Liu Dan (1953, Nanjing, Jiangsu) - Preparatory drawing for “Dictionary” - 1991
Dizionario del diverso
di Davide Torrielli
Cari Ants,
da qualche anno siamo stati immersi in un linguaggio strano che propone un gap, a mio avviso, interpretativo tra la realtà vera delle cose e la semantica o etimologia vere e proprie del termine che viene usato.
In estrema sintesi riceviamo un suono che associamo a concetti per noi già noti ma in realtà il riferimento reale è differente, sia esso un concetto come un oggetto o simili.
Questo avviene perché è in atto un tentativo di sdoganamento di una operazione a mio avviso così bieca e strutturata da richiedere anche un intervento linguistico di assimilazione: in chimica ad esempio per tamponare un acido si usa una base per ottenere un ph neutro ma rimane il fatto che l’acido era acido nonostante tutto.
Qui a seguire mi lancio in una sorta di dizionarietto da me interpretato per dare il giusto, a mio personalissimo parere, senso alle parole che sentiamo propinarci di continuo.
Flusso Migratorio: invasione.
Immigrati: clandestini da accertare.
Richiedenti Asilo: truffa ai danni dello Stato.
Canale di Sicilia: coste libiche.
ONG: Organizzazione Nautica Gruppi
CARA: Centri di accertamento risorse amministrative
Accoglienza: sfruttamento.
Equa ridistribuzione territoriale: spedizione risorse umane.
Cooperative assistenza: associazioni a delinquere.
Rifugiati: invasori.
Accertamento provenienza: smistamento alla buona.
Programmi di inserimento sociale: elemosina nel migliore dei casi, furti rapine e stupri nei peggiori.
Salvataggi naufraghi: bla bla car o uber.
Tolleranza: soddisfazione di falsa coscienza.
Condivisione: a te lo scarto e me la prima scelta.
Reimpatri: proforma.
Miglia nautiche: unità di misura personale che si dilata e stringe secondo necessità.
Prefetture: receptions.
Contributo economico giornaliero: stipendio mafioso.
Frontiere: welcome points
Sono certo che tra le migliaia di persone che andiamo a prelevare a 10 miglia e che portiamo in Italia invece di portarli, come prevedono le leggi internazionali, in Tunisia o a Malta, ci siano veramente esseri umani in difficoltà seria verso i quali occorre avere un atteggiamento di vera e propria accoglienza o cosa, ma è anche vero che le statistiche invece ci dicono che si tratta di un altro fenomeno che nulla ha a che fare con la fuga dalla guerra ma che invece attiene in maggior parte ad una ricerca di miglioramento economico del proprio stile di vita.
Per fare questo, occorre però un sistema un po’ diverso da quello che stiamo invece adottando che alimenta ancora una volta un fiorente mercato e business di dimensioni inimmaginabili e chi ne fa e farà le spese sono e saranno i nostri figli che non potranno più essere padroni a casa loro.
Riflettiamo insieme.