Aggiornato al 25/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Caino e Abele - Pittore caravaggesco del XVII secolo.

La violenza.

Può apparire contradditorio il fatto che l’evoluzione del mondo dal punto di vista scientifico e tecnologico così come la diffusione della conoscenza e delle buone maniere non trovi corrispondenza nella cultura, nell’arte, nella bellezza e nei valori umani attinenti il modo di vivere e sentire,  ed,  inoltre, che non sia riuscita ad attenuare la violenza che si trova e si percepisce dovunque e con un tasso di ferocia incredibilmente impressionante. Anzi la sensazione è che questa violenza sia maggiore rispetto a prima e vada continuamente aumentando.

Una violenza contro le persone singolarmente e contro paesi deboli, etnie diverse, le donne, le religioni e i loro praticanti, i bambini, ceti sociali differenti. Diffusa a macchia di leopardo e riscontrabile in tutto il mondo indipendentemente dal grado di ricchezza o dello sviluppo sociale di un paese o di una regione, indipendentemente dal tipo di conduzione politica e dalla situazione economica. Una violenza esercitata in modo individuale o da gruppi qualche volta mascherati dietro la bandiera di rivendicazioni fantomatiche, di rivincite del passato o di salvaguardia di diritti dichiarati in pericolo, ma quasi sempre per sete di potere e per il piacere della conquista e della sopraffazione.

È come se l’uomo avesse dimenticato valori ed ideali e ritenesse che nel mondo bisogna vincere, avere, conquistare, sottrarre,  prendere, scavalcare. Le persone in questa visione non contano, non possono rappresentare un ostacolo alla propria marcia verso quello che viene globalmente  considerato il successo, la meta finale e cioè la disponibilità di danaro e dei simboli che questo può facilmente procurare.

Il dibattito per capire le motivazioni che ci stanno conducendo è ovviamente aperto e nessuno lo ha ancora chiuso in modo esaustivo e si può quindi solamente cercare di individuare quello che si considera più importante e condizionante.

Il diffondersi disordinato della tecnologia ha entusiasmato masse di adepti, soprattutto giovani, ma ha anche portato molta solitudine, cambiato abitudini, reso desuete tante maniere di vivere, cancellato molti modi tradizionali e personali di relazionarsi.

I modelli sociali e di riferimento che attraverso i media, soprattutto quelli televisivi, sono stati diffusi e che prevedono comprare, consumare, sperperare, apparire, uniformarsi, cambiare tutto e spesso, proprio perché sono le grandi multinazionali che gestiscono queste operazioni attraverso i canali pubblicitari e le scelte dei vari governi che loro influenzano direttamente o indirettamente.

Il disinteresse delle masse verso l’impegno e lo studio favorito anche da teorie politiche sulla eguaglianza di tutti, che considerano il merito come socialmente pericoloso e difficilmente gestibile dalle strutture di potere nelle quali la vita sociale è organizzata come i sindacati, i partiti e le categorie professionali, cioè le vie per la formazione e la raccolta del consenso. La mediocrità conseguente a questa politica sociale e culturale che ha selezionato governanti senza visione e interesse per il futuro ma solo impegnati al mantenimento, consolidamento e allargamento del loro potere.

Infine, il prevalere dell’economia prima e della finanza poi, ha contribuito grandemente a distruggere valori e a portare l’uomo verso un modo di vivere di tipo primitivo anche se rivestito da forme e abitudini definite civili, ma in realtà solo più comode e forse un po’ più belle a vedersi.

La violenza può quindi essere combattuta solo ritornando a valori e a prospettive che prevedano non solo successi e conquiste come obiettivi di vita, premiando e favorendo la bellezza e la cultura che sono antidoti potenti contro la volgarità, il cinismo e la sopraffazione, dando spazio a uomini che hanno interesse non solo al potere e che hanno una visione del futuro e progetti, ripensando e valorizzando sentimenti che aiutano la convivenza e favoriscano le emozioni.

In definitiva il progredire della civiltà può veramente misurarsi con la diminuzione del tasso di violenza e dello sviluppo del senso della comunità insieme al piacere delle relazioni con gli uomini.

 

 

 

Inserito il:30/11/2014 16:05:21
Ultimo aggiornamento:09/12/2014 12:23:19
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