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Stare o fare?
di Davide Torrielli
Formiconi, nella società moderna, il concetto del "fare" sembra dominare la nostra esistenza.
Siamo immersi in una cultura che celebra l'azione, la produttività e il raggiungimento di obiettivi. Tuttavia, accanto al "fare" esiste lo "stare", un concetto meno celebrato ma altrettanto fondamentale per il nostro benessere e per una vita equilibrata. Il "fare" è indubbiamente il motore del progresso personale e collettivo. Ogni invenzione, scoperta scientifica o cambiamento sociale significativo è frutto di un atto di fare. Questa dimensione è intrinsecamente legata al senso di realizzazione: quando portiamo a termine un compito o raggiungiamo un traguardo, proviamo una soddisfazione che rafforza la nostra autostima. Tuttavia, il "fare" è spesso legato alla pressione di performare, alla frenesia e alla competizione. L’ossessione per l’efficienza rischia di alienarci da noi stessi, facendoci perdere di vista i nostri bisogni più autentici. È qui che entra in gioco l'importanza dello "stare". Lo "stare" si riferisce all'essere presenti nel momento, senza la necessità di produrre o raggiungere qualcosa. È uno stato di quiete che ci permette di connetterci con noi stessi e con il mondo circostante. Stare significa osservare, ascoltare e semplicemente essere.
Questo concetto, spesso associato alla meditazione, alla contemplazione o al riposo, ha un impatto profondo sulla nostra salute mentale e fisica. Studi scientifici dimostrano che praticare la consapevolezza e lo "stare", riduce lo stress, migliora la concentrazione e aumenta la capacità di affrontare le sfide quotidiane. Lo "stare" e il "fare" non sono opposti, ma complementari. Uno non può esistere senza l'altro in una vita pienamente vissuta. Il "fare" ci spinge verso l’esterno, verso il cambiamento e il progresso; lo "stare" ci riporta verso l'interno, aiutandoci a riflettere e a ricaricare le energie. Quando il "fare" è guidato dallo "stare", diventa più significativo. Una persona che ha imparato a stare con se stessa è in grado di agire in modo più consapevole, evitando il rischio di essere travolta da una frenesia senza senso.
Allo stesso modo, il "fare" può dare struttura allo "stare", impedendogli di diventare inattività o fuga dalle responsabilità. Integrare lo "stare" e il "fare" nella vita quotidiana richiede pratica e consapevolezza. Per esempio, è utile dedicare del tempo ogni giorno a semplicemente essere, senza distrazioni o obiettivi specifici. Tecniche come la meditazione o la respirazione consapevole possono aiutare a rimanere presenti e favorire una maggiore connessione con il proprio stato interiore.
Riflettere prima di agire è un altro modo per integrare queste due dimensioni: prendere un momento per valutare le motivazioni e le intenzioni prima di iniziare un progetto può rendere l'azione più significativa. Inoltre, alternare periodi di intensa attività a momenti di riposo e introspezione consente di mantenere un equilibrio salutare tra impegni e recupero. Lo "stare" e il "fare" sono due facce della stessa medaglia, indispensabili per una vita armoniosa e appagante.
Coltivare lo "stare" in un mondo che enfatizza il "fare" può sembrare controintuitivo, ma è una scelta che porta a una maggiore consapevolezza e a una profonda connessione con se stessi. Alla fine, il vero equilibrio sta nel saper navigare tra questi due poli, utilizzando lo "stare" come fondamento per un "fare" più autentico e significativo.
Non correre a perdifiato inutilmente senza un’attenta riflessione.
Mi sa che manchiamo di tanto “stare”!!!
Che ne dite?
Te curas.