Takehisa Yumeji (Oku District, Okayama, 1884 – Fujimi, Nagano, 1934) – A Sad Woman
Gli Altri N.5 – Giappone sconosciuto - Solitudine dei giovani
di Vincenzo Rampolla
Hikikomori è l’eremita moderno, giovane o adulto votato all’isolamento, spesso a livelli estremi, chiuso in casa, contatti con il mondo esterno solo con cellulare o computer e la madre che depone in terra il vassoio del pranzo davanti alla porta chiusa della cameretta. Secondo le ultime stime sono 2 milioni, uomini e donne in mutazione, reclusi sociali, affetti taluni da malattie mentali, depressione o ritardi, disturbi ossessivi-compulsivi e della personalità.
Con alle spalle 20 anni di solitudine, gli eremiti di prima generazione sono oggi 40enni.
Per il Paese sono il Problema del 2030: come reinserirli nella società a 60 anni, alla morte dei genitori, restii questi ad affrontare il problema? Vittime di episodi traumatici di fallimento sociale o accademico risentono della tendenza al conformismo, rifuggono la socialità, angosciati da genitori iperprotettivi, la madre in particolare, oppressi dal sistemi educativo e da quello economico. Provengono dalle classi medio alte e si rifiutano di lasciare la casa. Fin dagli anni '60, la pressione per avere successo è iniziata alla scuola materna, là anche i piccoli dovevano competere con un esame per accedere alle migliori scuole materne.
Poi l'esame di ammissione per il miglior asilo nido e quello per la migliore scuola elementare e per scuola media, liceo e Università.
Molti per un anno hanno studiato solo per l’ammissione all’Università e più è prestigiosa, più difficili sono le prove. Si parla di shiken jigoku, l'inferno degli esami scolastici, e se non ce la fai rischi di finire a servire in una tavola calda. Fin dall’inizio della scuola tra i più giovani si registra una forte insofferenza per i banchi.
E’ il mukatsuku, l’apatia che porta gli studenti a dirsi stanchi della scuola, della famiglia, anche della vita.
Cresce in parallelo il futoko, l’assenteismo scolastico con esplosione di masse di giovani che all’inizio dell’anno scolastico tentano il suicidio. Non basta. Hanno ben poco tempo per loro e per distrarsi. Fin da piccoli sono spinti dalle famiglie a svolgere varie attività come il nuoto, il teatro, il karate, il kendō, l'arte dello shodō (la calligrafia) o lo studio di uno strumento musicale, eseguito tutto con ferree disciplina militare. Si esce di casa all'alba e si ritorna a sera.
Per sopravvivere devi essere il migliore. Nella mutazione dalla giovinezza alle responsabilità e alle aspettative della vita adulta i giovani sono stati penalizzati, è mancata loro la giusta preparazione per giocare in ruoli maturi.
Come altre Nazioni, il sistema esercita forti pressioni sui giovani non solo per emergere ma per tramandare l’attuale status sociale, la rigida ideologia pass-or-fail (avere successo o rinunciare). Oltre alla tradizione sulla condotta sociale, a questa pressione concorrono molte aspettative, doveri e responsabilità.
L’ingresso in società, plasmato dal confucianesimo, penalizza il singolo a favore di un conformismo garante di armonia sociale, in una società rigidamente gerarchizzata. Dottrine tutte, congenite nella società giapponese, sempre meno condivise e rigettate dai giovani. In vari modi loro sopravvivono e nascono nuove categorie lavorative e nuovi stili di vita. Freeter, loser dogs, jōhatsu si affiancano agli hikikomori con single parassiti, NEET, net-café refugees, single 1K, zoku e altri ancora.
Per l’intera generazione perduta con la crisi dell’80, le condizioni di stabilità sociale e di crescita economica si sono ribaltate. Si è infranto l'orientamento dei giovani verso la casa e la famiglia, un tempo pilastri della formazione sociale e per tutta la vita in linea con il sistema di garanzia aziendale del lavoro e le pratiche per il benessere familiare.
A metà degli anni '70, oltre il 90% dei nuclei familiari era classificato tra le classi medie. Questo fece collassare le altre classi sociali e impose una nuova classe media opulenta, colossale e compatta, orientata all'occupazione e alla proprietà, capace di incorporare il senso di solidarietà e di proteggere le famiglie dal rischio.
Con la bolla speculativa degli anni '80 le aziende non hanno più concesso ai dipendenti la piena occupazione e gli alloggi aziendali, il contratto sociale tra imprenditore e lavoratore è stato disdetto e si è persa la sua lealtà, ricambiata dalla promessa della società di prendersi cura di lui e della famiglia. Le generazioni del dopo crisi hanno sperimentato mercati del lavoro instabili, accesso limitato alle abitazioni familiari e condizioni economiche insicure.
Scompare l’azienda garante ai dipendenti di un costante aumento del reddito e della stabilità finanziaria e si determina un reale ribaltamento del mercato del lavoro, orientato verso contratti a breve termine e impiego part-time.
Gli anziani che avevano comprato la casa hanno mantenuto un solido patrimonio immobiliare mentre i proprietari più giovani si sono trovati sulle spalle mutui onerosi e l’insicurezza del posto di lavoro.
Gli aumenti salariali legati all'anzianità, vitali per coprire il debito ipotecario, si sono ridotti. L’allungamento dell'età del matrimonio, il calo dei tassi di fertilità e la longevità crescente si sono radicati, influenzando fortemente le relazioni coniugali e la gestione familiare. Tra il 1970 e il 2005 l'età media del matrimonio si dilata, da 27 anni sale a circa 30 per l’uomo e da 24 anni a 28 per la donna.
Cresce il numero di famiglie single senza figli e nel 2005 i nuclei con figli scendono al di sotto del 30% , le famiglie single e di sole coppie raddoppiano e rappresentano oggi la metà di tutte le famiglie. Nonostante la notevole massa di case disponibili (39% a livello nazionale), gli affitti alti frenano la formazione di famiglie perché gli alloggi liberi sono le piccole unità progettate per single o per coppie senza figli.
Nell’unione coniugale è rilevante la metamorfosi della perdita di consenso sull’inevitabilità del matrimonio e sull'avere figli. La fertilità diventa questione chiave in una società che invecchia. Nel 1947 ogni donna in media aveva 4.3 figli, nel 2004 si scende a 1,3. La posizione dei dipendenti di mezza età vacilla e per primi i 20enni sono estromessi dal lavoro stabile.
Il tasso di occupazione permanente degli uomini non sposati di età 30-34 anni è 41%, mentre per gli impieghi precari è 70%.
Sono le aziende che hanno innescato la rivoluzione sociale: aprono le casse per coprire i posti dei dipendenti più anziani e i loro alti stipendi e riducono la formazione per i più giovani, troppo giovani per entrare o restare in azienda.
La risposta dei giovani non tarda a manifestarsi: morte della lealtà aziendale e porte aperte alla contrattazione individuale.
L'etica delle aziende resta inchiodata alle aspettative di sottomissione, dedizione e sacrificio dei dipendenti. I giovani la bollano di assurdità e anacronismo rispetto alle realtà economiche e sociali del XXI secolo.
I giovani reagiscono e agiscono da giovani, inesperti e sempre più socialmente individualizzati, rintanati nelle case dei genitori, chiusi in se stessi, nelle mani del destino. Che alternative hanno? Che fare, dove andare?
C’è il Freeter, lavoratore precario di 15-34 anni. Finiti gli studi, dove trova un impiego fisso? Lui si costruisce nuove opportunità, con un proprio stile di vita: mantenersi senza perdere la propria libertà e cercare solo lavori saltuari in negozi di alimentari, bar e ristoranti. In conflitto con la radicata etica giapponese sul lavoro, conduce una vita sregolata spesso senza fissa dimora.
Tra di loro i freeter si sostengono e organizzano cortei per far conoscere le loro richieste e portarle avanti. Con la rigidità del mercato del lavoro, il loro fallimento o il loro rifiuto di entrare nel mondo del lavoro fisso indebolisce e incide pesantemente sulla loro capacità di sostenere una famiglia. Violano l'aspettativa sociale alla base della società adulta della classe media giapponese: sono accusati di non intraprendere una carriera stabile in una grande azienda e il loro numero sale e continua a salire: 0,5 milioni nel 1982, 1,01 milioni nel 1992, 2,01 milioni nel 2005. Nel 2005 è stato stimato che 23% dei neolaureati rientrava nella categoria dei freeter.
NEET controparte disoccupata dei feeter, liberi professionisti pigri, viziati dai genitori e che minano di proposito la vitalità economica del Giappone. Molti si emarginano dalla classe media e su questa strada vengono trattati come un problema sociale: nessun impegno nel lavoro, nessuno nella formazione professionale e nell'istruzione scolastica. Il numero di NEET di 15- 34 anni è passato da 440.000 nel 2000 a 640.000 nel 2005..
Loser dogs (dokushin kizoku) soggetti non sposati, circondati da agi e lusso e che si danno alla bella vita. Nella complessa situazione del crescente numero di donne single e senza figli sono incluse quelle oltre i 30 anni. Vengono screditate dai media e marchiate per la responsabilità del crollo della fertilità nazionale.
Parassiti single, fenomeno in crescita per l’aumento del numero di giovani adulti che vivono indefinitamente nella casa dei genitori. Tra il 1980 e il 2005 il tasso dei parassiti single è salito da 24% a circa 43% in età di 25-29 anni e da 8% al 24% per quelli di 30-34 anni, su un totale oggi di circa 4,5 milioni di individui disoccupati o sotto occupati. Con le spaziose abitazioni acquistate a suo tempo dai genitori e la ricchezza accumulata possono vivere in casa da parassiti single. E’ il rifiuto. Manca la voglia di fare, socializzare, confrontarsi. L'indifferenza verso le difficoltà altrui e la vecchiaia degenerano in indifferenza e disprezzo verso la propria situazione.
Net-cafe-refugees , i rifugiati senzatetto, tipicamente la classe più giovane prodotta dal declino dei meccanismi di sostegno alla nuova generazione da parte dello Stato, della famiglia e dell'azienda. Almeno 60-80.000 rifugiati frequentano gli Internet café e i ristoranti fast-food aperti 24 ore su 24; molti vi dormono qualche notte, altri per lunghi periodi. Sono severamente marchiati dalla società e additati dai media. Esistono stime di oltre 5.000 clienti abituali composti da liberi professionisti e altre vittime della generazione perduta senza una casa stabile né un lavoro.
Jōhatsu (evaporati), fenomeno nipponico endemico: uomini senza lavoro o sommersi dai debiti. Spariscono dalla società a un ritmo di 100.000 all’anno per non subire la vergogna di ammettere il fallimento, si suicidano o si rifugiano nelle baraccopoli lungo i canali cittadini. Sorti negli anni della grande crisi hanno messo radici permanenti a San'ya, quartiere di Tokyo. Per l'immagine della città, fin dal 1966 la sua indicazione è stata raschiata dalle mappe.
Hodo-Hodo zoku (clan anti- stress), gruppo consolidato di lavoratori più giovani che rifiutano la promozione in azienda per evitare lo stress causato dalle nuove responsabilità e massimizzare il loro tempo libero, pur se allettati da generose condizioni salariali.
Single 1K , lavoratori a reddito molto basso e la capsula 1K in cui vivono, la più piccola unità abitativa non superiore a 20 m² con bagno e angolo cottura per fornire nel minor spazio possibile le strutture per la completa autonomia. Si moltiplicano le torri di 20 piani per capsule, vere enclavi autosufficienti e recintate; i prezzi negli edifici urbani centrali sono abbordabili, mentre ristagna la domanda in periferia. Gli edifici composti da 1K sono oltre il 40% delle abitazioni in affitto a Tokyo.
Tra i single delle 1K è in fase di formazione un tentativo di vita in rete. Vige il principio che nella capitale l’abitante dell’1K deve essere libero dalla famiglia e libero in città. Per questo i negozi del quartiere per evitare agli 1K di cucinare offrono ogni genere alimentare, alcolici, beni vari, biancheria intima, libri e servizio per il pagamento di fatture.
Molto richiesta la capsula da 30-50 m². Altro modello è il soho (home-office), prediletto dai cosiddetti scalatori di palazzi con uno spazio vitale e un mini-ufficio abbinati. Donne, uomini, realtà, mode, tendenze di vita che con milioni di ombre animano il tramonto dell’Impero del Sol Levante. Gli Altri.