A Vanvera (16)
di Massimo Biondi
Terremoto e prevenzione
Mi sembrano superficiali i tanti che “in Giappone” o “in California”, eccetera. Mettere tutto in sicurezza invece di buttare i soldi e bla bla bla.
Mettere in sicurezza vecchie case fatte di tufo sassi e sabbia sembra operazione complicata, però ingegneri, geologi, architetti, economisti e altri specialisti prospettano numerose soluzioni. Sugli immobili privati sarebbe tuttavia utile sentire anche qualche segretario comunale.
In molti paesi il catasto non è aggiornato. Non è sempre facile stabilire le proprietà e quando i proprietari sono più di uno spesso non concordano sul da farsi, come ampiamente dimostra la sterminata casistica di cause civili aperte per beghe condominiali. Certe proprietà poi risultano intestate a defunti e recuperare eredi che evidentemente non hanno mai provveduto a registrare le successioni non è operazione semplice.
Non so dal punto di vista tecnico, ma da quello amministrativo ci sarebbe perciò da fare un lavoro enorme, con tanto tempo e tanta pazienza oltre, magari, che con il ricorso alla memoria storica degli abitanti. Impossibile per un ente centrale, che potrebbe solo eventualmente intervenire a posteriori in sede di verifica e collaudo.
Terremoto e Stato
Richiesta condivisibile è quella di prevedere forme di partecipazione pubblica sul piano economico. Però ad Amatrice – come in tante altre località - erano e sono disponibili fondi per il consolidamento e la messa in sicurezza, che si affiancano ad agevolazioni per il finanziamento e si aggiungono alla possibilità, valida in tutta Italia, di detrarre fiscalmente il 50% della spesa, in 10 anni. Ma le richieste sono state pochissime. D’altra parte 10 anni è un periodo che incoraggia il “nero”, così niente permessi niente burocrazia niente catasto e magari lavorano il cugino e il cognato. Poche fatture, poche richieste ma numerosissime le lamentele sullo Stato che se ne frega e i politici che tanto rubano tutti.
In questo Paese infatti si conta molto sullo stellone, o sui santi, però quando si distraggono e càpitano disgrazie c’è l’abitudine di pretendere l’intervento pronto efficace e generoso del criticatissimo Stato. Una testata anglosassone – forse Bloomberg, ma non sono sicuro – faceva rilevare nei giorni scorsi che l’Italia è ad alto rischio sismico ma i suoi abitanti sono tra i meno solleciti nel ricorrere a coperture assicurative.
Una polizza non salva vite, ma può sostituire lo Stato sul piano economico e potrebbe contribuire a sviluppare la consapevolezza del rischio, anche perché di norma i prezzi sono proporzionali: più usi sabbia più paghi.
Terremoto e PIL
Il terremoto può essere un beneficio per il PIL. So che la considerazione è paradossale e anche cinica, ma è proprio così. Le disgrazie di questa portata danno il via ad opere pubbliche che, in quanto provocate da eventi eccezionali, non sono soggette ai limiti imposti dal Fiscal Compact. Si può sforare, insomma, operare sul deficit, senza che la UE alzi il dito rimproverante e minaccioso.
Utile rileggere l’opinione di Robert Kennedy sul PIL.
Terremoto e politica
Non si sa mai. Però tutto può succedere. Il Giornale berlusconiano (almeno nel senso della proprietà) si distacca nettamente dai disprezzabili seminatori di odio per via mediatica. Ha titolato e commentato la tragedia in chiave addirittura patriottica, auspicando che nelle difficoltà il Paese reagisca bene. Memore delle polemiche politiche in occasione del terremoto dell’Aquila (Berlusconi-Bertolaso) ha prospettato l’assunzione di una posizione attenta, giustamente, ma non pregiudizialmente rivolta alla propaganda antigovernativa.
Ho la sensazione che anche questo, dopo le scelte per il sindaco di Roma e il ruolo assegnato a Stefano Parisi, possa essere segno che Forza Italia intenda riposizionarsi: più lontano dagli oltranzisti e meno dalle posizioni del centrodestra non urlante, che sta in parte guardando a Renzi come ad un’opzione elettoralmente considerabile.
In questo caso si potrebbe ipotizzare per il dopo referendum un governo ancora con Renzi, consolidato, o uno di “larghe intese”, molto probabilmente con un altro presidente. In entrambi i casi niente di traumatico. Rimane all’opposizione il variopinto “partito del rancore”, come lo chiama qualcuno.
Politica allucinogena
“Se al referendum vincono i NO mi dimetto” – disse Renzi. “Eh no – dissero gli altri, cioè gli antirenziani del PD – che c’entra?” Poi Renzi ci ha ripensato. Nei giorni scorsi ha corretto, smussato, annacquato, lasciato intendere. “Eh no – dicono gli altri – se vince il NO deve dimettersi”.
Renzi potrebbe provare con ”testa mi dimetto, croce non mi dimetto” e vedere chi gli spara dove mira.
Pubblica Amministrazione
Tra riforma Madia, per ora solo accennata, e rinnovo del contratto avremo certamente un ritorno di autunno caldo, anche perché è immaginabile che i sindacati intendano far leva sulla campagna referendaria per ottenere dalla politica più di quanto la politica potrebbe concedere.
Sarà bene in proposito premettere un paio di punti:
1. è vero che il contratto non si rinnova da anni ma è vero anche che in questi anni praticamente non c’è stata inflazione e il Paese si è impoverito
2. la negoziazione giocoforza riguarderà proprio i lavoratori più garantiti, una categoria che ha subito pochissimo i danni della crisi economica, al contrario dei lavoratori privati.
Credo proprio che il Governo avrà una prova difficile. Ad osservarlo ci sarà la solita UE ma ci saranno anche i disoccupati, giovani o di ritorno; i lavoratori autonomi, che la crisi l’hanno subita pesantemente; i lavoratori privati che non sono per nulla fuori dalle turbolenze; gli imprenditori, che associano ai dipendenti della PA, mandarini e non, gli eccessi burocratici e “il costo dello Stato” che li costringe a subire imposte gravose, almeno nelle aliquote.
Sarà un autunno difficilissimo, ben oltre il referendum.
Banche
Altro argomento abbastanza caldo, non solo per la componente strettamente economica. Ci sarà da “fare” ancora tanta politica sulle banche, si spera diversa da quella che racconta appena può l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini a proposito di D’Alema e Monte Paschi.
Quella da fare è una politica difficile: non si tratterà di controllare e spartire il potere ma di accompagnare operazioni dolorose. Si parla di almeno 16mila esuberi entro il 2020, con la chiusura di non meno di 4000 sportelli. Certo, si dice, i pensionamenti e magari prepensionamenti. Ma sono comunque soldi da tirar fuori.
Rifiuti romani
Un altro lombardo a Roma. Dopo Alessandro Solidoro, commercialista milanese nominato amministratore delegato con motivazioni non proprio pregnanti, va all’AMA anche Stefano Bina da Voghera. Non che questa sia una garanzia: Voghera è in coda alla classifica della Lombardia per raccolta differenziata. Era meglio se veniva da Amsterdam o Copenhagen, però Bina almeno sul tema qualcosa sa. Lavora alla ex municipalizzata vogherese da ventisei anni. Forse troverà Roma un po' più estesa e popolosa, ma può sempre suddividerla in un centinaio di zone. Un centinaio di Voghere.
UE
La UE farà anche schifo, ma molti ne desiderano la cittadinanza. E poiché business is business se c’è domanda è bene che ci sia anche l’offerta. Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Cipro e altri Paesi dell’Unione – inclusa l’Austria dei muri e delle truppe al Brennero - la cittadinanza sostanzialmente la vendono. Un po' sottobanco, con qualche camuffamento, ma di fatto la vendono.
A Malta, che offre anche un ottimo clima, il prezzo è abbastanza elevato, va oltre il milione di euro: 650.000 da versare in un fondo per lo sviluppo nazionale, 150.000 per l’acquisto di titoli di Stato maltesi e almeno 350.000 per possedere un alloggio sull’isola, che naturalmente i senza tetto non sono ben visti. Poi gli extra, rappresentati soprattutto dai familiari e affini, per i quali c’è un listino prezzi separato.
Tra gli acquirenti c’è di tutto, ma se ne sa poco: prevalgono russi, o ex sovietici, e mediorientali. I maltesi sostengono di verificare con l’Interpol i nominativi, ma nessuno può giurare che la cittadinanza venga rifiutata ad un ricco non irreprensibile. Esistono dei registri, ma pieni di errori. Soprattutto sono sbagliati i nomi, dicono.
Naturalmente le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza non le svolge direttamente l’interessato: se ne occupano le solite ben pagate società internazionali di consulenza. Una garanzia.
Guerre
Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung il governo tedesco si preparerebbe a divulgare la raccomandazione di tenere in casa scorte di acqua e cibo. E starebbe studiando la reintroduzione della leva obbligatoria.
Per alcune testate italiane la raccomandazione sarebbe già stata divulgata. Altre la considerano un ordine, non una semplice raccomandazione.
Mah! La notizia è subito scomparsa, salvo che nei social network, ma è indubbio che alcune guerre, magari anomale, sono in corso, anche da noi, in Europa. Enfatizzare allarmi non è giusto ma nutrire qualche preoccupazione è inevitabile. Sono convinto che a Ventotene se ne sia parlato. E anche a Mosca, a Washington, ad Ankara, e altrove.
Ho timori. Temo che anche le cose considerate impossibili possano accadere; temo l’eccesso di armi e di odio in circolazione; temo il ritorno di nazionalismi esasperati; temo le leadership esaltate e quelle inadeguate. E temo, senza preoccupazione, l’avvento dei generali da social network.
USA
Ormai è chiaro che un grande numero di americani a novembre si turerà il naso e voterà il meno peggio. Tra chi ha detto meno idiozie e chi ha scritto meno email. Ad elezioni avvenute aggiorneremo il dossier “ipotesi di guerre”.
Pensierini
Gli uomini e le nazioni agiscono saggiamente solo quando hanno esaurito tutte le altre opzioni (Abba Eban)
Patriottismo è quando prima di tutto viene l'amore per la tua gente; nazionalismo quando viene prima l'odio per gli altri (Charles De Gaulle)