Re uiguro della regione di Turfan con i servi. Caverna di Mogao 409, XI-XIII secolo
La Cina e il genocidio degli Uiguri (2/2)
di Vincenzo Rampolla
Domanda. Perché il mondo con l’intera comunità musulmana si è trincerato nel silenzio, mentre nello Xinjiang, ignari esseri di lingua turca e religione islamica vengono schedati criminali dal Governo cinese, solo per essere nati uiguri?
Chi dà la risposta? Non io. Mio compito è raccogliere fatti e diffonderli, perché ll mondo sappia. Questo il compito. Spetta a chi di dovere analizzare, capire e decidere. Non è del giornalista giudicare, commentare, tormentarsi o godere di una storia. Suo dovere, più che mestiere, è raccontare le verità e lasciare che le parole seguano il corso, in attesa dei fatti. Nato sotto una buona stella, non uiguro di stirpe, né turco, neppure armeno, ucraino, inuk o palestinese, valga per questo il coraggio e il piacere di rivelare le storie del mondo.
L'8 marzo 2021, il Newlines Institute for Strategy and Policy in collaborazione con il Raoul Wallenberg Center for Human Rights ha diffuso un rapporto, primo studio di 50 esperti indipendenti della Convenzione sul genocidio dell’ONU del 1948, attivato dalle repressioni in atto in Cina contro gli uiguri (v. articolo 1/2). Il rapporto dimostra che la Cina è Nazione responsabile di un genocidio per avere violato tutti gli articoli della Convenzione. Solo ora la possibilità di accedere al documento ha consentito di estrarre alcune testimonianze dirette. Il Governo cinese ha impedito alle organizzazioni internazionali e ai giornalisti di recarsi nello Xinjiang per condurre un'indagine indipendente. Il genocidio della Cina contro la minoranza etnica uigura nello Xinjiang, noto come Turkestan orientale, non si ferma. I dati più recenti danno almeno 1,8 milioni di uiguri e di altre minoranze detenute in campi di rieducazione dove si è catapultati senza processo e dove avvengono morti, torture e indottrinamento politico. La campagna del genocidio ha avviato un nuovo corso, destinata a falciare nuove classi sociali: l’intelligentsia di un popolo. A centinaia sono stati rinchiusi in campi di internamento. Parlo di giudici, avvocati, professori, giornalisti, ricercatori, medici, attori, poeti, editori, scrittori e studenti, soggetti a pene detentive molto severe, oltre a condanne a morte. Nei campi, molti scompaiono o muoiono di sofferenze e maltrattamenti.
Secondo Uygur PEN dal 2017 almeno 500 intellettuali uiguri sono stati arbitrariamente detenuti, arrestati e imprigionati e inviati nei campi di rieducazione. PEN International (Poets, Essayists, Novelists) è un’Associazione mondiale fondata a Londra nel 1921 per promuovere nel mondo la fratellanza e la collaborazione tra scrittori. Presente in 145 Nazioni, Uygur PEN è stata aperta nel 2008, raccoglie oggi un pugno di 44 membri attivi. Ecco le testimonianze.
Mamatjan Juma è Preside di liceo e traduttore, condannato a 14 anni di carcere dopo essere stato trattenuto per 2 anni di addestramento nei campi di internamento cinesi. Nella sua intervista ha detto: Gli intellettuali sono le persone che possono guidare il discorso sociale e educare le persone sulla loro storia, cultura e tutto ciò che riguarda gli uiguri. Una Nazione senza i suoi intellettuali sarebbe come una persona senza il suo cervello. Mamatjan non si dà pace perché anche suo fratello Ahmetjan è stato preso e pensa che sia stato rinchiuso per il semplice fatto che lavora a Radio Free Asia (RFA) come vicedirettore del servizio uiguro. È straziante. Ahmetjan è innocente e la Cina lo sa.
Il 1 maggio Mamatjan ha twittato: La Cina dovrebbe porre fine a questa pratica ingiusta di incarcerare innocenti intellettuali uiguri come Ahmetjan. Va assolutamente rilasciato.
Mio fratello Ahmetjan, non è mai stato una persona religiosa, figuriamoci se è un estremista religioso. Parlava inglese, cinese e uiguro (sua lingua madre) ed è stato elogiato per essere stato un insegnante esemplare. È orribile pensare che suo figlio di 4 anni, che ha trascorso la maggior parte della vita senza padre, sarà adulto quando suo padre verrà rilasciato, se mai ne riuscirà vivo. Entrambi i miei fratelli Ahmetjan e Abdukadir sono stati detenuti a maggio del 2017. Anche Abdulkadir ha trascorso più di 2 anni in un campo di prigionia vicino alla città di Urumqi ed è stato trasferito in una struttura di lavoro forzato. Ha fabbricato cuffie e indumenti, poi è stato rilasciato intorno al 2020. Abdukadir si è laureato in una delle migliori università cinesi, la Communication University of China. Ha tradotto molti libri. La sua ultima traduzione è Red Sorghum, del premio Nobel cinese Mo Yan. Non credo che verrà lasciato solo dopo il suo rilascio: tutto può succedere. Mi preoccupo sempre della sua sicurezza e della sua salute. Ho perso i contatti con i miei fratelli da agosto 2016. I miei genitori mi hanno detto di non contattare i miei fratelli, che se avessi qualcosa da dire loro o ad altri parenti, basta dirlo a mia madre e lei passerà loro il messaggio.
Mamatjan dice che l'intera comunità uigura è stata presa di mira dal Governo cinese: La Cina ha imposto agli uiguri molte politiche oppressive ad alta tensione sin dalla sua occupazione della Regione uigura nel 1949. Ad agosto 2016, l'oppressione sistematica degli uiguri si è enormemente intensificata. Da allora, la lingua uigura è stata bandita dalle scuole. I segni culturali che rappresentano l'identità uigura sono stati sistematicamente cancellati, i vecchi libri di testo sono stati confiscati, molti libri sono stati sequestrati o bruciati come "controrivoluzionari" o "illegali". Intellettuali uiguri coinvolti nella redazione di libri di testo di letteratura uigura sono stati arrestati e perseguiti in carcere con dure pene, alcuni condannati a morte. La politica da allora non è cambiata e il Governo cinese ha impedito a Organizzazioni Internazionali e giornalisti di recarsi nella Regione per condurre indagini libere e autonome. Gli intellettuali uiguri sono attaccati per ragioni ben precise, ha aggiunto Mamatjan. Essi sono le persone che possono condurre il discorso sociale, guidare e educare le persone sulla loro storia, cultura e tutto ciò che riguarda gli uiguri. Una Nazione senza i suoi intellettuali sarebbe come una persona senza il suo cervello. La Cina ritiene che gli intellettuali uiguri siano i maggiori ostacoli nella sua attività di imposizione e totale assimilazione attraverso il pugno di ferrro.
Secondo gli osservatori, le donne uigure sono state sterilizzate, migliaia di bambini uiguri mandati negli orfanotrofi statali e le famiglie distrutte. Molti uiguri sono costretti ai lavori forzati. Il Governo Usa e i parlamenti di Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Lituania, Belgio e Repubblica Ceca hanno detto chiaramente che quelle atrocità sono un genocidio. Nel rapporto emerge che tra i ripetuti atti compiuti dal regime cinese con l'intento di sterminare il popolo uiguro, c'è il targeting selettivo di intellettuali e di leader della comunità. L’obiettivo di annientare gli uiguri come gruppo è ulteriormente dimostrato dal fatto che il Governo ha deliberatamente condannato a reclusione prolungata o a morte coloro che difendono e trasmettono l'identità uigura, inclusi capifamiglia, intellettuali e leader culturali, astraendo dall'affiliazione al partito o dal livello di istruzione. La scelta deliberata di colpire i leader uiguri e di profanare i luoghi sacri, conferma l'intento di annullare gli elementi essenziali dell'identità uigura e dei diversi legami che definiscono le radici della comunità.
Adil Tuniyaz è un poeta molto conosciuto. Arrestato con la moglie nel 2017, è tuttora disperso. Anche il loro figlio maggiore, Imran, 19 anni, è stato arrestato in una scuola di Pechino e mandato in una struttura di detenzione nello Xinjiang. Si ritiene che i loro 3 figli più piccoli siano stati collocati in orfanotrofi statali per giovani uiguri con familiari rinchiusi in carcere. Il suocero di Adil è morto in un campo di rieducazione a Urumchi nel 2018.
Altro importante scrittore e poeta uiguro, Abduqadir Jalalidin, è professore alla Xinjiang Normal University. È stato imprigionato dalle Forze di Sicurezza Statali a Urumqi nel 2018. Da quando ha appreso la sua incarcerazione, la sua famiglia non ha potuto ottenere la minima informazione sulle sue condizioni. Secondo il PEN uiguro: Gli scritti di Jalalidin hanno avuto larga diffusione tra il popolo uiguro, come le sue traduzioni in uiguro, compresa La fattoria degli animali di George Orwell. Aveva raccolto un certo numero di giovani studenti laureati, formando una nuova generazione di ricercatori di storia della comunità. Bulbulnaz figlia di Jalalidin e residente in Giappone, racconta che suo padre è stato sempre attento a non discutere le questioni politiche. Non è mai stato uomo religioso né politico. Incoraggiava sempre le persone a provare cose nuove. Ricordo che le persone lo rispettavano e amavano passare il tempo con lui e conversare piacevolmente.
Il famoso scrittore uiguro Ahtam Omer è un’altra vittima della pratica assolutista del rogo dei libri. Sembra che il PCC (Partito Comunista Cinese) l’abbia riportata in auge. Omer è stato prelevato da casa sua nel 2017 ed è scomparso da 4 anni. Il suo lavoro è stato bandito dopo la sua detenzione con una campagna di roghi di libri, informa Radio Free Asia.
Gli inarrestabili rastrellamenti degli intellettuali uiguri, la loro incarcerazione in massa e le persecuzioni rivelano lo scopo primario e definitivo del Governo cinese: criminalizzare e cancellare l'arte, la letteratura e la cultura uigura.
Il 10 maggio 2021, PEN International ha rilasciato una dichiarazione sull'oppressione e sul silenzio degli intellettuali uiguri: La soppressione dei diritti umani nello Xinjiang è una tragedia colossale, che abbraccia l'intera gamma dei diritti umani. L'arbitrarietà, la segretezza, l'ingiustizia e la spietata crudeltà dello Stato sono state coerenti. La mancanza di accesso alle informazioni non può che aggravare la tragedia. Vorremmo poter esprimere la nostra indignazione. Ahmetjan Juma e Ahtam Omer non avrebbero mai dovuto essere incarcerati senza alcun motivo, eppure hanno trascorso anni in prigione. Una condanna così crudele deve finire, come l’eccessiva repressione che gli uiguri stanno subendo, ha affermato Salil Tripathi di PEN International, Presidente del Comitato degli scrittori rinchiusi in carcere. Prendere di mira gli scrittori uiguri e altri intellettuali fa parte dei massimi sforzi del Governo cinese per sradicare la popolazione uigura dalla propria identità e eredità culturale, attraverso opprimenti livelli di censura e di repressione.
Nel tentativo di nascondere la reale portata delle atrocità commesse, le autorità hanno costruito e imposto intorno ai detenuti un clima di quasi totale segretezza. Di conseguenza, molti detenuti privi di mezzi di comunicazione con il mondo esterno, impediscono a familiari e amici di accertare il loro stato di salute e di evitare di esporli a rischi di abusi.
Un esempio molto recente è Haji Mirzahid Kerimi, celebre poeta uiguro, uno dei 14 membri dello staff della Casa Editrice Kashgar nello Xinjiang imprigionati per aver pubblicato libri successivamente giudicati provocatori e fonte di problemi. Condannato a 11 anni di carcere all’età di 80 anni, da poco si è appresa la sua morte avvenuta il 9 gennaio 2021 mentre scontava la pena, dopo aver subito lesioni in un incidente che, secondo quanto riferito, l’obbligava a muoversi con balzi e cadute.
Un ultimo esempio è la presunta detenzione della studiosa di fama mondiale Rahile Dawut, una delle più grandi esperte di folklore uiguro dell'Università dello Xinjiang, scomparsa nel dicembre 2017 senza lasciare la minima traccia, durante un viaggio dallo Xinjiang a Pechino.
Nonostante i numerosi tentativi di censura da parte del PCC, agli occhi del mondo intero continua a svolgersi la grave persecuzione e il genocidio degli uiguri, con fatti e casi oggi ampiamente documentati.
Domanda, la stessa di quella posta a inizio articolo: Perché il mondo, con l’intera comunità musulmana, si è trincerato nel silenzio, mentre nello Xinjiang, ignari esseri di lingua turca e religione islamica vengono schedati criminali dal Governo cinese, solo per essere nati uiguri?
Ha senso un dialogo, aperto e chiuso con la medesima domanda senza una risposta?
(consultazione: uzay bulut, giornalista turco, senior fellow - gatestone institute; gatestone institute - ben westcott, rebecca wright; jacinda ardern - primo ministro nuova zelanda; south china morning post; start magazine; le monde; gulbahar haitiwaj - maximilian kalkhof, testimoni)