente)