Aggiornato al 16/10/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

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Strabica Generazione X

… a ruota libera

 

di Davide Torrielli

 

Molti conoscono la suddivisione sociologica delle generazioni in categorie, operazione che in realtà non ha un unico autore ma soddisfa la sete di inquadramento sociale degli individui in categorie per associarne comportamenti, valori, auspici e obiettivi di vita.

Effettivamente, dando un’occhiata a come sono state nel tempo riquadrate tali categorie, occorre constatare che molte delle caratteristiche associate a tali inquadramenti sono congruenti con la realtà sociologica.

I “Boomers”, o “baby boomers” che dir si voglia, includono i nati tra il 1946 ed il 1965, periodo storico di nascita dal quale parte invece la famosa “generazione X”, sino al 1980; perché definirla famosa?

Perché se è vero che i boomers hanno per loro collocazione storica delle caratteristiche intuitivamente evidenti, delineate in modo chiaro dalle macerie post belliche, la generazione X è invece contraddistinta da chiare disomogeneità sociali che indicano la difficoltà di integrare l’entusiasmo e le aspirazioni concrete di chi usciva dalla guerra con il crescente benessere disincantato e sognante dei fantastici anni ’80. Due facce di una sola generazione definita appunto X, come un’incognita difficile da calcolare, un dubbio, un enigma.

Ho di recente toccato con mano quanto di vero ci sia nei criteri di associazione che coadiuvano i raggruppamenti  costituenti le categorie confrontandomi sui diversi punti di vista con un generazione Z, nati tra il 1996 ed il 2012, persone cresciute in un ambiente ad alta e progressiva digitalizzazione con aumentata sensibilità verso un mondo criticamente messo in pericolo dai segni del degrado ambientale, dall’emergere di una percezione allergenica delle diversità tra uomini e per contro, affetti di riflesso da un distacco ipermetrope dalla realtà che scorre sotto i loro piedi.

Anestetizzati dal fluire digitale di una vita connotata da pericoli mai toccati prima con mano, gli Z manifestano al contrario il rinascere di sentimenti più veri, più legati alla vera essenza minimal dei sentimenti, dando valore ad aspetti che i millennials, nati tra il 1981 ed il 1996, avevano annegato nelle discoteche, nel rock, nel benessere, forse, superficiale, messo a punto ed ereditato con orgoglio dagli X.

Capita quindi di considerare come gli X a cui appartengo, manifestano obiettivi di vita molto diversi e forse, ignorantemente uguali tutti a se stessi, clonati, tanto cementati nella generazione da non poter immaginare aspirazioni diverse.

La felicità nel suo intimo valore, sottoposta a scadenze di vita, quali il lavoro, la retribuzione, la casa, la famiglia convenzionale, amici, figli … in un fluire di una progressione standard tatuata addosso.

Uno scattare di posizione in posizione ereditata dai boomers che necessitavano di classificare la vita in una scala di valori da ricostruire e messa in discussione dall’emergere di una globalizzazione epidemica che ha caratterizzato invece i millennials, generazione disorientata e veicolo di definizione degli Z.

Z che iniziano forse a comprendere come il rivoluzionare le progressioni degli obiettivi possa forse mettere pace a segni di pericolo che vanno manifestandosi nel mondo e che segnalano la vacuità di molte milestones indiscutibili ed incrollabili negli x di due generazioni prima.

Un confronto difficile e complesso, separato da un solco profondo tra due modi di vedere la vita, due modi di intendere il lento ed inarrestabile fluire dei giorni, con incrollabile miopia manichea dei primi e ipermetrope realtà dei secondi.

Il qui ed ora degli Z che si contrappone al continuo progettare degli X, che sorvolano veloci verso un destino, in effetti poco chiaro.

Confronti di vita, confronti di visioni, intendersi diverso della felicità come portata da concetti differenti, ma aspirata da tutti.

Pericolosi sono invece gli Alfa, nati dopo il 2013, in quanto danno segni di assenza di tali aspirazioni e poca è la felicità che li guida all’orizzonte qualsiasi essa sia e vestita in qualsiasi foggia: non si avanza pare, si viene spinti in avanti da quelli che dietro si agitano scomposti, senza una direzione precisa, senza obiettivi chiari: il tumulto dei “concerti” di Travys  Scott definiscono bene la generazione che si agita senza direzione.

Siano essi gli X che i Millennials, che gli Z, sta a loro ridare forza al valore della vita in qualsiasi modo la si intenda per crescere gli Alfa e guidarli nella giusta direzione, magari, imparando gli uni dagli altri e traendone insegnamento positivo reciproco, perché niente è giusto per tutti, ma il giusto per se stessi, che fa star bene senza ledere gli altri.

Lo sforzo delle generazioni precedenti sarà improbo in quanto teso ad insegnare proprio come non ledere gli altri.

Te curas

 

Inserito il:05/10/2024 16:18:01
Ultimo aggiornamento:05/10/2024 17:23:25
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