Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901) - Examination at faculty of medicine
Il baule dei ricordi: Un esame.
di Gianni Di Quattro
Al secondo anno di legge una volta c’era la Storia del Diritto Italiano, materia non fondamentale, ma interessante e che poteva servire a collegare quanto si era già studiato di diritto privato e di diritto penale. Soprattutto a inquadrare lo sviluppo nel modo e nel tempo delle varie branche del diritto, quindi utile per chi aveva voglia di capire e non solo di sapere.
Alla Università di Palermo dove allora io studiavo il Professore titolare di questa cattedra era un simpatico personaggio, che era anche senatore al Parlamento per la Democrazia Cristiana come si usava allora spesso per gli accademici, abitudine che pare non si è completamente persa. Il Professore faceva gli esami copiando il metodo di una trasmissione televisiva in voga all’epoca che si chiamava Telematch presentata da uno allora famoso che si chiamava Silvio Noto.
All’esame di storia del diritto italiano dunque il professore faceva trovare sul tavolo davanti all’esaminando dei bigliettini piegati all’interno di ciascuno dei quali c’era una domanda. Il candidato doveva scegliere un biglietto, leggere la domanda, guardare il professore negli occhi e dire se sapeva rispondere o meno.
A quel punto il professore poteva credere al candidato e invitarlo a prendere un’altra domanda oppure non credergli e invitarlo a rispondere e se il povero malcapitato aveva bleffato veniva immediatamente respinto senza ulteriori possibilità di recupero. In altri termini l’esame veniva trasformato in un gioco, come la roulette russa.
In questo gioco tutto dunque poteva avvenire: si poteva avere un buon voto senza dare alcuna risposta, si poteva essere bocciati solo se non si sapeva rispondere ad una domanda per il solo fatto di avere tentato la sorte come al tavolo di poker.
Naturalmente questa situazione spingeva molti studenti a non studiare la materia o farlo in modo superficiale e di tentare la sorte ad ogni sessione richiedendo il relativo statino.
Un professore originale che teneva poche lezioni e le altre le faceva tenere ai suoi assistenti, ma che nelle poche che teneva era folcloristico, interessante, raccontava episodi, faceva confronti, attualizzava e per questo quando si sapeva che la lezione era tenuta da lui e cioè quando il Senato non aveva sedute tutti correvamo a sentirlo.
Naturalmente il suo ruolo politico lo condizionava pesantemente, tanto è vero che quando una volta si seppe che il Presidente della Repubblica, che allora era Giovanni Gronchi, doveva venire a Palermo e visitare la università il simpatico professore fece dire dai suoi assistenti che in quella sessione, proprio per dare la maggior enfasi a quella visita, sarebbe stato particolarmente benevolo. E così fece correre in segreteria centinaia di studenti tra i quali molti non avevano neanche aperto il libro. Per amore di verità poi non tutti furono promossi, ma molti ce la fecero.
Insomma tra un gioco e un evento epocale la Storia del Diritto Italiano e il suo Professore alla Università di Palermo in quegli anni lontani rappresentavano alla Facoltà di Giurisprudenza l’elemento più folcloristico, ma simpatico, rumoroso e affascinante.