Aggiornato al 20/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
Tomba-del-tuffatore.JPG
Dalla “Tomba del tuffatore”, trovata nel 1968, conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum e datata attorno al 480 a.C.

Matrimoni tra omosessuali.

È una storia  tipica dell’anarchia italiana.

Come per l’articolo 18, dove occorrerebbe cancellare dalla discussione il numero 18 e discutere nel merito su come si tutelano contro le discriminazioni i lavoratori dipendenti (il 17% del totale e pochissimi casi concreti), così in questa materia occorre cancellare la parola matrimonio e parlare di unioni tra persone dello stesso sesso e delle relative conseguenze (adozioni?), senza tirare in ballo la identità delle situazioni con gli eterosessuali, ma quella dei diritti.

Detto questo però i comportamenti ai quali abbiamo assistito sembrano del tutto folli.

Per incominciare manca una legge che regolamenti la materia. Senza legge è possibile il fai da te da parte di istituzioni dello Stato? Ovviamente no. Ma così pare che per qualche sindaco non sia. E non c’entrano le convinzioni personali, e la prevedibile e ricercata esposizione mediatica, ma l’applicazione della legge da parte di un alto funzionario pubblico.

È davvero singolare che l’ANCI, cioè l’associazione dei Comuni italiani, rivendichi ai singoli comuni (ai singoli sindaci) il DIRITTO di registrare nei Comuni italiani le unioni gay celebrate all’estero. E la registrazione avviene sul REGISTRO DEI MATRIMONI CIVILI, unica destinazione disponibile, scatenando le relative conseguenze.

Un Sindaco registra le unioni di cittadini del proprio territorio o anche di altri? In altri termini, cittadini che risiedono a PALERMO possono essere registrati a MILANO? Se si (e pare di no) si genererebbe una situazione alquanto strana di mobilità tra i comuni italiani. Se no, ci sarebbero (ci saranno sicuramente) cittadini (e comuni) di serie A e cittadini (e comuni) di serie B. La solita disuguaglianza all’italiana.
I Comuni italiani sono più di 8.200. Volete che non ce ne sia qualcuno contrario alle unioni di persone dello stesso sesso? Per esempio quelli governati dalla Lega (e ce ne sono di grandi)? La registrazione senza legge non è ovviamente un obbligo, ma una scelta della Amministrazione (pro tempore). E poi, quando cambia la Amministrazione, e magari la maggioranza, possono cambiare le regole! No tu no, adesso sì.

Una ultima considerazione. Alcuni Comuni hanno iniziato a registrare le unioni in questione contro il parere del governo e le diffide dei prefetti.. Supponiamo che finalmente arrivi la tanto attesa legge, che cosa potrebbe succedere? Che le unioni vengano regolate e venga definita la norma per  la iscrizione negli albi pubblici così come stanno facendo alcuni sindaci. Fine della storia. Ma anche che la legge non preveda questa possibilità o la preveda in un registro diverso da quello dei matrimoni civili. In questo caso ci sarebbero tanti cittadini “uniti” e registrati, e tutti gli altri no. A meno che la legge non preveda in questo caso anche la cancellazione automatica delle unioni già registrate. Perché nulle. Cioè uniti per un po’, ma adesso basta. Anzi, si sapeva anche prima, ma i sindaci non volevano dirlo. Non converrebbe aspettare la legge, magari mettendola in cantiere con la priorità che questa materia richiede? Come sta facendo il Sinodo dei Vescovi, con tutti i prevedibili problemi?

E molti di quelli che sono stati registrati, e poi cancellati, ricorreranno comunque alla Magistratura, perché si sentiranno privati di un diritto ormai pubblicamente acquisito, e la Magistratura, per l’ennesima volta, sarà chiamata a tappare i buchi dello Stato sostituendosi al legislatore.

Insomma, perché farci sempre male da soli?

Inserito il:20/10/2014 13:18:43
Ultimo aggiornamento:27/10/2014 09:34:44
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