Thanh Ha Nguyen Maga (Vietnamese paintings from Los Angeles) - Nap in the Sunset
La siesta (17)
di Gianni Di Quattro
Il Cile presenta i dati dell’anno passato molto brutti a causa dei terremoti sociali che lo hanno attraversato e anche le previsioni non sono ottimistiche. Per dire, l’illusione che hanno e danno alcuni sprovveduti che non sanno governare e distruggono un paese, a prescindere da ideologie e adesioni popolari incoscienti.
L’Argentina fa fatica a rimborsare i creditori, cerca di dilazionare promettendo interessi più alti, ma è in una spirale drammatica. Capita spesso che governi populisti alla fine si chiudano con un grande disastro economico (quando per compensare il popolo e gli amici non si bada al debito). E in Argentina non è ancora finita, il default continua ad essere dietro l’angolo.
Fino ad ora il Perù è stato il secondo paese, dopo la Colombia, per l’accoglienza ai venezuelani che scappano dal loro paese. Un esodo inferiore solo a quello dei siriani. Ma adesso il Perù chiude le porte e ha deciso di limitare gli ingressi imponendo formalità e richiedendo visti impossibili o difficili. Una svolta in linea con le tendenze della America Latina (bisogna dire dell’America?).
La Commissione Europea pensa di investire sino a 1600 milioni di euro per creare un grande data base che contenga i dati relativi ai paesi della Unione. Oggi non c’è questo data base, ogni paese fa quel che può e, soprattutto da noi, tutti i nostri dati sono gestiti dalle multinazionali del settore (negli Stati Uniti). Dati personali anche sensibili, i dati delle aziende, delle università ricerca inclusa, quelli dello Stato, quelli della sicurezza. Importante e necessaria iniziativa, finalmente si comincia a capire ed a lavorare per il futuro.
Macron scopre che per essere leader in Europa ci vuole anche il consenso delle democrazie connotate come illiberali. Per questo va a corteggiare personalmente Polonia e Ungheria, cosa che sino a poco tempo fa non avrebbe fatto. Una conversione che merita di essere seguita.
Per battere Trump forse potrebbe avere davvero più chances un new entry come Pete Buttigieg piuttosto che un politico nazionale conosciuto e più volte riciclato (come Biden, Sanders, eccetera). D’altra parte in regime di populismo imperante la strada può essere giusta anche se impropria.
Forse le sardine finiranno sul bagnasciuga del provincialismo italico. Sarà difficile per loro mantenere una coesione tra i vari territori e soprattutto pensare ad una strategia politica che ne connoti il ruolo. Certamente le cose che hanno proposto sono valide come il rispetto, l’eliminazione di politiche basate sull’odio e il disprezzo della parte avversa, l’attenzione per il linguaggio, una maggiore umanità nelle politiche dei partiti, da quelle sull’emigrazione a quelle sul lavoro. Per questo tra loro molti giovani e molte donne e anche molti gentiluomini benpensanti.
Il problema della diffusione dell’odio nel nostro paese è stato confermato anche dal Ministro dell’Interno Lamorgese, che lo riscontra come causa di molti delitti ed in tante situazioni critiche all’attenzione delle forze di polizia. Questo rappresenta un ostacolo grandissimo verso un futuro civile, evoluto e solidale.
Per il 15 febbraio i 5 stelle hanno deciso di programmare una grande riunione popolare di piazza contro quella che loro chiamano la restaurazione e cioè il tentativo da parte delle forze della reazione (sic!) del paese della cancellazione delle leggi che loro hanno voluto regalare come il reddito di cittadinanza (un flop) e la eliminazione della prescrizione (uno sgorbio giuridico). La reazione dei loro capi è quella di tornare all’origine, alla politica del vaffa. Ha ragione Andrea del Foglio: sono tornati i fanculotti, ma forse sono ormai assolutamente innocui (il danno è già fatto).
Il problema dei 5 stelle è che se ne stanno andando non solo i parlamentari ma anche gli attivisti (i dati statistici sono impietosi in merito). D’altra parte non ci si può meravigliare di questo esodo quando si nomina come responsabile delle campagne elettorali Danilo Toninelli.
La Meloni, la borgatara rivoluzionaria della destra quella vera (cosa da lei rivendicata), è negli Stati Uniti e dice che vuole incontrare Trump. Speriamo che questo evento si verifichi perché deve essere interessante leggere dopo (speriamo) il colloquio tra questi due giganti del pensiero.
Berlusconi deve decidere cosa fare di Forza Italia, che ruolo vuole far giocare alla sua creatura politica, che cosa può ancora fare lui stesso, quale leader intende proporre o supportare. Lui personalmente ormai può solo avere un ruolo marginale di padre nobile per motivi evidenti e assolutamente naturali, il suo problema è come far fuori (se riesce a capirlo) la massa di gente mediocre e senza alcuna cultura personale e politica che lo circonda, con eccezione di Mara Carfagna che, non casualmente, è all’opposizione nel partito. Appiattirsi su Salvini sarebbe la fine della sua storia politica e la cancellazione inevitabile di Forza Italia dalla geografia politica italiana. Deve, se riesce, avere un colpo di coda per rimanere nell’albo d’oro o andare per sempre nella lista dei personaggi che hanno cercato, per ambizione o per interesse, la scalata al potere di questo sgangherato paese, alla pari con il comico da cabaret e i suoi asserviti o con gli eredi del senatur che hanno capito il piacere del potere e sanno come parlare alla masse, ma non sanno calcolare le distanze del percorso (forse non hanno manco idea del percorso che vogliono fare).