Terauchi Fukutaro (Japan, 1891 - ? ) - Old Woman Sewing
Gli Altri N.4 - Giappone sconosciuto - Solitudine e galera
di Vincenzo Rampolla
SOLITUDINE
Solitudine, vecchiaia, morte. Parole che nessuno vuole pronunciare. Morte e vecchiaia sono un tabù. Non se ne parla proprio e molte pratiche religiose sono state abbandonate nello squallido tentativo di limitare gli effetti del kodokushi, la morte per solitudine.
Come ignorare il fenomeno che sta colpendo il Giappone, con 2.200 decessi nel 2008 e 3.700 nel 2013 ? Gli ultra 65enni rappresentano un terzo della popolazione e un terzo degli abitanti è single. La solitudine si è trasformata in piaga sociale con gli anziani i primi a cadere.
Lo sfaldamento dei nuclei familiari tradizionali, la lontananza dai figli o il loro persistente disinteresse, l'inarrestabile senilità della popolazione, gli elevati costi delle case di riposo portano i vecchi a chiudersi nell’isolamento, senza parenti, amici o conoscenti.
Si abbandonano nell’inedia, letale alla fine: meglio lasciarsi morire che chiedere aiuto, tragico frutto di un assurdo senso di dignità, piaga nazionale.
Anche il sommo egocentrismo e l'ossessione per la perfezione inculcata in tutto ciò che il giapponese fa ed è presente in ogni cosa, lo porta a ignorare morte e vecchiaia, inalienabili realtà. Si vive e si invecchia, ma non si vuole invecchiare né morire. Disinteresse totale. Invecchiare è fuori moda, bolla l’uomo di debolezza. La vecchiaia è un’anomalia, non nobilita la persona, la porta alla compassione.
Una parte della popolazione scorda che prima o poi dovrà morire. Peggio, non l’accetta. Altri si rassegnano. Che hanno da perdere? Si chiudono in casa e si lasciano morire. Fenomeno dilagante. Non stupisce trovare un essere in decomposizione nella sua poltrona, la casa puzzolente, invasa da sorci, blatte e rifiuti. Nessuno va al funerale di questi esseri solitari.
Come funghi spuntano crudeli gli specialisti dell’ispezione e della disinfestazione di alloggi, società tempestate di richieste, decine al giorno in estate, quando la putrefazione va di gran passo. I prezzi oscillano tra €1.000-3.000.
In assenza di familiari, gli effetti personali e gli oggetti di valore vanno al padrone di casa. Gli uomini sono 90% dei casi, le donne sembrano farcela, più capaci di adattarsi alla realtà. Recentemente i funzionari ministeriali hanno ammesso di aver perso le tracce di 250.000 individui centenari.
Nel 2010 esplose il caso di S.Kato, dichiarato a 111 anni l’ultracentenario del Giappone, morto da 30 anni senza che nessuno se ne fosse accorto. In realtà la famiglia aveva nascosto il decesso per continuare a ricevere la pensione. Fenomeno inquietante e dilagante, infiltratosi alle radici della collettività.
Ora anche i giovani subiscono il dramma della solitudine, si chiudono in casa e non escono più. Sono i cosiddetti hikikomori, stimati 700.000 dai funzionari dell’Amministrazione statale, molti avviati al suicidio.
A qualcuno è balenata l’idea: perché non prendere in affitto un nonno, una figlia, un padre o addirittura una moglie? Che fa un ultra 60enne che si ritrova solo? Cerca conforto nei locali notturni, per poi ritrovarsi più solo di prima e spennato dalle donnine come un pollo.
Incollato alla TV una sera scopre per miracolo la Family Romance, Agenzia con 30 dipendenti e 250 assistenti esterni il cui fondatore è stato nipote in affitto, con esperienza di marito in 340 cerimonie di finte nozze in 10 anni di attività. L’ultra 60enne ricerca fulmineo l’Agenzia e con €350 firma un primo contratto di locazione di una moglie con figlia part-time, due incontri al mese di tre ore. Geniale idea.
Settore in grande ascesa la Famiglia in affitto (Virtual Family) per un futuro in cui la relazione umana à la carte è condannata a diventare norma. Ci lavorano attori nati, professionisti, donne e uomini capaci di interpretare ogni ruolo, abili a recitare la parte del coniuge per 10 diversi soggetti in parallelo.
Si trovano donne sposate con figlie adolescenti che vengono prese in affitto da uomini soli o vedovi; mariti che affittano una donna attraente per esibirla come finta moglie in occasioni pubbliche, giudicando la propria inadatta; ragazze che noleggiano un fidanzato per presentarlo ai genitori assillanti a volerle maritate; uomini traditi che esigono pubbliche scuse dall'amante della moglie e accade che l’infida moglie traditrice paghi un finto amante che si sprofondi in inchini di perdono davanti al marito cornificato; una madre con figlia entrambe sposate affittate per leggere storie irreali e di terrore a un adolescente allergico all’ascolto di quel genere di racconti (€1.100 per 4 incontri settimanali di 3 ore) e ancora una falsa madre per passeggiare e fare spese con una ragazza due volte al mese per 4-8 ore al giorno (€170-350).
Crescono le Agenzie con liste di uomini piacenti per recitare il pianto a un funerale, partecipare a un divorzio, essere mariti in finte nozze (allestimento totale con partecipazioni, locali, invitati, pranzo, regali e foto: €45.000), far numero a una festa di laurea, a una cerimonia. Poco manca a volere un finto morto al funerale.
LA GALERA
In prigione la vita è più facile, dichiara convinta un’80enne giapponese, rinchiusa in carcere per scontare la condanna a 30 mesi per furto di cibo e stoviglie in un supermercato. Mai avuto a che fare con la legge e quando per la prima volta sono uscita da qui non volevo andare a casa. Non sentivo di avere un altro posto dove andare.
La nonnina non è una senzatetto e dice: In un carcere mi sono sentita a casa. Non si è sentita sola, questo il fatto. Tra le detenute nipponiche 20% ha più di 65 anni e ha commesso crimini minori, furto in oltre 90% dei casi.
Uomini e donne sopravvivono alle contrarietà finanziarie inventando di tutto pur di farsi arrestare e vivere in carcere, dove non si sentono abbandonati. Per tradizione le famiglie si prendevano cura dei nonni giapponesi, ma tra il 1980 e il 2015 il numero degli ultra 65enni che vivono da soli è cresciuto di oltre sei volte, al limite di 6 milioni.
Da un sondaggio del 2017 dell’Amministrazione di Tokyo, tra questi si trova la metà degli anziani trattenuti per taccheggio, il 40% non ha famiglia, hanno rari contatti con i parenti e dicono di non avere nessuno cui chiedere un aiuto in caso di bisogno. Idea assurda e geniale per chi la sposa. Idea collettiva sorta dall’humus di una società in affanno, ammalata e decadente.
Una tendenza che ha portato a circa 36.000 unità la popolazione carceraria più anziana, cifra pari al triplo del 1998, inaccettabile per una Nazione con tasso di criminalità tra i più bassi al mondo.
Fin dal 2013 un’ala della prigione di Onomichi (Hiroshima) è stata convertita in reparto geriatrico, progetto pilota che l’Amministrazione di Tokyo ha esteso a tre prigioni.
Con tipico stile nipponico disciplinato e rigoroso, si è allestito un locale per i pannoloni per anziani, i corridoi sono stati dotati di passamano di sostegno e le guardie addestrate a fornire un’assistenza specifica per far fronte all’incontinenza con teli di plastica grigia e proteggere i pavimenti di tatami. Sono anche stati assunti operatori specializzati per aiutare i più anziani a lavarsi e usare il bagno durante il giorno, compiti riservati di notte alle guardie carcerarie.
Nel 2015 le risorse finanziarie assegnate all’assistenza anziani negli Istituti Carcerari sono lievitate di oltre €50 milioni, con un incremento dell’80% rispetto al decennio precedente. Alcune strutture hanno inserito personale-assistenti con formazione tipica per Casa di Riposo.
Gli oltre 65enni lavorano 2 ore al giorno in meno delle 8 ore degli altri prigionieri con compiti non faticosi, ordinano i panni in lavanderia e consegnano giornali. Con il tasso di criminalità degli anziani quasi quadruplicato negli ultimi vent’anni, circa il 20% delle donne in carcere è oggi composto da signore dai capelli bianchi. Per loro vivere il resto della vita dietro le sbarre è un'alternativa migliore della solitudine. Credono di avere una casa e sognano di avere una famiglia, senza avere un luogo reale in cui si sentono a casa.
Sanno di non essere capite e di essere considerate come personale addetto alle faccende domestiche. Meglio o peggio di prima? Secondo gli ultimi dati del Ministero nel passato decennio le condanne sono raddoppiate, da una media di 80 su 100 mila residenti tra il 1995-2005 a una media di162 tra 2005-2015.
Tale crescita è legata al sistema pubblico pensionistico nazionale. Istituito a metà degli anni '80 come Previdenza Sociale basata sulla divisione dei ruoli di genere stabiliti nel ventennio di grande crescita economica il sistema è stato prodigo per mogli e vedove, ma non per le single e divorziate. A quel tempo gran parte delle donne di 20-30 anni si dimetteva dal lavoro, si sposava e diventava produttrice casalinga (home maker).
Dopo il boom economico hanno radicalmente modificato le scelte, rinunciando al matrimonio o divorziando, permanendo la divisione dei ruoli e la disparità salariale tra uomini e donne. Da questa è derivata un’inevitabile disuguaglianza nei benefici pensionistici e per le donne non sposate e divorziate, raggiunta la vecchiaia, sarà impossibile uscire dal livello di povertà. Oppresse da problemi finanziari e economici, molte rifiutano l’assistenza dei Servizi Sociali. Scelgono la morte per non subire l’umiliazione di chiedere aiuto.
Osservazioni tecniche maliziose sugli studi demografici giapponesi su povertà e vecchiaia.
Un nuovo modello di sistema pensionistico è uscito a marzo 2018 su Frontiers in Physics e indaga su come e perché le donne anziane entreranno nella soglia di povertà. Curiosa la decisione dello Stato di affidarsi all’International University di Otawara (175ª su 597 Università private nel Paese) con uno studio di 10 pagine basato su un mirabolante Modello di Microsimulazione Dinamica pubblicato nel Web Magazine di Fisica (!) e con la benedizione dell’Istituto di Tecnologia di Madras (1° in India e 264° al mondo) e dell’Università di Tolosa (79ª in Francia e 521ª al mondo). Lo studio si limita a diffondere la seguente conclusione qualitativa: In totale circa 25% delle donne non sposate o divorziate vivrà in futuro al di sotto della soglia di povertà, destinata a crescere fino al 50%; solo 10-20% degli uomini entrerà nella fascia degli indigenti.
A una brava matricola di economia bastano pochi dati: valori delle pensioni attuali dei soggetti in esame, età, sesso e dati tendenziali per arrivare alle stesse conclusioni con una calcolatrice tascabile, senza esibirsi negli Annali di Fisica.
Raggiunta la vecchiaia e morti i genitori, si riparte daccapo con povertà e pensioni insufficienti a sostenerla e alla fine la giapponese single avrà un pugno di yen di pensione. Punto. Che fare allora? Vivere di stenti, andare in galera, suicidarsi? Conforta il fatto che le ultime proiezioni del National Institute of Population and Social Security Research stimano nel 2065 una popolazione di 88,08 milioni rispetto ai 127 milioni attuali. Drammatico crollo del 30% rispetto al 2015. Perché non tenerne conto negli studi?