Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 

L’Islam sotto casa - Un’occhiata all’Italia (2/3)

di Vincenzo Rampolla

 

Cosa dicono i numeri? Contare i fedeli di una religione è un’operazione complessa, perché oggi non vi sono banche dati sulla confessione religiosa delle persone e non si può procedere che per stime, sofferte, complesse e parziali, includendo gli osservanti, coloro che praticano nelle festività e quelli per cui la religione ha un valore culturale e identitario. Nel caso dei musulmani, la metodologia è costruita a partire dall’appartenenza religiosa dei migranti nei Paesi di origine e residenti in Italia e di ulteriori elementi per il contesto italiano, dati che forniscono una valutazione generale/generica del numero di soggetti che si rifanno al loro codice di valori morali e sociali islamici, trascurando il grado di osservanza effettiva dei precetti religiosi. E comunque, qualche conto va fatto.

In Italia l’Islam è la seconda religione più diffusa dopo il Cristianesimo, dovuta essenzialmente all’immigrazione dai Paesi a maggioranza musulmana. Quanti sono i musulmani in Italia?

Il numero varia a seconda della definizione di musulmano, cioè se si riferisce a quanti provengono da Paesi di cultura musulmana, ma non si definiscono credenti o non praticanti. È d’obbligo andare indietro di 20 anni, per cogliere le variazioni, l’evoluzione e la crescita in particolare delle masse religiose nelle diverse Regioni.

Secondo il rapporto 2003 dell'Open Society Institute (OSI), alla data i musulmani in Italia sono circa 700.000, di cui 40-50.000 cittadini italiani (di cui più o meno 10.000 convertiti), 610-650.000 con documenti e 80-85.000 migranti privi di documenti.

Il CESNUR di Torino (Centro Studi Nuove Religioni) calcola 850.000 musulmani nel 2006. Il numero dei sunniti presenti in Italia non è noto ufficialmente, ma nel 2007 è intorno al 1,2M individui e corrisponde a circa l'1,9% della popolazione italiana, contro il 91,6% dei cristiani. Le altre religioni sono in totale lo 0,7% a cui si aggiunge un 5,8% di non religiosi/atei.

Secondo i dati del Fascicolo statistico Caritas /Migrantes sono 1,505M nel 2011. Per lo stesso anno la Muslim World League valuta 1,2M. Un’altra analisi conta circa 1,1M musulmani, di cui il 6% (circa 67.000) cittadini italiani, compresi i convertiti e gli stranieri nati in Italia che hanno acquisito la cittadinanza, 912.000 (82%) con 132.000 immigrati legali e (12%) illegali.

L’Istituto ISMU (Iniziative e Studi Multietnici) valuta che i musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2016 siano 1.423.900, corrispondente al 2,34% della popolazione italiana e così ripartiti: Lombardia 367.700, Emilia Romagna 182.800, Lazio 112.800, Piemonte 119.000 e i rimanenti circa 641.000 tra le altre regioni italiane. La valutazione dei residenti musulmani in Italia al 1 gennaio 2021 è di 2,753M, 66.000 in più rispetto al 2020 (+ 2,5%) e 129.000 in più rispetto al 2018 (+ 5%). Tale aumento è determinato soprattutto dal numero di bambini nati da genitori musulmani nel triennio 2018-2020 (circa 75.000 nelle stime sull’appartenenza religiosa, ove la religione dei nuovi nati viene attribuita a quella dei propri genitori), oltre che dal flusso di nuovi migranti che hanno ottenuto il permesso di soggiorno.  I musulmani in Italia sarebbero quindi il 4,7% della popolazione totale. La ripartizione di genere dei musulmani in Italia è: 60% uomini e 40% donne.

La componente italiana sul numero complessivo dei musulmani in Italia è in crescita negli ultimi anni, poiché include i musulmani nati italiani, i convertiti e gli ex stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza, pari a 1.220M rispetto a 1.150M nel 2018. Sulla base di tale tendenza, si ipotizza che in futuro i musulmani italiani siano la maggioranza sul totale dei cittadini di fede islamica presenti in Italia e l’acquisizione della cittadinanza continui a giocare un ruolo preminente. Negli ultimi 15 anni, circa 480.000 ex-stranieri di religione islamica sono diventati italiani attraverso le procedure per ottenere la cittadinanza italiana, ossia il 17% di tutti i musulmani residenti in Italia.

Per quanto riguarda i musulmani con cittadinanza straniera, la stima al 1 gennaio 2021 è pari a 1.533M, con un aumento di 68.000 unità rispetto al 2018. La componente straniera si distribuisce per l’80% tra una decina di Paesi: Marocco 410.106,   Albania 189.715, Bangladesh 118.060,  Pakistan 115.528, Egitto 110.161 e il rimanente tra Senegal, Tunisia, Macedonia del Nord, Kossovo e Gambia.

I musulmani in Italia sono aumentati nel triennio 2018-2021 di 129.000 unità, 43.000 unità all’anno in media. Se tale tendenza dovesse continuare anche nei prossimi anni, nel 2030 la popolazione musulmana in Italia avrà raggiunto la cifra di 3M di residenti, pari ad oltre il 5% della popolazione complessiva. Altro elemento rilevante è quello della sempre maggiore presenza di cittadini musulmani italiani, un islam italiano sempre meno legato ai fenomeni migratori, ma che si sviluppa in modo autoctono all’interno della società. Questi numeri fanno dell’Italia il terzo paese con la maggiore presenza musulmana dell’UE, dopo Francia e Germania, e richiedono da parte delle istituzioni una forte attenzione al fenomeno, anche per dare risposte serie e concrete a una serie di tematiche ancora non risolte come la questione dei luoghi di culto, la penuria di spazi cimiteriali, la mancanza nei libri di testo scolastici di sezioni sull’Islam aggiornate e valide.

Secondo gli ultimi dati (aggiornati al 31 agosto/17 novembre 2016), acquisiti dalla Polizia di Stato e in possesso del Ministero dell’Interno, in Italia si contano 4 moschee, 906 luoghi di culto e 341 associazioni per un totale di 1.251 luoghi di culto. In testa la Lombardia con 227. Seguono l’Emilia Romagna (196), Veneto (127), Sicilia (89) e Lazio (71). Oltre a essere un panorama in continuo divenire, il quadro è estremamente complesso perché presenta caratteristiche di costruzione molto diverse e con differenze sostanziali. 

La storia dell'Islam in Italia è iniziata nel IX secolo. La Sicilia infatti rimase sotto il dominio musulmano tra l'827, inizio della conquista musulmana della Sicilia e il 1091, caduta dell'ultimo bastione, mentre l'Italia continentale subì in questi anni numerose conquiste rispetto alla penisola iberica, la presenza musulmana nella penisola italiana fu di breve durata e il controllo della Sicilia fu stabile solo dal 965 al 1061.

 

Moschea di Forlì                                                 

Anche dopo la conquista normanna, in Sicilia rimase una piccola minoranza di musulmani fino al 1239; a seguito di alcune rivolte, i ribelli furono deportati da Federico II a Lucera in Puglia dove rimasero fino al 1300, con Carlo II d'Angiò. Pur con la fine della dominazione islamica, per diversi secoli, le coste italiane continuarono ad essere depredate dai pirati barbareschi. Nell'era moderna, la presenza islamica in Italia è quasi inesistente fino agli anni '60, quando cominciano ad arrivare in Italia i primi studenti provenienti da Siria, Giordania e Palestina, oltre a uomini d'affari e dipendenti delle ambasciate. Nel 1971 si ha la creazione della prima associazione di musulmani, l'USMI (Unione Studenti Musulmani in Italia), sotto l’egida   dell' Università degli Studi di Perugia. Con l'USMI ha aperto i battenti il ​​primo luogo di culto in Italia, un piccolo locale nel centro storico di Perugia, la Moschea di Via dei Priori, tuttora aperto e attivo. Sempre negli anni '70, si fonda a Roma il Centro Islamico Culturale d'Italia (CCII), con il sostegno e la partecipazione degli ambasciatori dei paesi arabi sunniti in Italia e presso la Santa Sede; la CCII è la prima moschea progettata a Roma, a partire dal 1974 e inaugurata nel 1995. Gli anni ‘70 vedono l'arrivo dei primi immigrati musulmani dal Nord Africa, soprattutto dal Marocco.

Nel 1980 viene inaugurata a Catania, presso la sede di Castromarino, la prima moschea italiana. L'edificio, per ragioni politiche e logistiche viene chiuso dopo qualche anno, per essere sostituito da sedi temporanee come residenze e garage privati, fino al 15 dicembre 2012, quando viene inaugurata la più grande moschea del Sud Italia denominata Moschea della Misericordia.

Un successivo e importante contributo è dato negli anni ‘90 dal costante arrivo di immigrati albanesi e dal crescente numero di marocchini, più recentemente, un’immigrazione significativa dalla Tunisia, dal Senegal, dall'Egitto e, seppure marginale, dal Pakistan e dal Bengala. A partire dagli anni 2000, con la crescita dell’immigrazione dall’Europa dell’Est (Romania e Ucraina in particolare) e dall’America Latina, la quota di immigrati musulmani è diminuita pur rimanendo costante.  Dall'inizio degli anni '90 l'UCOII (Unione delle Comunità e Organizzazioni  islamiche in Italia) nasce come Associazione islamica italiana. Essa riunisce 153 associazioni territoriali e di settore e gestisce circa 80 moschee e 300 luoghi di culto non ufficiali e si pone subito come la principale rappresentanza organizzata delle moschee dell'Islam dei sunniti. Radicata nel territorio italiano e non dipendente da ambasciate o governi di Paesi a maggioranza musulmana, si candida a rappresentare la comunità musulmana attraverso un accordo istituzionale. Il Protocollo d’intesa tra l’UCOII e lo Stato si oppone ai rappresentanti degli Stati Islamici della Moschea di Roma (Centro Culturale Islamico d’Italia) sostenuto da Arabia Saudita e Marocco.

 

Facciata della prima moschea di Catania

Tra gli immigrati in Italia prevale una forte componente sunnita rispetto a quella sciita. Il numero totale degli sciiti in Italia è stimato in 15.450 unità, pari a circa l'1,48% del totale dei musulmani.

Per quanto riguarda i Paesi di provenienza, si rileva in particolare la presenza del Nord Africa e dei Balcani. Secondo una stima effettuata da Caritas/Migrantes tra gli stranieri regolari soggiornanti in Italia al 31 dicembre 2010 il numero di musulmani è di 1,218M così ripartito: Marocco 448.000, Albania 364.000, Tunisia 106.000 i rimanenti 300.000 ripartiti tra Senegal, Pakistan, Bangladesh, Macedonia, Algeri a Kosovo.

Entrando nel vivo delle moschee, per moschea si intende la struttura architettonica costruita ad hoc e completa di cupola e minareto. È riconoscibile nello spazio pubblico come presenza di un luogo di culto dei musulmani. Le moschee ufficiali Italia sono 10 in termini di costruzioni, 5 complete realizzate con minareto (Ravenna, Roma, Colle di Val d'Elsa, Segrate Milano, Forlì) ed è già noto che luoghi di culto musulmani sono 1251. Di seguito le date di inaugurazione delle moschee:

  1. 1980 Catania (la prima in Italia dopo la dominazione araba)
  2. 1988 Segrate (la prima in Italia con cupola e minareto)
  3. 1990 Palermo (sunnita, esercitata direttamente dal governo tunisino)
  4. 1995 Roma (la più grande d'Europa fino al 27/09/12)
  5. 2012 Nuova moschea catanese (la più grande del sud Italia)
  6. 2013 Albenga (la più grande della Liguria)
  7. 2013 Moschea di Torino (inaugurata nel 2013)
  8. 2013 Ravenna (è la 2ª moschea più grande d'Italia dopo Roma)
  9. 2013 Colle Val d'Elsa (SI) (inaugurata nel 2013)
  10. 2017 Forlì (inaugurata nel 2017, ospita fino a 350 fedeli).

Le moschee cambiano facilmente di indirizzo, se ne aprono continuamente di nuove, altre chiudono perché molti membri delle comunità che le animavano sono ritornati nei Paesi di origine. Si mimetizzano, operano spesso nella clandestinità. In Italia moschee e luoghi di culto islamico offrono un panorama fluido, difficile da quantificare, privo di una normativa “quadro nazionale”.

Ci sono poi le musalla, sale di preghiera, spazi adibiti a luogo di culto dalle comunità islamiche dove oltre alla preghiera, vengono svolte anche altre attività di tipo culturale e di insegnamento. Si riconoscono dall’affissione all’esterno di una targa in arabo e italiano, con scritto il nome e “Centro islamico” o “Sala di preghiera”. Sono maggiormente presenti nei piccoli paesi e frequentate per lo più da comunità etniche. C’è di tutto: sottoscala, magazzini, sale dei palazzi adibite di solito per le riunioni condominiali, negozi, perfino supermercati in disuso. Spesso la comunità non può pagare chi a tempo pieno possa svolgere la funzione spirituale, religiosa e cultuale, vengono allora scelti più profili che guidano la preghiera e che almeno il venerdì tengono la khutba, il sermone, volontari che svolgono questo ruolo nella loro comunità di riferimento senza studi religiosi o licenza teologica. Si improvvisano, seguendo anche corsi on-line.

Più organizzato rispetto alla musalla è il centro islamico, struttura con più ambienti in cui vengono organizzate diverse attività. È una realtà ben visibile e riconosciuta a livello comunitario, stringe relazioni tra le diverse leadership islamiche e le autorità locali religiose e civili della città. Rispetto alla moschea, il centro islamico non ha la struttura architettonica completa di cupola e minareto ma ogni grande città d’Italia ha un centro islamico riconosciuto. Il centro islamico ha un imam che viene pagato dalla comunità o da qualcuno all’esterno. In genere si tratta di una persona che svolge la funzione di guida religiosa. Ha sempre alle spalle un percorso teologico e quindi una formazione religiosa solida, sebbene possa appartenere a diverse scuole giuridiche.

Nel panorama si inseriscono infine le Associazioni culturali islamiche, non sempre con un ambiente di culto, perché sono associazioni con attività di tipo culturale e di insegnamento dell’arabo. L'Islam in Italia non ha un'unica istituzione rappresentativa nello Stato. Molte le associazioni che pretendono di rappresentare gli interessi dei musulmani in Italia. Tra queste vi sono associazioni dell’Islam, moschee multinazionali e multietniche:

  • l'UCOII, vicino ai Fratelli Musulmani e guidato da Izzeddin Elzir. L'UCOII proviene dall'USMI (Unione Studenti Musulmani d'Italia), fondata nel 1971 all'Università di Perugia;
  • la Lega Mondiale Musulmana, con influenza dell’Assemblea Musulmana d'Italia (AMI), associazione composta da musulmani sunniti e sufi, filo-occidentale, filo-dialogo interreligioso, guidata dallo sceicco Abdul Hadi Palazzi;
  • l'Unione Musulmani Italiani (UMI), guidata da Adel Smith;
  • l'Unione dei Musulmani Albanesi in Italia UAMI, Associazione dei Musulmani Albanesi di Albania, Kosovo e Macedonia;
  • l'Associazione delle Comunità Marocchine delle Donne in Italia (ACMID-FEMME);
  • Coordinamento delle Associazioni Islamiche di New York (LACI).

Accanto all’Islam delle moschee, diversi osservatori evidenziano l'esistenza in Italia di un Islam degli Stati: paesi come il Marocco e l'Egitto, diffidenti nei confronti dell'influenza saudita e dei Fratelli Musulmani, sono organizzati per seguire i propri cittadini all’estero, invece di delegare la rappresentanza alla base, rischiando organizzazioni fondamentaliste:

  • Il Centro Islamico Culturale d'Italia (CCII) è nato negli anni '70 a Roma, con il sostegno e la partecipazione degli ambasciatori dei paesi arabi sunniti in Italia e della Santa Sede; la CCII è il primo progetto di moschea a Roma, a partire dal 1974.
  • Missione culturale dell'Ambasciata del Marocco, che sostiene una serie di moschee indipendenti;
  • La moschea di Palermo, installata in un'ex chiesa di proprietà del consolato tunisino, e gestita direttamente dal Governo tunisino;
  • Unione Islamica in Occidente, sostenuta dalla Libia;
  • L’Istituto Culturale Islamico (ICI), sostenuto dall’Egitto.

Le sette islamiche minoritarie hanno le proprie associazioni, tra cui:

  • La Comunità Ismailita Italiana (Shia Ismaili);
  • I movimenti missionari (Tabligh);
  • Fraternità sufi, tra cui la Muridiyya, che si stima raggiunga circa i due terzi dei senegalesi residenti in Italia;
  • Organizzazioni nazionali o socio-religiose;
  • Giovani Musulmani d'Italia (GMI) - per l'Associazione per la Promozione della Gioventù, società autonoma e indipendente senza scopo di lucro fondata nel settembre 2001, dalla presidente Nadia Bouzekri.

 

Inserito il:09/10/2023 12:24:37
Ultimo aggiornamento:09/10/2023 12:46:56
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