Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Marcella Brancaforte (Urbino? – Illustratrice) – Giufà e la luna (Concorso Giufà tante storie)

 

L’attualità di Giufà

di Gianni Di Quattro

 

Giufà è un personaggio che deriva da una vecchia leggenda araba, popolare in Sicilia grazie a Giuseppe Pitrè e poi ripreso da veristi come Giovanni Verga e Luigi Capuana, diffuso in tutto il Mediterraneo (Maghreb, Turchia, Europa del Mar Morto, Spagna e Francia) con nomi diversi, rappresentabile come uno che è tutto e il contrario di tutto come ebbe a dire di lui Italo Calvino.

Un sempliciotto, un ingenuo e persino folkloristico, umile, vittima spesso di truffaldini e speculatori, rappresentante nell’immaginario popolare dei vecchi quartieri di Palermo con la loro cultura ormai al crepuscolo. Il periodo massimo della popolarità di Giufà è, infatti, la fine ottocento e i primi del novecento. A Palermo molto popolare tanto che sino a poco tempo fa si usava dire di un ingenuo che era un Giufà e qualche vecchio ancora usa questa espressione.

Dice cose che nessuno osa dire con la semplicità e la trasparenza di chi non ha diaframmi tra il proprio pensiero e la realtà sociale, gira per il paese e interviene e giudica le cose con l’animo semplice, di chi non conosce l’egoismo e i sentimenti del rancore e dell’odio. Naturalmente, viene deriso dai ragazzini e giocato da cinici furbastri, utilizzato per scaricare su di lui colpe non sue ed a lui vengono attribuite idee malsane o quantomeno bizzarre inventate da qualche buontempone o da qualche mente perversa.

Giufà è un buono, pronto a fare un piacere e servizievole, incapace di capire intrighi e trame che magari qualcuno ordisce a suo carico o a carico di un suo conoscente. È dunque amico di tutti e di nessuno, facilmente pilotabile verso qualsiasi traguardo senza che lui si renda conto del raggiro di cui è fatto oggetto e delle menzogne che gli vengono dette.

Giufà è dunque un personaggio letterario e popolare, ma era anche riscontrabile nella realtà in specie nei paesi o nei rioni popolari delle grandi città come Palermo appunto. Tanti Giufà c’erano e la gente voleva loro bene, perché ne apprezzava la bontà e si meravigliava della loro disponibilità a credere, a credere a qualsiasi cosa venisse loro detta.

Ma la figura di Giufà è ancora attuale, ci sono negli anni che stiamo attraversando persone di questa fatta, creduloni, pronte a seguire qualsiasi bravo narratore, ad aiutare pensando di camminare verso posti e situazioni meravigliose?

Molti saggi di molti attenti osservatori della realtà sociale in questo periodo si stanno pubblicando al di qua e al di là dell’oceano e dicono che tutto ciò che sta avvenendo nella politica, nella economia, nella geografia del mondo è conseguenza, e su questo quasi tutti seppur con accenti diversi sono d’accordo, di una trasformazione antropologica dei cittadini, degli uomini di tutti i continenti grazie anche e soprattutto alla diffusione della tecnologia.

La tecnologia, infatti, ha messo tutti in contatto con tutti, ha reso tutti a conoscenza di tutto, ma ha sviluppato una grande superficialità nelle masse, nel senso che ha creato la sensazione che tutto è possibile da parte di chiunque a prescindere da conoscenza ed esperienza. Un mondo in cui tutti possiamo parlare di tutto, esprimere pensieri ritenuti risolutivi perché sappiamo tutto o possiamo sapere tutto, una specie di socialismo non ideologico, ma corporale forse lo chiamerebbe Lenin prendendo a prestito un modo di dire di Paolo Volponi.

E siccome in gran parte queste masse di persone non avevano e non hanno una strumentazione intellettuale adeguata, sono facile preda di un coinvolgimento psicologico e umano che non ha precedenti nella storia della umanità e che sconvolge il passato e rivoluziona il futuro. Una specie di cloud umano digitale dove ciascuno deposita i propri pensieri e li ritira quando crede di doversene servire o perché glieli chiedono opportunamente orientati e manipolati. Una trasformazione antropologica appunto.

Il mondo è pieno di Giufà bisogna ammettere, nel senso di creduloni che credono anche quando sono avvertiti che è pericoloso credere, che amano non i leader perché non sanno e non vogliono sapere cosa è la democrazia, ma i capi e cioè quelli che comandano e basta e gli altri tutti, i Giufà appunto, ad ubbidire. Un mondo dove i leader sono sempre meno e si moltiplicano i capi cui piace farsi chiamare capi, le masse sempre più in contatto tra di loro a livello globale che, come Giufà, credono, obbediscono e combattono per quello che altri gli dicono di essere le loro speranze mentre non sanno che sono solo le loro illusioni.

Ecco Giufà è attuale ed è impressionante come queste grandi masse di Giufà hanno nelle loro mani il futuro, se gli uomini di buona volontà e di cervello fino non si inventano quanto prima possibile qualche marchingegno per bloccare la diffusione della stupida ingenuità e per riportare l’intelligenza e il senso di umanità al ruolo che l’evoluzione dell’uomo giustifica.

 

Inserito il:11/11/2018 15:26:50
Ultimo aggiornamento:11/11/2018 15:32:58
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