Alejandro Caiazza (Born in Santa Fé Argentina in 1972) – The Dictator (2018)
In attesa del futuro
di Gianni Di Quattro
Il futuro ha un cuore antico, diceva Carlo Levi, per indicare che il futuro non è completamente staccato dal passato, ma ne raccoglie alcuni valori e principi, molte faticose e forse anche sanguinose conquiste sociali e umane e li elabora per creare i nuovi scenari, le nuove prospettive, le nuove sfide della vita, appunto il futuro.
Così è quasi sempre, ma ci sono dei momenti in cui la storia della umanità fa salti, si stacca dal passato, lo lascia solo nei ricordi dei vecchi, lo abbandona lentamente. Succede quasi sempre dopo periodi di mediocrità, dopo vaste praterie di immobilismi sociali, politici e culturali, dopo diffusioni di degradi, di diseguaglianze. Periodi caratterizzati da focolai di protesta sociale che si vanno aprendo qua e là, dall’emergere di anonimi protagonisti che provano ad instaurare dittature o comunque forme di governo, di potere per meglio capire, di tipo assolutistico.
Esiste un periodo intermedio, un periodo quasi sospeso, che sta tra un presente triste e degradato, ingiusto e spesso volgare e un futuro che può portare dignità e rispetto umano, comunque sviluppo. Un periodo in cui si comincia a capire che siamo prossimi al cambiamento e magari si cominciano già ad avvertire i primi sintomi, comunque ancora non c’è. Questo è un periodo molto pericoloso socialmente perché nel torbido della sua situazione, nella assenza di valori e di ideologie, di speranze e di rispetto, possono nascere brutte esperienze politiche e sociali, forme di limitazione della libertà, della democrazia, persino disprezzo verso la conoscenza e la cultura, scorribande umane di tipo corsaro basate sull’egoismo e il massimo cinismo insieme al disprezzo degli altri.
Se ci riflettiamo bene i dittatori, la gran parte di essi, sono stati all’origine delle persone mediocri, senza ideologia, con culture fumettistiche superficiali, disponibili a tutto pur di emergere, con la voglia di arrivare, di dimostrare la loro capacità di manipolazione e di sapere addomesticare situazioni, persone e pezzi di storia. Così è stato in America latina, nel Medio Oriente, nel Nord Europa, in Asia, dovunque. Certamente poi ci sono quelli sanguinari ma non lo sono tutti e forse alcuni poi lo diventano.
Si tratta di persone all’origine insospettabili, cui nessuno potrebbe disegnare un futuro di potere, un futuro di comando in una comunità e in un paese. Per questo sono più pericolosi di chi, in modo tronfio, palese e urlato, dice di volere comandare perché costui non avrà mai l’appoggio delle masse per avere quello che vuole. Al contrario di chi con l’aria perbene e magari con un titolo di presentazione al di sopra di ogni sospetto, un generale, un accademico, un imprenditore (magari spregiudicato ma di successo), con l’aria di sapersi muovere nei salotti e nelle case di moda, riesce ad avere i famosi pieni poteri. Perché riesce ad avere la fiducia della gente che non è capace di sospettare, di capire perché è difficile e forse impossibile, in quanto queste persone sanno come avere il consenso più di coloro che urlano sulle cose che vogliono.
Io penso che nel nostro paese, ma non solo nel nostro paese, si riflette poco su tutto questo quando si cerca di capire la nostra situazione politica e sociale, quando si analizzano le nostre condizioni economiche, quando si guardano i contendenti che si combattono sul ring costruito sulle spalle del nostro futuro.