Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Norman Rockwell (New York, 1894 – Stockbridge, MA,1978) – Libertà di parola

 

Canto, controcanto e canto libero

di Nazzareno Lasagno

In un mondo che
prigioniero è
respiriamo liberi
io e te

(Mogol-Battisti)

 

Ho seguito i commenti e le reazioni innescate dall’articolo di Giovanni Boschetti e devo dire che ne sono rimasto un tantino frastornato, e non ne sentivo proprio il bisogno perché sono già abbastanza rintronato dai pervasivi e onnipresenti dibattiti televisivi nei quali ultimamente seri generali hanno ormai totalmente rimpiazzato i virologi superstar, se non altro con toni meno aggressivi.

Non sono in grado di entrare nel merito delle tante e importanti questioni sollevate nei vari interventi, tuttavia il dibattito mi ha fornito alcuni spunti di riflessione.

In particolare mi ha fatto constatare come molte diatribe mediatiche siano ormai dominate dai sempre più diffusi adepti del profeta persiano Mani. Per essere più chiaro mi pare che la dottrina manicheista, basata sul dualismo bene-male, luce-tenebra abbia fatto presa su molte menti, anche su quelle apparentemente più lucide.  

Tale dottrina funziona come la tecnica fotografica della separazione di toni nella quale si sopprimono le sfumature di grigio, lasciando soltanto il bianco e il nero.

Il risultato è suggestivo ma la realtà è snaturata.

Talvolta il manicheo, per fare colpo, ricorre a sillogismi ad effetto.

Esempio: Putin è cattivo, Putin è russo, i russi sono cattivi. Dostoevskij è russo, Dostoevskij è cattivo. Per fortuna a interrompere il giochino aristotelico ci pensa quel guastafeste di Gogol che è un grande scrittore e drammaturgo russo ma nato in Ucraina, all’epoca protettorato dell’Impero Russo.

Da quando è iniziato il conflitto, mi riferisco a quello tra Russia e Ucraina perché le altre numerose guerre sparse per il globo sono totalmente ignorate dai media, conflitto tragicamente reale per chi lo vive sulla sua pelle e farsescamente parlato dagli opinionisti salottieri, mi sembra si sia acuita la tendenza a costituire tifoserie da stadio, creando ad arte schieramenti contrapposti, con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, che si scambiano reciproche colpe.

Purtroppo siamo ormai assuefatti a questo modo di porre le questioni da parte dei mainstream, popolati da giornalisti narcisisti più abituati a esprimere opinioni personali che a dare informazioni obiettive.

Tutto ciò contribuisce ad alimentare lo scontro fra fazioni, utile solo ad aumentare l’audience.

Così in questi anni si sono formate partigianerie divise da profonde trincee: siTAV contro noTAV, proVax contro noVax, e adesso pacifisti vs. guerrafondai, pro o contro l’esclusione degli atleti russi dalle competizioni sportive e via di seguito.  

Il nuovo manicheismo ha allargato l’orizzonte per trovare terreno fertile su cui accapigliarsi: lo scontro ideologico tra occidente e oriente.

L’uno, sede del “bene” e portatore dei valori giusti, l’altro “impero del male” che nega ogni sano principio, dove ciascuna delle parti si ritiene detentrice delle più alte qualità morali e civili.

Quando si parla di oriente e occidente, a prescindere dall’attuale assetto geopolitico, ci si dovrebbe domandare di che stiamo parlando.

La cultura orientale da chi è rappresentata? Dalla cristianità russo ortodossa o dal buddismo?  Dalla filosofia Zen, dall’induismo o da che altro? E quella occidentale è influenzata dalla chiesa cattolica o dall’etica protestante portatrice dello spirito del capitalismo, come ben spiegato da Max Weber?

E l’Islam dove lo collochiamo? E poi non dimentichiamoci il sud del mondo.

Questo soltanto per rimanere nell’ambito filosofico-religioso, che peraltro è alla base di determinate formazioni politico-sociali e strategie economiche.  Di fatto la disomogeneità all’interno delle due presunte aree avverse si estende a molti altri aspetti e le classificazioni basate sulla divisione del mondo in due blocchi antagonisti è una grossolana semplificazione di una realtà molto più complessa e variegata. Senza contare che esiste una continua osmosi tra le diverse culture.

Queste sono solo riflessioni in ordine sparso, o a “ruota libera”, come direbbe Davide Torrielli, per spiegare perché non sono d’accordo con le contrapposizioni nelle quali si cerca soltanto di far prevalere le proprie ragioni senza prendere in considerazione quelle dell’altro.

Penso che le persone di buona volontà dovrebbero adoperarsi per stabilire un clima di confronto civile che, attraverso l’ascolto e il dialogo, porti a trovare un comune terreno d’incontro.

Nota finale

In qualche commento ho sentito auspicare la necessità di filtri agli articoli pubblicati dal “nostro” web magazine. Sono per principio contrario alle censure, salvo casi di smaccato turpiloquio, blasfemia o insulti personali.

Penso che NF debba essere un’agorà dove tutte le idee possono trovare libero diritto di espressione, comprese le più balzane e strampalate. Sta agli individui maturi e razionali, quali ritengo siano i lettori, discernere, valutare ed eventualmente discuterne.

Anche perché non me la sentirei di appioppare l’onere del censore-sforbiciatore al fin troppo paziente e tollerante Pietro Bordoli.

 

Inserito il:03/05/2022 18:15:34
Ultimo aggiornamento:03/05/2022 18:44:18
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