Gli educatori di una volta.
Il titolo di questo articolo voleva essere un altro: l’ontologia delle tradizioni.
Ma poi ho preferito un titolo piu’ accattivante, perche’ non vorrei essere troppo fissato nel parlare sempre di ontologie. Anche se una riflessione che mi porta a parlarne la faro’ piu’ avanti nell’articolo, ma prima racconto un aneddoto.
Avevo da poco preso la patente, chiesi a mio padre in prestito la sua vettura, una FIAT 128. Lui me la presto’. Io girai tutto il pomeriggio facendo le partenze a razzo, le sgommate ai semafori, per fare il furbo. A un certo punto si ruppe qualcosa (scopriro’ piu’ tardi che fu il cavo della frizione). Rimasi a piedi, non lontano da casa. Telefonai con un gettone a mio padre: “papa’, non entrano piu’ le marce…” “vengo subito, dimmi dove sei”. Spiegai dov’ero, lui arrivo’ a piedi, guardo’ e mi disse: e’ il cavo della frizione. Ora io sto qui seduto al volante, tu Riccardo spingi che andiamo a casa. E Riccardo, cioe’ io, spinse la 128 per qualche chilometro. Arrivai a casa stanco morto, cena e nanna. Ma fu una delle notti piu’ belle e rilassate della mia vita. Perche’ da lui avevo imparato cosa vuol dire educare: farmi provare un po’ di sofferenza. Mio padre non mi rimprovero’, mai, per avergli rotto la frizione, ma aver spinto la vettura per chilometri mi fece imparare la sua lezione: l’esempio. Lui riusciva ad essere un impareggiabile educatore. Quando racconto questo aneddoto, di solito chi legge si commuove, e anche chi scrive.
Ho riportato questo aneddoto, per evidenziare quanto sia trascendentale il “valore dei valori”.
Mio papa’ non aveva molta istruzione, la terza elementare. Pero’ sapeva essere un vero educatore. Sapeva, con grande semplicita’ ed enorme potenza, lavorare con la meta-educazione, cioe’ con l’esempio sapeva insegnare ad educare. Non mi ha mai fatto lezioni e prediche per insegnarmi qualcosa, diceva solo le parole essenziali, necessarie, poi tutto si concretizzava con l’esempio. Sapeva insegnarmi a pescare, non mi dava il pesce gia’ pescato e cucinato. Probabilmente aveva appreso il “valore dei valori” anche lui prendendo esempio dai suoi genitori, a ritroso nella catena degli avi. In un certo senso aveva fatto sua una forte e radicata cultura delle tradizioni, tradizioni di tutti i tipi, anche educative.
Vi erano tradizioni molto piu’ terra a terra, specialmente in ambito educativo: mia nonna, la mamma di mio papa’, se doveva fare un rimprovero questo quasi sempre avveniva con un colpo di ciabatta, non mortale, sulla testa di mio papa’. Ma sempre aspettando, dapprima, che lui fosse fermo e “a tiro”, cosicche’ l’effetto educativo fosse pieno.
Mio papa’ seppe elevare l’ontologia della tradizione, nella sua declinazione in materia educativa, cambiando il metodo applicativo e contestualmente migliorando l’effetto desiderato.
Se mi avesse tirato una ciabatta in testa, e ne avrebbe avuto ragione anche nel farlo, l’effetto educativo non sarebbe forse stato quello desiderato.
Mia mamma, piu’ sanguigna e con molta meno filosofia (ma ugualmente amabile) avrebbe forse sbraitato per la frizione rotta, poi forse mi sarei seduto io al volante, ed avrebbe spinto lei… Anche perche’ mamma non sapeva guidare.
In un certo senso mio papa’, rimanendo semplice, seppe dare potenza all’educazione.
Seppe aggiungere proprieta’ all’ontologia della tradizione che inconsciamente seguiva nell’educarmi.
Proprieta’ cosi’ potente da generare autoapprendimento nel destinatario del metodo educativo.