Aggiornato al 23/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Fernando Botero – Il ladro - 2000

Roma ladrona.

Un amico incontrato per caso mi ha detto questa mattina, io Bossi non lo ho mai sopportato, ma il suo slogan Roma Ladrona mi pare che sia oggi quanto mai di attualità.

Bossi a dir la verità diceva che Roma rubava ricchezza alla sua Lombardia, e non pensava tanto alla malavita organizzata, ma c’è da rimanere non solo stupiti, ma esterrefatti di fronte a quanto sta emergendo  sulla cupola romana.

Un sistema globale, senza esclusioni, ramificato in tutti i centri decisionali della politica locale, in questo senso apolitico, capace di drenare risorse anche su aspetti moralmente (vien da sorridere) delicati come i centri di accoglienza, la cura dei più sfortunati, oltre alle cose “normali”.

E incominciano a venir fuori i taccuini pieni di annotazioni, di nomi, di soldi, di destinazioni. E si è dovuto rubare un computer per cercare di arginare la frana, che sarà comunque devastante.

Cosa dire? Mi viene in mente la definizione che davo sovente a quanti mi chiedevano un giudizio, “L’Italia è un paese di malfattori con tantissime persone oneste”, che richiede purtroppo, se si vuole cambiare qualcosa, un approccio coerente con questa realtà. Servono a poco i controlli, anche loro del giro (pensiamo ad esempio alle norme sulla sicurezza sul lavoro o al lavoro nero), difficile semplificare le procedure, che diventerebbero più discrezionali, difficile pensare a un ruolo della magistratura meno invadente della normale prassi amministrativa, se non si cambia registro nell’etica della politica e della amministrazione.

Certo occorre definire leggi chiare e applicabili senza incertezze, processi corti e controllabili facilmente, organi di controllo snelli e dedicati (bene la recente istituzione di un organo dedicato al controllo della corruzione), trasparenza degli atti e pubblicità delle decisioni.

Ma serve anche una revisione complessiva e totale della struttura e dei comportamenti della politica, quella delle leggi e quella delle regole amministrative. Senza questa non si farà mai un passo avanti. E facciamolo subito e tutti.

Del resto abbiamo tutti letto quanto affermato da un responsabile americano, nella patria di quella che chiamano tout court democrazia “d’ora in avanti il comportamento della polizia non dovrà essere diverso tra persone nere e persone bianche”. D’ora in avanti? E sino ad ora? Un errore di traduzione? Anche qui occorre una revisione profonda, e i recenti omicidi compiuti dalla polizia lo dimostrano.

Ma c’è molto di più. Occorre uno spirito di appartenenza al proprio paese che si basi su un senso civico della comunità che oggi in Italia non esiste. Penso alla mamme che aggrediscono le maestre e i professori che si sono permessi di richiamare un loro figlio, penso ai cittadini che aggrediscono le forze dell’ordine se osano entrare in qualche basso di una città per esercitare il loro dovere, penso alle soste in doppia e tripla fila, non perché siano solo sbagliate, ma perché dannose per gli altri, penso ai medici che ti fanno lo sconto se non vuoi la fattura, penso ai funzionari comunali che comunque, qualunque cosa facciano, non hanno responsabilità diretta, se non quella personale penale, penso a tutto quello che potrei aggiungere e che ognuno di noi sa bene, anche se talvolta fa finta di no.

Allora, da dove incominciare? Dalla scuola, cioè dall’asilo. Se non si parte da lì non si fa nulla. E senza ripensamenti di falsa democrazia, quella che ci deriva dalla esperienza del 68 che ha distrutto i cardini di un autoritarismo sbagliato e la dignità di molte istituzioni senza sostituirli con regole e riferimenti che potessero costruire un paese nuovo e affidabile.

Penso alle manifestazioni del lavoro o degli studenti che immancabilmente finiscono con lo scontro con la polizia perché qualche facinoroso professionista fa il compito per il quale è stato (o si è) selezionato. Come gli ultras delle curve degli stadi.

Come al solito occorre partire dalle persone, non dagli organismi, che sono espressione delle persone per come sono e delle regole che esse ritengono più utili e comode per avere successo.

Una persona onesta non deve essere una eccezione, essere premiata da qualcuno con una medaglietta al valore, deve essere la espressione di un sistema che la genera, la supporta, la garantisce, la assicura.

L’Italia umilia i giovani, ha detto ieri il Presidente Napolitano. No, Presidente, non è l’Italia, sono quegli italiani lì, quel sistema lì, quel modo di concepire il proprio interesse personale al di fuori e in contrasto con  quello collettivo. E che è tanto diffuso.

Negli ultimi cinque anni lo Stato ha destinato 59 miliardi di euro agli ammortizzatori sociali, senza contare i contributi figurativi accantonati per il calcolo delle pensioni. Di questi, ben 16 miliardi di euro sono stati a carico della fiscalità generale. Incominciamo da lì a parlare di riforma del mercato del lavoro o si preferisce riempire le piazze per tentare qualche spallata?

Esempi come questo ce ne sono moltissimi, purtroppo non servono mai per tentare di cambiare qualcosa.

Inserito il:06/12/2014 16:22:23
Ultimo aggiornamento:16/12/2014 17:40:52
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