Salman Toor (Lahore, Pakistan, 1983 – New York) – Green Group
Non farci caso è un modo di andare nella vita
di Gianni Di Quattro
Non far caso a quello che succede all’intorno è un atteggiamento di una persona superficiale o stupida o estremamente egoista od ancora talmente protesa al raggiungimento di un suo obiettivo, magari di potere o di conservazione di qualche privilegio, da volutamente disinteressarsi di qualunque cosa possa rappresentare un intralcio fisico, politico o psicologico persino.
Su questo tema gli anni che stiamo vivendo possono offrire alcune riflessioni perché ho la sensazione che la gente che non fa caso a quello che succede per un motivo o per l’altro cresce continuamente. E questo vorrà pure dire qualcosa in questo mondo ormai nelle mani della tecnologia che si sposa con la globalizzazione finanziaria e con la comunicazione che condiziona la politica e in definitiva il pensiero delle masse ed il futuro.
Le città si stanno riempiendo di giovani che in bicicletta a tutte le ore del giorno e della notte, con qualsiasi tempo, consegnano prodotti dovunque e soprattutto cibo. Questi si muovono rapidamente perché sono pagati in relazione alle consegne che fanno e ai tempi impiegati. Spesso si tratta di extra comunitari se pensiamo al nostro continente europeo e in genere di persone che sono arrivate in un paese per scappare da guerre e fame e per cercare la vita, per cercare di vivere e di non precipitare. Le condizioni di lavoro nelle nostre società moderne ed evolute di questi per fornire un servizio di interesse di alcuni gruppi che ci fanno profitto è assolutamente spaventosa e paragonabile alle condizioni di lavoro dei minatori che all’inizio del novecento andavano a lavorare nelle miniere spesso lasciandoci la vita. Assistere a questo è doveroso e soprattutto molto doloroso, è un fenomeno che non si può ignorare, non si può non farci caso. Eppure i governi, i sindacati, le masse lo ignorano, ne approfittano come i grandi cotonieri sfruttavano le condizioni umane di quelli che avevano la pelle di colore diverso.
Nelle città inoltre, e non solo in quelle principali, in luoghi centrali nascono e si sviluppano varie iniziative che sono promosse e gestite da varie organizzazioni umanitarie come la Caritas ad esempio o dalla stessa Protezione Civile che distribuiscono cibo a chi ne ha necessità e non si può permettere di acquistarlo per la sua situazione economica. Ogni giorno questi siti che sono tanti e visibili si riempiono di code lunghissime di gente che aspetta il proprio turno per avere qualcosa da portare a casa. Gente che aspetta ore con pazienza e dignità, che si presenta con dignità, che sta in silenzio pensando chissà a cosa. Uno spettacolo di grande dolore, che fa toccare con mano il degrado in cui siamo arrivati, la miseria di chi è costretto ad attendere con la mano tesa e di chi fa finta di niente e trascura la vita solo perché magari la sua è lontana da queste situazioni per sua fortuna. Un sacco di gente non ci fa caso e pensare a questo raddoppia il dolore.
Di altro si può parlare, altro si può raccontare, tutto doloroso e violento, ma il dolore più grande forse è assistere come riescono le autorità e tanta gente a non far caso a tutto questo.