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Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Darlene Richardson Green (Ohio – Florida) – Whos Watching Who

 

Invasività e fastidiosità (o peggio) di Facebook

di Pietro Bordoli

 

Oggi, 16 maggio 2018, aprendo la mia pagina personale su Facebook, pagina che peraltro ho dovuto creare per poterne ottenere un’altra intestata all’Associazione Culturale Nel Futuro che parecchi di voi conoscono, ho avuto la sorpresa di leggere il messaggio che segue:

 

 

Vi confesso che non ho mai molto apprezzato la domanda su che cosa io stia pensando ed alla quale ho sempre risposto mentalmente con una frase irriferibile nei confronti di chi l’ha posta (forse un genio del marketing relazionale!), ma questa volta anche l’invito che segue al buongiorno mi ha sinceramente irritato.

Mi trovo infatti da qualche giorno in una frazione della località citata e l’unica organizzazione che lo può sapere ritengo sia Vodafone in conseguenza della geolocalizzazione del cellulare.

Non uso alcun social per comunicare ad “amici” questo genere di informazioni personali, fotografie o altro.

Attraverso quale meccanismo quindi anche Facebook conosce i miei spostamenti, in barba ad ogni strombazzata protezione della nostra privacy?

Alcune ipotesi:

  • relazione con l’operatore telefonico che fornisce l’informazione dietro compenso o trattamento di favore;
  • rilevazione da parte di Facebook dell’origine dei post che ho recentemente pubblicato per segnalare l’inserimento di nuovi articoli su Nel Futuro;
  • altre informazioni ottenute direttamente e forse proditoriamente dal mio Mac (mail, cookies, siti)?

Chi ha altre notizie o ipotesi in materia sarà il benvenuto.

Non sono meravigliato o stupefatto dal fatto che grazie a tecnologia e digitalizzazione un estraneo possa determinare dove mi trovo (privacy addio!), ma indignato che mi faccia impunemente sapere di esserne al corrente e mi dia pure paterni consigli di comportamento.

Non intendo dilungarmi su considerazioni sulla funzione e sulle caratteristiche dei social sui quali sono già stati scritti fiumi di parole (per questo particolarmente illuminante l’articolo di Marco Valerio Principato che vi ripropongo di rileggere sul nostro magazine), ma solo esprimere il disappunto che nasce dal fatto che, malgrado un uso attento e molto moderato di Fb, come nel mio caso specifico, non si è affatto al riparo da ingerenze indesiderate nel proprio privato.

Ben venga il 25 maggio il nuovo GDPR, che in realtà servirà soprattutto a rompere le scatole ad aziende di ogni dimensione, ma almeno mette a posto la coscienza di burocrati e organizzazioni nazionali e sovranazionali; inoltre dà opportunità di lavoro a molti consulenti: professionisti o, purtroppo, anche presunti tali.

Per ottenere una vera, sana e meritata privacy ho paura però che ci voglia ben altro.

Un caro saluto.

 

Inserito il:16/05/2018 17:30:27
Ultimo aggiornamento:16/05/2018 17:47:57
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