Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Gaspare Traversi (Napoli, 1722 – Roma, 1770) – La disputa - 1752

 

Litigo ergo sum

di Gianni Di Quattro

 

Litigare vuol dire contrastare opinioni altrui, opporsi e contestare comportamenti. Si può litigare in modo leggero e solo verbalmente, si può litigare più violentemente e si può persino arrivare alle mani, come si suole dire, e cioè tentare di sopraffare gli altri con la forza in nome delle proprie ragioni o di ciò che si pensa siano le proprie ragioni.

Il litigio è una manifestazione di presenza sociale, un modo per affermare di avere idee e convinzioni, per difendere o contrastare interessi, per partecipare insomma ed evitare di essere considerato un personaggio inutile, senza spina dorsale, incapace in definitiva. In altri termini, il litigio è un modo per affermare la propria personalità, per conquistare cose, per vincere contese, per sentirsi forte con amici, parenti e soprattutto con le donne.

Anche con le donne infatti, perché si dice che le donne amano i combattenti, quelli che gridano, si mostrano, si buttano, se vincono (e magari lo fanno per la loro difesa o per le idee e le cose comuni), ma anche quando non vincono perché si dice che alle donne piace consolare il proprio eroe che si è battuto. Forse per molte donne ormai non più, ma molti uomini ancora pensano che le conquiste femminili sono più facili se si dimostra forza e sicurezza, capacità di imporsi.

Si dice che è più pronto a litigare, gridare, anche venire alle mani chi non riesce a dialogare e dibattere solo con la forza del proprio ragionare e con la capacità di analizzare, chi ha la coscienza di avere torto o quantomeno non sa se ha ragione e, soprattutto, chi cerca dal litigio di ricavare un vantaggio concreto politico, sentimentale, materiale, chi, ancora e infine, si dibatte per abbandonare un proprio stato di frustrazione. Infatti, il litigio distrae e impegna, attutisce il proprio stato di inadeguatezza.

Naturalmente si litiga di più quando manca qualcosa, quando si hanno dei problemi di qualsiasi tipo, perché il litigio anche per cause diverse dai propri problemi rappresenta quasi una giustificazione della propria situazione, un alibi delle proprie difficoltà, una amnistia delle proprie incapacità e delle proprie malefatte. Questo vale per ogni persona ma vale per un gruppo, per coloro che parteggiano per una squadra di calcio o per un cantante e, a maggior ragione, per un partito politico ed anche per un intero paese.

Particolare interpretazione del litigio esiste nel campo della politica. Infatti, spesso serve come sistema di avvicinamento delle parti, un modo per arrivare ad accordi più o meno sottobanco, più o meno palesi cioè rispetto al popolo dei seguaci, cui bisogna far vedere che l’accordo con il nemico (perché nel nostro paese non esistono avversari ma solo nemici) è un atto valoroso, di grande furbizia e inevitabile per la vittoria. Il litigio è anche un modo per acchiappare voti, come dimostrano, per esempio, le varie trasmissioni televisive basate su persone di campo avverso che trascorrono il tempo ad insultarsi il più delle volte dicendo chiare falsità, sciorinando dati improbabili e quando, per avventura, le parti dovessero interloquire civilmente, subito il mediatore provvede provocando e aizzando le stesse come si fa nei combattimenti dei galli nelle peggiori arene dedicate a questo volgare sport in Perù.

Ci sono paesi e culture dove si litiga poco, dove vige il rispetto del pensiero e delle idee altrui, dove si cerca di capire il comportamento di tutti e dove, per motivi religiosi o di educazione, i politici, per esempio, sono abituati a dire la verità e dimettersi e scomparire se sono pescati con le mani nella marmellata e cioè in flagrante menzogna. Per la verità la globalizzazione sta inquinando da questo punto di vista anche questi luoghi, ma certamente la loro condizione è ancora non molto orientata al litigio continuo e all’insulto permanente.

Il nostro paese, il bel paese come è universalmente riconosciuto, è ai primi posti per litigiosità. Da noi si insultano tutti, quelli che sorpassano in auto, quelli che la pensano in maniera diversa in politica, quelli che cercano di scavalcare in una fila alle Poste, quelli che fanno il loro mestiere con diligenza perché danno il cattivo esempio. Si può ben dire che la fantasia italica fa di noi degli artisti, dei navigatori, dei poeti, ma anche e soprattutto dei litiganti, amiamo il litigio come la musica e le macchine Ferrari e non ci piacciono le persone che cercano di dire cose serie con il tono serio (almeno dovrebbero dirle facendo finta di scherzare).

 

Inserito il:16/11/2017 17:56:34
Ultimo aggiornamento:16/11/2017 18:03:23
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