Carla Valentine - (Pathologist St Bartholomew’s Hospital, London) - The Tale of the Dead Coffee Table Wife
Morte digitale
di Vincenzo Rampolla
Ad Apeldoorn, borgo immerso nella sabbia olandese, alcune decine di chilometri lontano dalle insenature dell’oceano, Christine, adolescente malata di cancro, chiede agli amici che dopo la sua morte sia installata una webcam all’interno della sua bara. Vuole anche che le immagini del decadimento del suo corpo siano diffuse su Internet. Gli amici accettano.
Un gruppo di ragazzi fanatici delle nuove tecnologie, sigla un funereo patto per una diretta dalla morte. Con una webcam nella sua bara, realizzano per la tv olandese Vara un filmato Necrocam, 50 minuti disponibili in rete. Alla morte di uno di loro, i sopravvissuti dovranno creare un feretro digitale per i protagonisti. Il primo passo è riprodurre con una complessa high-tech e un’AI sofisticata, un’estensione virtuale della vita. Il passo successivo è quello di dare vita alla morte digitale scegliendo, ad esempio, la temperatura all’interno della bara, in modo da accelerare o rallentare il decadimento del corpo, costruito con un perfetto singulto musicale.
La biologa evoluzionista Jessica Pierce dell’Università del Colorado ha preso spunto dall’idea olandese per concentrarsi sul processo di putrefazione e studiarlo scientificamente in un’ottica di ricerca parallela. Si è data da fare per realizzare un macabro esperimento, descritto ampiamente nelle riviste del settore. Ha sepolto 126 topi in bare singole, con terra proveniente da tre luoghi diversi: prateria erbosa, foresta di conifere e area desertica. All’inizio ha analizzato i microbi dalla pelle degli animali morti, dal loro intestino e dal suolo, e poi ha continuato l’esame a intervalli regolari per 18 mesi. Nel frattempo, ha monitorato il decadimento di quattro cadaveri di umani, donati alla scienza, lasciati all’aperto, due a inizio della primavera, due in inverno. Ha scoperto che i microbi responsabili della decomposizione dei cadaveri provengono dal suolo, non dall’intestino dei cadaveri stessi, come si è sempre creduto. Ancora più sorprendente, nonostante la differenza della terra in cui erano avvenute le sepolture e degli agenti atmosferici, i becchini si sono rivelati sempre gli stessi. Ma quando la decomposizione ha raggiunto una certa fase, la popolazione dei disintegratori è esplosa. Esiste una comunità di microbi rara addetta a questo compito, normalmente poco rappresentata, che quando arriva la fonte di nutrimento appropriata, vale a dire un cadavere, comincia a prosperare e potrebbe fornire una stima della data della morte più precisa di quella ottenuta con le attuali tecniche forensi. Con rigore svizzero l’orologio della morte vuole rapaci e sciacalli giusti, al momento giusto.
Soddisfazione e piacere di Christine nella contemplazione dello schermo e nell’accesso a siti particolari, fiducia nella macchina umanizzata, trasferimento di humanitas allo schermo-specchio, muto riflesso del destino, complice passivo dell’esistenza virtuale dopo la morte richiesta dalla ragazza per una bara, non-luogo per eccellenza.
Attraverso lo smartphone l’adolescente ha sentito emergere una dirompente modalità di comunicazione. Sedotta dalla humanitas emanata dall’oggetto digitale, è arrivata inconsciamente a desiderare e chiedere il connubio tra il suo corpo morente e lo schermo dell’onnipotente smartphone. Solitudine, impotenza del non-io, schermo tv come rifugio unico del non-sapere/non-potere comunicare, della comunicazione non verbale amplificata, ingigantita, dell’assenza di condivisione, di modifica, di elaborazione, di analisi soggettiva, di critica, di rifiuto. Di impotenza a intervenire sul ciclo della Natura.
A chiusura del processo, ipnosi e accettazione passiva di una realtà sovrastante, di fronte alla quale l’Io è succube, sempre più impotente, incapace di esprimere e imporre un suo pensiero libero e consapevole. Comunicazione mitizzata, in cui il mito si realizza tramite un’esperienza immanente, con se stesso, violando le leggi della retroattività, della retroazione, del feedback, non più attraverso la propria storia in un gruppo sociale di appartenenza e di condivisione. Il gruppo degli amici diviene il nuovo e unico elemento di intermediazione nella chimica umana, l’enzima fatto uomo, il catalizzatore che traduce la volontà profonda di Christine di realizzare l’unione con il dopo-vita, l’intimità pura con il post-mortem attraverso la compartecipazione visiva al dissolvimento del corpo.
Morte che vive e sopravvive. Morte digitale. Lugubre e dolorosa. Assurda e reale.
(consultazione: jessica pierce colorado university (2017), understanding animal suicide and death can lead to better end-of-life care - animal sentience; futura science )