A Vanvera (08)
di Massimo Biondi
Costituzione
I “Padri Costituenti” – almeno quelli che godono di luce perpetua – ne hanno viste e sentite di cotte e di crude in questi anni. Forse però non si aspettavano che nella ipotesi di modifica della “loro” Costituzione, 69 anni dopo, sarebbero intervenuti i partigiani.
Telecom flop prevedibile
Allora pare deciso: Metroweb va con Enel, non con Telecom. Sembra più logico. C’è maggior focalizzazione del business e inoltre il personale Metroweb – che si è dimostrato di valore - può costituire il nucleo iniziale di Enel Open Fiber. In Telecom sarebbe stato sparpagliato nei corridoi.
Telecom inoltre aveva proposto ai soci scambi abbastanza incongruenti: la rete internazionale (Metroweb non si occupa di tlc a livello internazionale) e la rete cellulare (e anche di questo a Metroweb poco interessa). Non si vede perché buttarsi in business nuovi e lasciar inghiottire dalla balena quello che già c’è e funziona.
Telecom non ha gradito. Il nuovo amministratore Cattaneo, che come consigliere è sempre stato contrario all’acquisto di Metroweb, preannuncia ricorso a Bruxelles. Negli ultimi giorni deve avere cambiato idea.
Telecom flop in previsione
Spero non sia vero che il risentimento verso ENEL si possa esprimere nella decisione di vendere anche energia. Se il management di quella che ora si chiama TIM pensa davvero che la rete commerciale sia egualmente efficace vendendo e l’una e l’altra cosa rischia le delusioni che hanno già avuto altri. Meglio lasciar perdere le ripicche, che non sono cose da manager. ENEL progetta la valorizzazione di asset propri nell’ambito di un piano nazionale di sviluppo. Tutta un’altra cosa.
Mafia
Secondo Giacomo Di Girolamo, autore del libro “Contro l’antimafia”, le associazioni che si definiscono antimafia iscritte nei registri dei Comuni e delle Regioni sarebbero circa 2000. Poi ci sono vari e numerosi Enti, Comitati e Fondazioni. Si direbbe che ormai la mafia è spacciata, con tanti cittadini che si impegnano per la legalità. E anche per il 5 per mille, immagino.
Elezioni amministrative
Liste irregolari? Ma no, dice il Consiglio di Stato. Tutti dentro, tutti riammessi. La rappresentatività democratica è salva. E le regole? Beh quelle si sa che in Italia sono abbastanza elastiche, soggette ad interpretazione. Vanno “contestualizzate”, come precisò un cardinale a proposito di certi festini. Il perdono è nella nostra cultura cattolica, tanto più in tempo di Giubileo della Misericordia.
E allora perché farle le regole, chiederebbe uno svizzero. Beh non si sa mai, sarebbe la probabile risposta di un italiano, anche magistrato: prima o poi potrebbero tornare utili.
Sindaci
Campagna elettorale per le elezioni amministrative in corso. Livello della campagna (mi pare) modestissimo. Penso soprattutto a Roma, Milano e Napoli. Nei centri minori giocano fattori diversi e a Torino, per tradizione, sono quanto meno più sobri.
Quando uno/a si candida a governare per 10 anni una grande città – salvo bocciatura dopo il primo mandato o passi indietro alla Pisapia – dovrebbe come minimo comunicare come immagina che la città governata debba cambiare nel decennio. Avrà più o meno abitanti? Che faranno? Età media in crescita o in diminuzione? Immigrazione come? Quanta? E di conseguenza, quali servizi saranno più necessari? Su quali entrate si potrà contare?
Invece – penso a Roma – tra chi
- dice che chiederà in ditta caso per caso come comportarsi (e se, eventualmente, dimettersi);
- fornisce anticipazioni sulla toponomastica, implicitamente spiegando che ne farebbe uso per proprie rivalse;
- annuncia in squadra una pur rispettabile ex parlamentare cuneese, lasciando malignare che ciò torni utile per equilibri nel partito del quale la signora è attualmente funzionaria;
- lascia la Ferrari fuori raccordo per farsi vedere dai romani, che lo sanno ricco di famiglia, morigerato utente di utilitaria
ho l’impressione che il progetto dei candidati non vada oltre la conquista del ballottaggio. Per taluni addirittura solo di un po' di visibilità. Poi si vedrà.
Non mi sembra strano che l’affluenza alle urne cali. Perché appassionarsi a tanta miseria?
Roma
Non sono romano ma amo Roma. Ci ho vissuto e lavorato molti anni con grande piacere. Mi disturba perciò che se ne parli male, purtroppo a ragione.
Ci sono stato qualche giorno questa settimana e continuavo a domandarmi, oltre al perché di alcune situazioni: cosa chiederei al nuovo sindaco/a se potessi fare una sola domanda?
La prima che mi viene in mente è: chi glielo ha fatto fare?
Per non apparire disfattista né chiedere l’impossibile (tipo regolare il traffico o educare alla civiltà gli indigeni che la ignorano) mi limiterei a una cosa semplicissima: “scusi, perché affidare la gestione di alcuni parcheggi pubblici all’ATAC, che notoriamente è una delle peggiori aziende conosciute”?
Parcheggio ATAC
All’ingresso le colonnine che dovrebbero emettere il biglietto non emettono nulla di nulla. Impassibili alla pressione del bottone (premere qui). Ma le sbarre sono alzate. Scendiamo e parcheggiamo. Stiamo per andarcene ma ci redarguisce un omone: >dovete pijà er bijetto<. Dove, scusi? Entra in un gabbiotto, ne esce con in mano un volumone, lo sfoglia e anticipa cortese >mo’ ve dico ‘ndo sta quella che funziona<. Attesa. >Al settore B<, che ci indica con un impercettibile movimento del viso (ha le mani a sostegno del tomo che ha consultato). Ci rechiamo al settore B ma anche la colonnina indicata non funziona. Ne individuiamo un’altra nello stesso settore. Niente da fare. Però ci aveva seguito un collega dell’omone: >fateme prova’< (sottovaluta le nostre abilità manuali). Nulla. >Annamo ar settore A<. Lo seguiamo. Un po' di movimento fa bene. La distributrice del settore A effettivamente funziona. Bisogna inserire la moneta, in questa si paga prima. Torniamo al settore D perché il biglietto deve essere esposto sul cruscotto della nostra auto. All’uscita basterà inserire lo stesso biglietto nella feritoia per fare alzare le sbarre. Quando usciamo però non ci sono più addetti in circolazione, le colonnine dove inserire il biglietto sono fuori uso ma le sbarre sono alzate. Via libera. Ci siamo divertiti, e a me è venuta in mente la domanda da rivolgere al sindaco.
Autobus ATAC
Mi è tornato in mente che quando abitavo a Roma talvolta arrivava alla fermata un autobus senza numero. Il conducente si affacciava e informava i presenti: >famo er 39<. Così la gente si regolava. Il servizio ATAC aveva un che di disinvolto e pittoresco anche molto prima di Alemanno e Marino.
Milano
Buona notizia. A Milano sono diminuiti i crimini: dimezzati gli omicidi, in calo furti e rapine, titolano i quotidiani. Però siamo in campagna elettorale e allora, per sua sfortuna proprio lo stesso giorno, il candidato PD Sala detto Beppe se ne esce con la promessa giornaliera: “Aumenteremo la sicurezza: più forze in campo, nuove assunzioni. Useremo i droni”. La chiama “sicurezza partecipata”, qualunque cosa voglia dire.
E l’altro candidato favorito, Stefano Parisi? Lui va a brindare nel locale di Belèn. Oh! Una cosa nuova e in compagnia esteticamente apprezzabile, nella tradizione di quella parte politica. Deve essere un’idea di Berlusconi, esperto del ramo. Poi però sbraca a sua volta: “abbasserò le tasse”. Non una cosa innovativa. Per i titoli quel giorno lì bastava Belèn.
Credo che gli spin doctor, se non i candidati stessi, difettino di fantasia, oltre che di visione prospettica.
Brexit
In Gran Bretagna si che si sentono cose nuove. Oddio, non proprio geniali.
Boris Johnson, ex sindaco di Londra, dice che la UE – dalla quale uscirebbe volentieri - segue la strada immaginata da Napoleone e da Hitler: riunificare l’Europa nella tradizione dell’impero romano. Difficile figurarsi Junker nei panni del condottiero ma lui la pensa così.
David Cameron, premier, starebbe invece dentro la UE. Ha avvertito i suoi concittadini che tra gli effetti negativi di un voto favorevole all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione ci sarebbe il rischio di una guerra sul continente, visto il crescente ritorno dei nazionalismi in lotta tra loro.
Forse l’unificazione europea procede. A colpi di cazzate.
Cronaca vintage
Pensando soprattutto a Roma: “Una società che si sente non governata finisce per esprimere al proprio interno una specie di dislocazione selvaggia, particolaristica, furbastra e conflittuale dei poteri e delle decisioni (…) in cui tutto c’è tranne moralità collettiva, coscienza civile, senso delle istituzioni, rispetto delle regole”. Censis – Gli anni del cambiamento – rapporto sulla situazione sociale del Paese 1981
Pensando all’antipolitica (che non è fenomeno recente): “In che misura questo senso di sfiducia nella politica è frutto di una esasperata amplificazione, dovuto più alle nostre polemiche che alla sostanza delle cose? Invito i partiti rappresentati in Parlamento a non seguire passivamente l’opinione pubblica eccitata da una propaganda distruttiva, a non condannare solo perché lo si desidera, a non offrire vittime sacrificali perché questo non sarebbe un atto di giustizia, ma pura soddisfazione di un’esigenza politica”. Aldo Moro 1977
Pensierino
Siamo in un periodo di transizione. Come sempre.
Ennio Flaiano