La magia.
La magia è una cosa che non si capisce ma si sente, si percepisce, spinge a fare cose, a pensare, a immaginare, a far vivere un’altra epoca, un altro momento, un’altra situazione. La magia è una componente della nostalgia, del rimpianto, del desiderio, del sogno. Può esplodere con una persona, in un ambiente, mentre si è immersi nella lettura di una storia, si inseguono pensieri, si cerca di ricordare o di non dimenticare. Insomma tante e misteriose sono le strade e le occasioni della magia, spesso da non poter distinguere quando è passata, è presente o sta per venire.
L’altra sera, una bella sera di giugno, luminosa, dolce e colorata, con il tramonto che stava riempiendo la natura, gli occhi, il cuore e la mente di tanti privilegiati a Orvieto ho avuto la precisa sensazione di essere stato dentro a un processo magico, sono certo per avere avvertito con assoluta consapevolezza lo stato di euforia mista ad una sorta di beatitudine.
Ero con alcuni amici cari. Gli amici sono cari non perché si frequentano da tanto tempo o spesso, ma perché con loro esiste un modo di vedere la vita, i valori, i piaceri, i percorsi molto ma molto vicino. Dunque ad Orvieto ero con amici e con la compagna della mia vita ed eravamo nella piazza del Duomo a guardare, a respirare, a provare il piacere di essere nella bellezza e non solo a percepirla.
Un momento indefinibile che è magico anche perché non si sa quanto dura, cosa si prova esattamente, così come non si sa perché per molto tempo chiudendo gli occhi lo si rivive con le stesse sensazioni, con la stessa nitidezza, come fosse scolpito da qualche parte della nostra memoria in una posizione prioritaria, condizionante.
Ho ripensato molto alla sensazione provata, alla emozione che gira di continuo nella memoria e nel cuore per molto tempo e penso che tutto ciò si deve alla bellezza. La bellezza di immaginare Venere che esce dalle acque, di vedere lo spettacolo della natura, di vedere le capacità creative dell’intelligenza dell’uomo, di sentire uno sguardo, di percepire un sentimento.
Quella sera con gli amici abbiamo voluto stare il più possibile vicino a quella magia, dentro a quella magia e, se non sembra blasfemo, abbiamo trovato proprio sulla piazza davanti al duomo da una parte e alla pianura dall’altra con sopra un cielo che continuava a cambiare dal rosso al viola, dall’azzurro al blu profondo, un ristorante aperto, una terrazza.
Un posto dove si sono mangiate cose buonissime, si è bevuto un vinello bianco fresco locale che aveva un sapore leggero, ma piccante, un profumo intenso con un colore chiaro ad osservare dall’alto il bicchiere e che diventava più scuro se lo si alzava e lo si metteva tra la luce che calava e il nostro sguardo.
Alla fine dopo avere finalmente trovato la forza di alzarsi e di lasciare quell’incanto, quel luogo ci siamo avviati verso il nostro rifugio conservando nel cuore le immagini, le emozioni, le sensazioni e lo splendore della bellezza.
E io continuo a riflettere di come il mondo può essere straordinario, di come la cattiveria e la ferocia sono tali perché non capiscono, non vedono, non sanno interpretare la bellezza. Gli uomini che non la capiscono sono forse destinati all’Inferno, sono destinati a essere dannati per sempre, la loro pena è e sarà quella di continuare a combattere per avere, per possedere, per conquistare, per vincere. Alla fine vincere per continuare a combattere senza smettere mai.
Soprattutto continuo a riflettere sul valore e la bellezza dell’amicizia, un sentimento che quando lo si avverte riempie la vita come l’amore, forse con più continuità perché non c’è e non esiste lo stimolo della passione che è per sua natura discontinuo nel senso più ampio.