Luciana Freud (nipote di Sigmund Freud - Lei e il gattino
Alla mercè dell’apparenza (1/2)
di Vincenzo Rampolla
Cercando di sembrare ciò che non siamo, cessiamo di essere quel che siamo (E.Junger).
Sbaglio se dico che il mondo è sempre più in balìa dell’apparenza? Dominio, potere, possesso, povertà, virtualità, ossessione o giogo? Vale più essere, o apparire, manifestare ciò che sono o rappresentare e offrire ciò che voglio far credere?
L’individuo medio - chiamiamolo così - è una maschera camuffata da identità, prodotto solo di facciata, come una casa lasciata a metà per mancanza di soldi, con entrata di lusso e all’interno una stamberga (M.Lenoir). Trionfa il dogma corrente: Si ha successo, solo se si appare (V.Hugo). L’apparenza incanta. Il successo è stravolto dalla popolarità, non dal talento e dalla capacità. La verità offende e nuoce. È potente, pericolosa, povera, nuda. Che resta all’uomo spogliato di humanitas?
Disegnando questo assillo maniacale, possiamo tracciare immagini che attraggono, con forme e arie divenute ormai riferimento universale. irresistibilmente infiltrate nei tratti di un’altra identità sociale, l’immagine in bella mostra da sfoggiare in pubblico, la mente corrosa da tarli, paranoie, voraci manie. Tutte le rappresentazioni sociali, le prove cui nessuno più riesce a sottrarsi negli incontri mondani, ruotano intorno a un solo copione: in segreto, potrei anche non piacermi. Guai a pensare che non sia seducente, che non sia abbastanza gradevole e figo agli occhi degli altri. Guai a non mostrare di essere felice della mia vita, anche se, finita la baldoria in discoteca, rientro nella mia quotidianità, spenta e triviale o nella depressione esistenziale.
Guai a non credere in cuor mio di essere il migliore, nel mondo in cui tutti sono i migliori. Chi riconosce i propri limiti e ammette le proprie debolezze? Perché non ascoltare e imparare? Improvvisazione, ostentazione, imprecisione ingorgano la scena. E Osho aggiunge: L’uomo di continuo finge di essere quello che non è, un modo per nascondere se stesso. Chi è brutto, cerca di sembrare bello, chi è preda di angosce, cerca di sembrare felice, chi non sa niente, cerca di dimostrare di sapere tutto. Inventa e le cose vanno avanti in questo modo. Non devi per forza diventare saggio, come esige Osho: sii autentico.
Chi vuole piacere agli altri deve forse pensare, agire, parlare, atteggiarsi, muoversi come se fosse su un palcoscenico per strappare il consenso e l’applauso? Questo è cadere nella rete dell’altro e cedere la libertà e le ultime briciole di potere essendo se stessi. Comportati, muoviti, esprimiti, pensa, respira così come ti viene, non da narciso che non vede l’ora di incorniciare le medaglie che crede di meritarsi.
Abbandona l’illusione di piacere a tutti. Perché dovresti? Sii sazio di piacere solo a chi ti piace. Liberati di tutte le facciate assunte nello sforzo di piacere agli altri e essere accettato. Liberati di quello che hai pensato e creduto di essere, scopri e accetta ciò che sei veramente: la tua identità, non le finzioni, i miraggi, le ambizioni. Ti fa star bene? Ti senti meglio? Non c’è miglior bellezza della propria autenticità. Quanto più capisci te stesso, tanto più capirai il mondo dice Coelho e Conosci te stesso, aggiunge Socrate.
Devi ritirarti dal mondo esterno, cessare la commedia.
Devi prendere una giusta distanza fra te e il mondo e guardarti dentro in profondità e ritrovarti genuinamente, senza falsità e espedienti, severo, rigoroso e senza scuse e mezzi termini.
Devi essere te stesso, quello vero, la persona che sei, non il burattino sociale.
Devi saper ridere e piangere di te, burlarti per i tuoi difetti, rimproverarti le tue debolezze.
Devi gioire della tua intelligenza, della tua ragione e dare spazio alla tua sana follia, alle tue emozioni e ai sentimenti. Segui Nietzsche, devi riscoprire l’eroe che hai dentro, ritrovare la curiosità di conoscerti per ciò che sei veramente. Non una tantum, ma giorno dopo giorno. Sempre. Assiduamente. Con la gioia e la passione di ridare pieno senso al tuo quotidiano.
Il mondo lo hanno sempre cambiato i folli, i sognatori, gli eretici e le streghe. Non le greggi (F. Caramagna).
Il folle vede il mondo a modo suo, per questo è uno diverso; non subisce le regole, rigetta l’adesione passiva allo status quo. Va contro corrente, osa, sa trasgredire. Puoi detestarlo, non ignorarlo. Per lui la libertà di pensiero è tutto. Nella storia i folli hanno cambiato le cose, hanno cambiato il mondo: inventano, esplorano, creano, ispirano e fanno. Vanno avanti, vanno oltre. Scuotono, scompigliano, sono scomodi, imbarazzano. Coloro che sono folli abbastanza da pensare di cambiare il mondo, sono quelli che poi lo fanno davvero (Gandhi).
Folli sono forse quelli che hanno proprio bisogno di essere tali. Il mondo ha di certo bisogno di loro. Quando la massa giudica folli le cose che dici o che pensi, che fai? Inchinati allo specchio e sorridi: ci vedi un genio o una persona? Sì, una persona, libera mentalmente.
La tua forza è l’autenticità, prendi coscienza di te stesso. Credici di più, coltiva l’autostima. Non cercare un linguaggio nuovo, impara ad ascoltare quello che hai. Vivere è l’arte di essere quello che si è già (Tagore). Essere ciò che si è, dunque. Autenticità non esige di essere trasparenti e sbandierare a tutti la propria intimità, significa anzi proteggerla e riservarla alle sole relazioni più profonde, in cui emergano reciprocità, parità e sincerità. Dall’esperienza, si impara che il narcisismo malato può essere addestrato a narcisismo sano, egoismo maturo, autostima, amore di se stessi, chiamalo come ti pare.
Al risveglio, talvolta mi vanto: Sei bravo! Vai, buttati… E la sera, prima di chiudere gli occhi, da marpione mi sfotto: Ma va’ a dormire! Vai… Guai a non farlo. La libido narcisistica potrebbe impedirmi di avere il riposo dei giusti e dei poveri di spirito, quelli che sono nel mondo, ma non di questo mondo. In pace con la propria coscienza.